Si è tenuto martedì 17 novembre 2015 l’incontro di IndustriAll European Trade Union (il sindacato europeo dell’industria), presso l’Aula Magna dell’Istituto Tecnico Industriale Statale “A. Pacinotti” aTaranto, che ha visto la partecipazione di nutrite delegazioni da numerosi paesi Europei, tra cui, solo per citarne alcuni Inghilterra Germania Austria Spagna Francia Rep Ceca ecc, oltre che delegazioni italiane provenienti dai territori regionali.
L’assemblea, finalizzata a tracciare la situazione economica e sociale nella siderurgia europea, si è tuttavia aperta nel peggiore dei modi possibili, ossia con la notizia della morte in fabbrica di un lavoratore dello stesso settore siderurgico, impiegato presso lo stabilimento ILVA, di Taranto.
Nonostante, la difficoltà a riprendere le fila del discorso dopo questo terribile annuncio, il dibattito ha presto ripreso il suo corso naturale offrendo numerosi spunti di riflessione per il settore siderurgico e non solo.
Stando ai dati presentati, l’industria siderurgica sta vivendo uno dei momenti storicamente più difficili, caratterizzato in maniera specifica dal fenomeno della sovrapproduzione di acciaio a livello globale che altera i rapporti di mercato e concorrenza, ponendo paesi emergenti quali Cina, Brasile e Russia in una condizione di vantaggio dettata dal basso costo delle materie prime e della manodopera.
Il mercato europeo che sembrerebbe non tenere il passo, non riuscendo a ridurre i costi di produzione, sta pagando questa difficoltà di adattamento con un drastico calo occupazionale. Per dare un’idea della portata del fenomeno, si consideri che nel continente europeo, nell’ultimo quadriennio, la chiusura di alcuni stabilimenti appartenenti a grandi colossi di produzione dell’acciaio ha comportato nei vari paesi una perdita media del 20% circa di posti di lavoro (in Italia la percentuale di calo occupazionale del settore siderurgico si aggirerebbe intorno al 10%).
La mancanza di concorrenzialità del mercato europeo finisce col vanificare anche la speranza per la siderurgia che arriva dal settore dell’automotive, attualmente in fase di crescita in Europa ed in Italia, che ha portato la domanda di acciaio ad un incremento registrabile intorno al +7%.
I costi elevati hanno, penalizzato il mercato di produzione interna, facendo salire il mercato dell’importazione dall’Estero di oltre il 35%.
Il sindacato IndustriAll Europe Trade Union, auspica un intervento, risolutivo della politica transnazionale, che consenta, mediante iniziative quali l’istituzione di un prezzo minimo di base per tutti i paesi, di creare una rete di difesa commerciale del prodotto europeo.
Per quanto riguarda più strettamente l’Italia, la principale criticità emersa rappresenta il conflittuale rapporto tra siderurgia e ambiente, che probabilmente per l’incapacità di promuovere condizioni di conciliazione dei fondamentali diritti di ogni individuo alla salute e al lavoro, stanno portando alla chiusura di numerosi stabilimenti o alla mera sopravvivenza di altri. Ed in tal senso appare emblematica, proprio la vicenda dell’Ilva di Taranto.
“A conclusione del dibattito – afferma Giovanni Galgano, Segretario organizzativo della Uilm Basilicata, presente all’incontro – diventa anche per noi, che rappresentiamo una piccola regione, fondamentale prendere coscienza che non possiamo più rimanere inermi ad aspettare, ma è necessario, che ad ogni livello territoriale un impegno a rispondere per trovare soluzioni che consentano la sopravvivenza della siderurgia, settore storico dell’industria italiana altrimenti dopo la fine del alluminio avremo la destituzione produttiva adì un altro metallo: l’acciaio. La Vicenda Ilva, deve per noi rappresentare un monito nella gestione del conflittuale rapporto tra azienda siderurgica e ambiente, affinchè, ad esempio per la vicenda Sider Potenza, non si ripetano gli stessi errori compiuti in Puglia.”