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L’Italia ha imboccato la rotta dell’idrogeno per ridurre le emissioni di gas serra e per rendersi energeticamente autonoma nei prossimi decenni.
La produzione dell’idrogeno in Italia ha ricevuto un incentivo a fondo perduto da 100 milioni di euro nell’ambito del Piano nazionale di recupero e resilienza (PNRR) finanziato dall’Unione Europea. Di questi fondi 18,5 milioni di euro sono stati destinati alla Regione Basilicata per costruire impianti di compressione, stoccaggio e purificazione dell’idrogeno.
L’obiettivo degli impianti da costruire entro maggio 2026 è di abbattere le emissioni del 73,4% rispetto a impianti di produzione dell’energia da combustibili fossili.
Gli investimenti in idrogeno, però, non riguardano soltanto le regioni italiane e il nostro Paese più in generale. In Europa è stata adottata la Hydrogen Strategy, mentre in altre parti del mondo sono in corso programmi di sviluppo di una rete di trasporto dell’idrogeno, come testimonia l’impegno di Maire Tecnimont in India.
Dalla Basilicata, all’Italia ai mercati finanziari
Prendiamo l’esempio della società italiana Snam, una impresa quotata alla Borsa di Milano. Snam gestisce gran parte della rete nazionale del gas e da alcuni anni prepara la rete all’immissione di idrogeno senza creare ulteriori gasdotti.
Ciò significa che anche la rete gas della Basilicata nei prossimi anni sarà del tutto pronta all’immissione di idrogeno per gli usi industriali e civili.
Nei fatti il 70% della rete gas nazionale gestita da Snam è già pronta ad accogliere l’idrogeno (fonte: Enea Magazine).
Per un investitore che guarda con interesse a questo nuovo tema di investimento, l’idrogeno non dovrebbe apparire inafferrabile poiché le già citate società Snam (SRG) e Maire Tecnimont (MAIRE), insieme ad Hera (HER), sono diversamente impegnate nel business e sono quotate in Borsa. Dunque sono facilmente accessibili attraverso la piattaforma di trading online MetaTrader 5 e le altre piattaforme di investimento.
Nell’introduzione abbiamo accennato anche all’interesse mondiale per l’idrogeno come materia prima per la produzione di energia. Tant’è che società come la francese Air Liquide (AI) e la anglo-tedesca Linde (LIN), anch’esse reperibili dalle piattaforme di trading, sono pienamente coinvolte in progetti di sviluppo della filiera dell’idrogeno.
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Idrogeno: un mercato da 140 miliardi di dollari
Nel 2021 il New York Times aveva pubblicato una ricerca secondo la quale il mercato dell’idrogeno potrebbe arrivare a valere 140 miliardi di dollari entro il 2030.
Più di recente, invece, Morningstar ha ripreso le stime di crescita dell’idrogeno rese disponibili dall’Hydrogen Council, secondo le quali l’idrogeno rappresenterà il 18% della domanda mondiale di energia entro l’anno 2050. Rispetto ai valori attuali significa una crescita del trend di otto volte.
Sono molte le industrie interessate all’idrogeno come combustibile alternativo, tra cui troviamo il comparto del trasporto pesante.
Alstom (ALO), ad esempio, ha progettato e avviato la commercializzazione del suo treno all’idrogeno attivo sulle brevi percorrenze. Un treno che ben presto vedremo anche in Italia attivo su alcune tratte ferroviarie.
La società francese del settore aerospaziale, Airbus (AIR), progetta lo sviluppo di aerei di linea all’idrogeno che potrebbero compiere i primi voli di prova dal 2035. Tali aerei di linea copriranno le tratte di medio raggio e dunque potranno volare a zero emissioni sopra i cieli dell’Europa.
Quelli appena presentati sono soltanto alcuni spunti da cui l’investitore può partire per ampliare la conoscenza sull’idrogeno visto come tema di investimento di lungo periodo.
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