Mercoledì 13 luglio 2022 a partire dalle ore 15 presso il Likos Hotel di Grumento Nova è in programma il coordinamento regionale della Uil Uilm Basilicata che riunirà tutti i suoi delegati dell’Indotto Eni della Val D’Agri e coloro i quali vorranno partecipare.
Dopo il rinnovo delle concessioni si sarebbe auspicata una nuova fase, discontinua rispetto al recente passato, di confronto sindacale e soprattutto di pianificazione per la costruzione del presente e del prossimo futuro attraverso gli investimenti alternativi alle estrazioni petrolifere in Val D’agri; invece ci troviamo purtroppo in una fase molto complicata a causa delle scelte industriali di Eni: remotizzazione, internalizzazione e razionalizzazione che sono le nuove “frontiere” che stanno determinando non solo tanta tensione sociale ma soprattutto forti timori per la tenuta complessiva dal punto di vista occupazionale.
Un Patto di Sito che Eni ha più volte raggirato attraverso “cose fantasiose” come l’ultima vertenza venutasi a creare che coinvolge i lavoratori della Sicilsaldo. Vertenza che troverà un nuovo tavolo di confronto a livello regionale venerdì 15 luglio a partire dalle ore 10.00 vista la situazione complessa ed incredibilmente assurda che investe il destino di diverse aziende. Da una proroga assegnata a Sicilsaldo di 12 mesi si è passati al raggiro del Patto di Sito e ad una commessa frammezzata in diverse anime e soprattutto ad una mancanza di chiarezza che davvero dovrebbe far rabbrividire un po’ tutti.
Nel mentre si cerca con difficoltà, nei diversi tavoli regionali già convocati grazie all’Assessore Galella, di trovare soluzioni che garantiscano i livelli occupazionali, ci si trova di fronte ad Eni che quotidianamente mette in campo azioni che hanno un unico scopo, quello di ridurre l’occupazione e dunque i lavoratori; azioni che riducono la sicurezza degli stessi, sperimentando il lavoro isolato “con l’uomo a terra”, squadre di emergenza composte da una sola persona… e tanta altra roba che ha una radice comune: razionalizzare, tagliare l’occupazione e dunque aumentare i propri profitti economici.
100 dollari al barile, media degli ultimi mesi, per 70.000 barili (dato ovviamente comunicato da Eni che da sempre è il controllato ed il controllore di se stesso) per 365 giorni = 2 miliardi e 555 milioni di dollari.
Ma non basta tutto ciò per Eni; è necessario da parte di costoro ridurre la sicurezza mettendo a rischio l’incolumità dei nostri lavoratori, nel silenzio totale anche di quelle aziende che hanno il compito invece di tutelare la sicurezza dei lavoratori; aziende nate per fare ciò ma che invece non hanno nessun potere contrattuale nei confronti della propria committente.