Le riflessioni e le idee che emergono nell'”Incontro dei vescovi delle aree interne”, a Benevento, pur muovendo da una visione ecclesiale, sollecitano risposte dal mondo cattolico e laico delle imprese e per quanto mi riguarda trovano una buona sintonia con le proposte del Progetto Sud Polo Magnetico che fa del superamento del divario socio-economico delle aree interne e più svantaggiate del Mezzogiorno d’Italia, al pari di tutti i Sud del mondo, un obiettivo centrale. Ad affermarlo è l’ing. Alfredo Cestari, presidente Camera ItalAfrica e del Gruppo omonimo.
L’iniziativa dei vescovi del Sud che ha il significativo merito di riaccendere l’attenzione su un tema di forte attualità all’interno della programmazione degli interventi del Pnrr – aggiunge – affronta l’inadeguatezza delle infrastrutture civili e di servizi che è una delle motivazioni della fuga dei giovani laureati e professionalizzati e del conseguente spopolamento dei piccoli paesi. L’occasione storica adesso è rappresentata dalle risorse del Recovery Plan non solo per superare ritardi storici ma in generale per sviluppare la capacità di attrarre investimenti privati nazionali e internazionali è essenziale per generare reddito, creare lavoro, investire il declino demografico e lo spopolamento delle aree interne. E per riuscire a spendere i fondi in fretta e bene, utilizzando gli investimenti dedicati dal Next Generation EU, occorre irrobustire le amministrazioni meridionali, anche guardando con attenzione all’esperienza di un passato che spesso ha deluso la speranza. Le sollecitazioni dei vescovi pertanto sono condivisibili e in buona parte rientrano nella strategia di Sud Polo Magnetico, pensato dalla Camera di Commercio ItalAfrica, in un’ottica di sviluppo e innovazione, per le imprese del Mezzogiorno d’Italia e per quelle africane.
Mi piace sottolineare in proposito il proverbio africano che Mons. Russo ha voluto citare a simbolo della saggezza popolare africana: “se vuoi andare veloce, corri da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme a qualcuno”. E’ il cuore della nostra mission. Ci rivolgiamo al Sud del mondo ma guardiamo anche al Sud d’Europa. Promuoviamo un Sud che non si contrappone al Nord ma, al contrario, mette insieme le imprese non solo del nord Italia ma anche d’Europa. E lo facciamo con la nostra azione di promozione e valorizzazione delle zone economiche speciali, istituite al Sud, partendo dalla consapevolezza che queste aree non saranno né di interesse delle imprese regionali, perché ogni impresa del Sud ha già la sua struttura, né potrebbero esserlo se non si connette il grande mercato del continente africano. Questo con l’esperienza maturata negli anni e in più la convinzione che il nostro Sud sta soffrendo ma che anche il nord è diventato sud per la pandemia e riscontrerà difficoltà nel reperire nuove aree di mercato, indebolite da questa crisi.
Facciamo nostra l’esortazione dei vescovi perchè “il cambiamento in atto, sollecitato anche dalla pandemia, può disegnare un nuovo modello di sviluppo in cui le ‘aree interne’ possono diventare il polmone del Paese. Di certo, ne guadagneremo in stili di vita più consoni alla persona umana”.