La doppia transizione ecologica e digitale come straordinaria opportunità per aumentare la capacità competitiva delle imprese e spingere la crescita dei territori. Una sfida possibile, a patto di fornire gli adeguati strumenti di sostegno alla riconversione industriale delle imprese, anche grazie al contributo di un ecosistema dell’innovazione maturo, in grado di favorire il giusto grado di interazione tra industria, PMI scuola e università, centri di ricerca – pubblici e privati – e istituzioni. È quanto emerso dai lavori dell’evento “Innovazione e Sostenibilità, la fabbrica del futuro è intelligente” che si è svolto questa mattina a Matera su iniziativa del Cluster Lucano Automotive che ha visto a confronto, in tre distinti tavoli tematici, autorevoli relatori di profilo nazionale e locale.
Il settore Automotive che in Basilicata rappresenta una grossa fetta del Pil lucano – ha spiegato il Presidente Braia che ha illustrato le attività, i risultati e le prospettive del Cluster– è profondamente attraversata dalle trasformazioni in atto. “Il nostro sistema dovrà essere in grado di gestire questi mutamenti, senza rimanerne vittima. Il supporto che intendiamo offrire è mettere in rete il patrimonio di competenze e conoscenze sul terreno dell’innovazione e della trasformazione digitale, favorendone l’aggregazione e la contaminazione, moltiplicando così il valore dei singoli”.
“Le PMI italiane non sono seconde a nessuno. – ha commentato il presidente del Cluster nazionale Fabbrica Intelligente e coordinatore della rete dei Digital Innovation Hub di Confindustria, Gianluigi Viscardi – Per crescere, però, e in particolar modo le più piccole, hanno però forte bisogno di essere affiancate nella trasformazione digitale. Per farlo c’è forte bisogno di puntare sul capitale umano e soprattutto di trasformare la cultura digitale in patrimonio aziendale diffuso per garantire flessibilità e adattabilità. Anche il sistema del credito deve essere sempre più orientato a riconoscere il valore all’intangibile dell’impersa. Il nostro obiettivo è fare fabbriche in Classe A”.
Ad analizzare le prospettive della filiera automobilistica italiana, il direttore generale di Anfia, Gianmarco Giorda, con particolare riferimento ai timori legati a una transazione verso l’auto elettrica in tempi eccessivamente rapidi che rischiano di provocare pesanti ricadute economiche e sociali a danno dell’industria italiana. “Il settore si trova a vivere un vero e proprio tsunami a causa di tanti fattori concomitanti. Alla crisi energetica e alla carenza delle prime si uniscono gli effetti di una transizione all’elettrico cadenzata da ritmi che non tengono conto delle esigenze delle imprese. Vogliamo contribuire alla decarbonizzazione dei trasporti e l’elettrico è sicuramente il faro del futuro, ma rispetto alla decisione assunta in Europa sull’addio all’endotermico entro il 2035 avremmo preferito far prevalere un approccio orientato alla neutralità tecnologica”.
Una posizione pienamente condivisa dal presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma, che ha ribadito l’allarme sulla prospettive fosche che si addensano sul futuro dell’indotto Stellantis – e dall’assessore alle Attività produttive, Alessandro Gallella, promotore dell’adesione della Basilicata all'”alleanza di Lipsia”, che chiede l’istituzione di un meccanismo europeo a sostegno di una transizione giusta ed equa delle regioni in cui risiede la maggior parte delle produzioni industriali del settore automotive.
Al tavolo dei lavori ha preso parte anche l’amministratore unico di Sviluppo Basilicata, Gabriella Megale, che evidenziato la necessità di rafforzare il rapporto tra imprese, attraverso il supporto delle associazioni datoriali e le istituzioni di riferimento.
Focus sul sistema della formazione e sul mondo della ricerca, nella seconda tavola rotonda che ha visto anche il coinvolgimento degli studenti degli Istituti Pentasuglia e Turi di Matera, del Liceo Scientifico Alighieri e della Scuola di Ingegneria dell’Unibas. Sono state affermate la centralità degli investimenti in conoscenza come prioritaria leva di competitività e la necessità di una alleanza delle competenze per recuperare il disallineamento tra domanda e offerta di professionalità che riguarda anche il mercato del lavoro lucano. Va sicuramente rafforzata la conoscenza delle opportunità e della qualità dell’offerta formativa presenti anche sul territorio per combattere un’emigrazione intellettuale che non prevede ritorno, come ha spiegato il professore ordinario della Scuola di Ingegnera dell’Unibas, Fabrizio Caccavale. Il referente dell’Ufficio scolastico regionale di Basilicata, Pasquale Costante ha illustrato le grandi opportunità che il PNRR e il Piano nazionale della scuola digitale mettono a disposizione per la trasformazione della scuola in chiave innovativa e di apertura al territorio. Antonio Santagata, responsabile del CNR_ISM di Tito Scalo, ha evidenziato la necessità di investire sulle infrastrutture di ricerca, soprattutto pubbliche, da mettere al servizio della crescita del sistema produttivo. Mentre il project manager dell’Unità di Innovazione e Sviluppo di UNI, Adriano Ferrara, ha spiegato come la normazione sia un viatico attraverso il quale trasferire la ricerca all’impresa.
Nel corso dei lavori sono state presentate anche alcune best practice promotrici di progetti particolarmente innovativi realizzati in collaborazione con i Cluster. Sono intervenuti: il capofila del progetto Mobas 4.0, Mario Zagaria, il presidente di Digimat Spa, Angelo Donvito; il corporate Advanced technology development manager Streparava, Renato Cotti Piccinelli; il Ceo SmartTrack Saverio Pagano e il coordinatore del progetto EdiH, Raffaele Vitulli.