Non c’è solo la criminalità organizzata che specie nel Metapontino minaccia le aziende agricole e che attraverso il racket estorsivo, come riferiscono le frequenti cronache giornalistiche, “assedia” gli imprenditori della terra. Da qualche tempo si registrano piccoli furti di prodotti direttamente dai campi o ad esempio, in questo periodo, di agrumi e frutta fresca prelevati dagli alberi. E’ la segnalazione che viene dalla Cia-Confederazione Italiana Agricoltori che nella scorsa estate ha presentato il IV Rapporto sulla “Criminalità in agricoltura” predisposto in collaborazione con la Fondazione Humus. Sul podio dei reati, per numero, i furti di attrezzature e mezzi agricoli con un danno economico complessivo nel Paese di 4,5 miliardi di euro; seguono il racket – 3,5 miliardi di euro – e l’abigeato, un reato tanto antico quanto attuale oltre che in piena crescita tanto da far contare ogni anno centocinquantamila capi rubati tra bovini, suini ed equini, il più delle volte destinati alla macellazione clandestina.
Ai furti di bestiame si affiancano, secondo le testimonianze dei dirigenti zonali e locali della Cia lucana, quelli di prodotti agricoli; parliamo di massicce sottrazioni di prodotto spesso direttamente in campo con scientifiche e organizzate operazioni di raccolta. Ma – racconta Antonio Stasi della Cia del Metapontino – il fatto nuovo e recente riguarda la scoperta, sempre più frequente e diffusa sul territorio, di piccoli furti, persino del salame o di provviste in azienda, che nella stragrande maggioranza dei casi non vengono nemmeno denunciati alle forze del’ordine. Qualche agricoltore ci ha riferito di aver scoperto il furto del tavolo e del matterello per fare la pasta in casa, di legna da ardere per il riscaldamento, e di suppellettili. E’ purtroppo anche questa la spia della gravissima crisi e quindi della necessità di soddisfare anche i piu’ elementari bisogni e le piu’ tradizionali abitudini di vita.
L’agricoltura – continua il dirigente della Cia di Scanzano Jonico – mostra maggiori e più gravi elementi di vulnerabilità legate a quelle caratteristiche e inevitabili forme di “isolamento geografico” dei luoghi di lavoro e del livello di fragilità degli addetti. Nelle campagne l’agricoltore è, infatti, spesso solo, disarmato, inerme. La paura, l’insicurezza, le preoccupazioni, nel mondo agricolo, hanno un altro sapore perchè la capacità imprenditoriale, la fatica e il lavoro sono a rischio. Oggetti di azioni criminali che, molte volte, la cronaca trascura o, peggio, ignora, con un atteggiamento colpevole che non tiene conto quanto esse incidono sulla produttività delle aziende agricole e sullo stesso sistema di vita dei produttori.
Di qui l’appello ad un rafforzamento dell’attivita’ di controllo delle forze dell’ordine sul territorio anche per l’avvicinarsi della primavera in cui si moltiplicano le coltivazioni ma anche per le festivita’ della Pasqua in cui e’ facile prevedere il ritorno dell’abigeato con furti nei greggi di pecore e agnelli.
L’attenzione rivolta dalla criminalità verso l’agricoltura – rileva il Rapporto Cia- è rilevante perché il settore è un terreno fertile nel quale si può sviluppare un “business” di dimensioni rilevanti. La ragione può essere facilmente ricercata nel fatto che questo particolare e delicato segmento produttivo provvede in maniera sostanzialmente diretta al fabbisogno primario di milioni di persone per garantire loro la sopravvivenza, specie in questi momenti di crisi alimentare.
La “piovra” ha nel mirino l’agricoltura e cerca di incrementare i propri affari illeciti esercitando il controllo in tutta la filiera alimentare, dai campi agli scaffali.