Con l’incremento delle grigliate di carne in agosto – solo per questa estate la Cia-Confederazione italiana agricoltori stima più di 24 milioni (in maggioranza suino, manzo, pollame) di grigliate fatte in casa, all’aperto e nelle sagre e manifestazioni di paese – l’annuncio dell’assessore Braia per l’inserimento del ‘Bovino podolico al pascolo’ tra i prodotti zootecnici di qualità nazionale (Sqnz) è un ulteriore strumento di vendita e di promozione al consumo di carni non solo podoliche allevate in Basilicata.
Per Luciano Sileo, Ufficio Zootecnico della Cia, l’estate è l’occasione per rinnovare l’invito ad acquistare carni di allevamenti lucani. In tema di marchio delle carni lucane però – aggiunge – bisogna fare più in fretta perché questa è la strada di più efficace di garanzia per consumatori e contestualmente per gli allevatori. E se da tempo carne podolica e Agnello delle dolomiti lucane rappresentano, insieme alle carni dei suini del Melandro e di Tricarico le eccellenze capaci di fare da volano all’intero comparto zootecnico lucano, l’unica soluzione strutturale in grado di assicurare la trasparenza negli scambi commerciali e la tutela di consumatori e produttori dal rischio frodi è l’estensione dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti, a partire dalla materia prima utilizzata. Occorre pertanto insistere sulla qualità, i controlli sull’intera filiera allevamenti-mattatoi-macellerie-aziende di trasformazione-supermercati”.
La Cia ribadisce inoltre “l’attualità di un Piano regionale per il comparto zootecnico e di un programma di consolidamento e rilancio del sistema agroalimentare e industriale legato alle produzioni locali tipiche e di qualità. Condividiamo il percorso tracciato dall’assessore Braia attraverso nuovi strumenti di sostegno delle misure 3.1 e 3.2 del PSR Basilicata 2014-2020 oltre che per far arrivare sul mercato un prodotto sano dalle qualità organolettiche riconosciute per qualità e tracciabilità. L’aggregazione degli allevatori e la creazione di un consorzio di tutela – continua – sono da sempre proposte strategiche della Cia. Tracciabilità, benessere animale, etichettatura chiara, rispetto dell’ambiente e sicurezza alimentare, principi ispiratori del marchio, sono essenziali. Dunque insistere sulla qualità, i controlli sull’intera filiera allevamenti-mattatoi-macellerie-aziende di trasformazione-supermercati rappresenta una garanzia in più per i consumatori e un vantaggio in più per gli allevatori che spuntano ancora prezzi bassi rispetto ai costi sempre crescenti in stalla.
Secondo uno studio della Cia, la vendita della carne segue prevalentemente il canale delle macellerie (oltre l’80%) e dei commercianti del settore (19%) che, ad un prezzo sostanzialmente basso, acquistano per rivendere alle principali aziende di trasformazione dopo lo svolgimento delle operazioni di lavorazione.