L’incremento al 30 ottobre scorso in Basilicata dei rapporti di lavoro precario, rispetto ai primi dieci mesi del 2014, secondo una tendenza nazionale, ci impone come sindacato un impegno maggiore per aumentare il numero di trasformazioni dei rapporti a termine, che in raffronto ad ottobre 2014, segnano un più 5,5%, a fronte di una media nazionale del 16,3% e un 6,7% in più nel complesso delle trasformazioni , a fronte di una media nazionale del 17%. A sostenerlo è il segretario regionale della Basilicata della Uil Carmine Vaccaro facendo riferimento ai dati aggiornati dell’Osservatorio Inps sul Precariato aggiornati ad ottobre scorso.
Intanto dai dati – aggiunge la nota della Uil – si conferma una situazione sempre all’insegna dell’incertezza con 44mila assunzioni tra quelle a tempo indeterminato (14.393), a termine (28.900) e in apprendistato (707), fortemente ridimensionate da 35.115 cessazioni di cui 10.683 per contratti a tempo indeterminato, 23.867 di rapporti a termine e 595 di apprendisti.
Nello specifico, l’andamento dei contratti di apprendistato – commenta Vaccaro – è deludente e numericamente inferiore allo scorso anno a riprova che questo strumento, nonostante il Programma Garanzia Giovani, non trova applicazione proprio in quelle piccole e medie imprese che sono l’ossatura del comparto produttivo lucano.
L’INPS, inoltre, segnala il crescendo continuo della vendita di voucher (con un valore nominale di 10 euro) che sempre ad ottobre scorso nella nostra regione ha superato i 692mila euro rispetto ai 424mila di ottobre 2014. Quello che colpisce è lo snaturamento dello strumento dei voucher, nato per “regolarizzare” il lavoro informale (baby sitter, giardinaggio etc.), ma che si è diffuso in settori produttivi strutturati come il commercio, il turismo e la stessa industria. In sostanza, emerge con nettezza che più che far emergere il sommerso l’utilizzo dei voucher fa immergere quota di lavoro tutelato. La UIL crede fortemente che un “buon cambiamento” non possa prescindere da due fattori fondamentali: il lavoro e l’inclusione sociale. Lavoro per il maggior numero di persone, lavoro di qualità e che garantisca certezza di reddito e inclusione sociale, come condizione per evitare che il cambiamento “lasci per strada” i più deboli. E’ il caso che il governo, già dalla prossima legge di stabilità, trovi il modo di ridurre il fenomeno del precariato. Del resto, se il Governo sente l’esigenza di affrontare il nodo del costo del lavoro, e di farlo nella Legge di Stabilità, significa che le norme sul Jobs Act non hanno dato i frutti sperati. Siamo disponibili al confronto e a dare un nostro contributo e non intendiamo esercitare alcun potere di veto. Ma dobbiamo discutere di un nuovo modello contrattuale che detassi davvero la produttività e punti sullo sviluppo”.
Vaccaro infine ricorda che il giorno 17 dicembre Cgil, Cisl, Uil saranno a Milano, Firenze e Bari con tre grandi manifestazioni per rivendicare una politica previdenziale equa ed efficace. Noi chiediamo al Governo di introdurre il criterio della flessibilità verso il pensionamento perché non tutti i lavori sono tra loro uguali e, dunque, non si può pretendere che tutti i lavoratori vadano in pensione alla stessa età. Noi, invece, proponiamo un range di uscita tra i 63 e i 70 anni. Peraltro, la flessibilità sarebbe importante sia per consentire di sbloccare il turn over e facilitare così l’accesso di nuove leve nel mondo del lavoro sia per introdurre, in contemporanea, l’altro criterio e cioè quello della stabilità per i giovani. Per troppo tempo abbiamo affidato i cosiddetti lavori socialmente utili ai ragazzi: è una logica sbagliata che va completamente invertita.
Dic 15