“Quando uno stabilimento come quello materano della Italcementi che produce il materiale considerato simbolo delle costruzioni è costretto ad interrompere la produzione perché non ha più commesse ed ha invece silos stracolmi non credo ci sia bisogno di parole per commentare la crisi economica che ha messo in ginocchio il comparto edilizio e bloccato milioni di commesse allo stesso gruppo che solo qualche settimana fa ha chiuso un analogo sito produttivo a Monselice (Padova)”. E’ quanto sostiene il segretario regionale della Feneal-Uil Domenico Palma aggiungendo che l’elenco di cementifici chiusi in Italia si allunga con quelli Sacci di Greve in Toscana e in Abruzzo, quelli appartenenti a Holcim, gruppo svizzero che conta insediamenti produttivi nel nord Italia. Dunque il mercato del cemento continua a risentire degli effetti della pesante crisi: i livelli di attività nelle costruzioni di edilizia residenziale e non residenziale nuova hanno raggiunto i minimi storici dal 1995, mentre gli interventi di manutenzione straordinaria mostrano indicazioni di sostanziale tenuta. Tutto ciò mentre le prospettive di breve e medio termine sulla realizzazione delle grandi infrastrutture pubbliche non offrono ancora quelli che gli analisti economici chiamano “i necessari spunti anticrisi”. I dati analitici fotografano una tensione finanziaria molto marcata per tutta la filiera. Le imprese più fragili hanno già chiuso e quelle più grandi stanno effettuando profonde ristrutturazioni soprattutto nei comparti prefabbricati in calcestruzzo e calcestruzzo preconfezionato con la perdita di lavoro per 1300 addetti impiegati in imprese chiuse definitivamente; altri 1400 appartengono a società che hanno avviato procedure di fallimento. In sintesi nel Paese ha già “chiuso i battenti” circa l’8% della filiera del cemento e l’associazione di categoria della Confindustria calcola un calo di produzione di cemento tra il 2011 e il 2012 del 2,8%. Non resta che aprire un tavolo di crisi del settore cemento e chiedere, nella logica della stretta correlazione tra edilizia e cemento, che la Regione metta in campo politiche che accelerino il riavvio delle grandi opere cantieristiche e promuovano politiche atte ad allentare il patto di stabilità. Non si sottovaluti – conclude Palma – che il cementificio materano rappresenta una grande opportunità occupazionale e produttiva per l’intera realtà materana”.
Matera sta per esplodere….disoccupazione al massimo, imprese che chiudono anche quelle più grandi!!
REGIONE PROVINCIA E COMUNE con il Sindaco Forestiero che pensano a organizzare incontri per Matera 2019…ANDATE A CASA e TU TORNA DA DOVE SEI VENUTO!!!
unione fa’ la forza…….. uniamoci e spacchiamo tutto cosi vediamo se incominciano a capire qualcosa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
eppure andando in giro guardando lo stile di vita dei materani e i prezzi delle abitazioni sembra di stare
a FORTE DEI MARMI
uniamoci tutti commercianti e disoccupati di tutti generi e spacchiamo tutto di tutto quello che troviamo davanti epoi assaliamo la politica di qualsiasi genere e MENIAMOLI TUTTI.
Parliamo solamente, ma quando incontriamo il politico locale nei bar, gli offriamo anche il caffè. Siamo ridotti così perchè siamo dei caproni omertosi e se avete visto le ultime votazioni sono usciti sempre i soliti.
Capisco la disperazione e la rabbia di Ambropazzo e Matera 50, ma non ce la faremo mai con un popolo di sudditi.
MATERANI SVEGLIAMOCI CHE LA GRECIA E’ VICINA.