Con l’avvicinarsi della scadenza, il prossimo 4 febbraio, per la presentazione da parte di coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola, della dichiarazione concernente la nuova tassa sugli immobili introdotta dalla “manovra salva Italia”, gli uffici e le sedi territoriali del Patronato INAC-Cia sono in piena attività per assistere gli associati. Lo riferisce Vito Pace, direttore regionale dell’INAC-Cia Basilicata, sottolineando che è bene ricordare che sono chiamati alla scadenza del prossimo 4 febbraio i proprietari di immobili per i quali l’obbligo dichiarativo è sorto dal 1° gennaio al 5 novembre 2012, quando è stato pubblicato il decreto 30 ottobre 2012. La dichiarazione non va presentata in caso di abitazione principale, nemmeno se si ha diritto alla maggiore detrazione di 50 euro per i figli conviventi sotto i 26 anni. Così l’obbligo di presentare la dichiarazione sorge nel caso di soggetti titolari di immobili che godono di riduzioni di imposta (fabbricati inagibili, inabitabili, di interesse storico-artistico, immobili che godono di riduzioni di aliquota deliberate dai comuni, fabbricati costruiti e destinati dall’impresa costruttrice alla vendita, nonché terreni agricoli, anche non coltivati, posseduti e condotti da coltivatori diretti) ovvero nei casi in cui il Comune non è in possesso delle informazioni necessarie per verificare il corretto adempimento dell’obbligazione tributaria (ad esempio quando l’immobile è stato oggetto di locazione finanziaria, o di un atto di concessione amministrativa su aree demaniali, ecc.)
Dopo aver ricordato che sono valide, in quanto compatibili, le dichiarazioni Ici già presentate, il Dipartimento delle Finanze ha precisato che la dichiarazione in riferimento alla tassa Imu va presentata solo quando si sono verificate delle variazioni rispetto a quanto risulta dalle dichiarazioni Ici già presentante.
Sulla base di ciò, il Dipartimento delle Finanze in una risoluzione precisa che, se i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali hanno già presentato la dichiarazione Ici, non devono presentare quella riguardante l’Imu, perché il Comune ha già le informazioni che gli servono, ossia il moltiplicatore e la franchigia, che magari possono essere anche diversi rispetto alla dichiarazione Ici.
Inoltre, l’Ifel, nella sua nota del 3 gennaio scorso, afferma che i terreni incolti, in quanto non qualificabili come “agricoli” né “fabbricabili”, a norma dell’articolo 2, decreto legislativo n. 504/1992, sono imponibili ai fini dell’Imu e non godono delle esenzioni riservate ai terreni agricoli. E al pagamento dell’imposta sono soggetti anche i terreni incolti dei territori montani per i quali era prevista una completa esenzione.
Dunque, i terreni incolti, è il caso che riguarda da vicino numerosissimi agricoltori lucani – precisa il direttore dell’INAC-Cia – sono assoggettati all’imposta ovunque essi si trovino. Da più parti è stato fatto notare che una questione del genere coinvolge anche l’Irpef, visto che il reddito dominicale dei terreni non affittati deve essere assoggettato all’imposta sui redditi solo in caso di esenzione dall’Imu.
Un problema, quindi, – sottolinea Pace – che rischia di innescare una reazione a catena, con pesanti conseguenze per i produttori agricoli che già si trovano costretti ad affrontare costi rilevanti, compresi quelli relativi all’Imu sui terreni agricoli e sui fabbricati rurali
Di qui la richiesta della Cia all’ANCI di incontro urgente alla presenza del ministro dell’Economia e dei rappresentanti dell’Agenzia del territorio per evitare che ci siano nuovi contenziosi con i Comuni in relazione ai pagamenti dell’Imu e dell’Ici per gli anni passati e quindi di intervenire in tempi rapidi al fine di sgombrare il campo di possibili ulteriori gravami fiscali per le aziende.
Questa nuova patrimoniale agricola è un’ennesima batosta per le nostre aziende agricole, perché colpisce il “bene terra” trascurandone il carattere di bene strumentale indispensabile all’esercizio dell’attività di impresa. E’ necessario – conclude il direttore dell’INAC-Cia – ripristinare una fiscalità locale sulle imprese agricole che sia basata su principi di equità e che riconosca nella nostra agricoltura una risorsa per l’economia locale e un’attività d’importanza strategica in termini di sviluppo territoriale, ambientale ed alimentare.
Gen 24