Cgil Senise ha inviato una nota in merito alle inadempienze della Slem srl nei confronti delle undici lavoratrici. Di seguito la nota integrale.
Sono ancora in attesa dello stipendio relativo alla mensilità di dicembre le undici lavoratrici, dipendenti della ditta SLEM s.r.l., che prestano servizio presso la mensa scolastica del comune di Senise. Al loro fianco la Cgil zonale, che ha inviato una diffida al Comune, sottolineando le inadempienze dell’azienda e chiedendo al Commissario Prefettizio pro tempore, nonché al Responsabile del procedimento dell’affidamento,il pagamento diretto delle spettanze retributive alle lavoratrici e il blocco del pagamento delle fatture alla ditta SLEM srl, fino a quando non verranno soddisfatte le spettanze di cui le dipendenti sono creditrici.
“Oltre a ricevere uno stipendio davvero irrisorio che non consente alle lavoratrici di far fronte alle esigenze quotidiane – sottolinea la responsabile zonale Cgil, Pina De Donato – le dipendenti, con grande senso di responsabilità, malgrado le reiterate inadempienze della SLEM sia dal punto di vista salariale che per la somministrazione degli alimenti, continuano a garantire il servizio di refezione per non arrecare disagi alle tante famiglie che ne usufruiscono”.
D’altronde le maestranze coinvolte ogni anno sono gli attori principali di uno scenario assai deprimente che li vede caricarsi doppiamente di responsabilità: garantire il pasto e affrontare i 9 mesi scolastici restando sempre incerte sui tempi dei pagamenti.
Ricordiamo che solo pochi giorni fa alcuni genitori hanno deciso di mandare i figli a scuola con un paninopiuttosto che farli mangiare a mensa, in segno di protesta per mancata applicazione del menù stabilito, lasciando a casa le lavoratrici!
La CGIL lancia un appello al Commissario Prefettizio chiedendo di effettuare quanto prima il pagamento dei salari dovuti: non è possibile che la SLEM, nonostante riscuota direttamente dai genitori i buoni pasto, debba fare cassa sulla pelle delle lavoratrici, quando nel Capitolato della gara d’appalto è contemplata la sostituzione della ditta in caso si inadempienza; è proprio il caso di dire: oltre il danno, la beffa.
Se la situazione non dovesse migliorare, non si esclude ogni forma di lotta e di protesta per il riscatto della dignità e dei diritti delle lavoratrici.