L’intera filiera olivicola lucana e meridionale è in ginocchio. Frantoi chiusi, oleifici cooperativi completamente inoperosi, prodotto che scarseggia e solo nella nostra regione alcune migliaia di giornate lavorative andate in fumo. Questo il quadro drammatico dell’olivicoltura italiana che traccia Italia Olivicola, la più importante organizzazione dell’olivicoltura italiana alla quale aderiscono gli olivicoltori della Cia-Agricoltori Basilicata.
La raccolta, infatti, che trova solitamente a dicembre il suo culmine può, infatti, già considerarsi conclusa in gran parte dei nostri territori con almeno un mese di anticipo. Colpa soprattutto del maltempo che ha investito tutta l’Italia in queste settimane.
Nella campagna olearia 2017-2018 i 135 frantoi lucani hanno lavorato 43,8 milioni di kg di olive con una resa del 16% ed una produzione complessiva di poco meno di 7 milioni di kg di olio di oliva (3,7 milioni kg in provincia di Potenza e 3,2 milioni di kg in quella di Matera), dati che – confermano all’associazione di categoria della Cia – per l’attuale campagna olearia sono molto lontani con diminuzioni, in alcune aree, anche sopra il 50%.
L’organizzazione lucana conta circa 3000 soci, di cui circa 2000 in provincia di Potenza e circa 1000 in provincia di Matera, e oltre 2.200 oliveti. La filiera è costituita dai soci olivicoltori, da 4 centri di raccolta olive situati a Lavello, Montescaglioso, Grassano e Ferrandina, da 4 tecnici agronomi presenti su tutto il territorio regionale, da 7 frantoi che producono olio extra vergine di oliva e commercializzano direttamente al consumatore finale, e da una rete commerciale indiretta che commercializza sempre direttamente al consumatore finale e quindi alle famiglie, in Italia e all’estero.
C’è però un altro effetto devastante dell’anno orribile dell’olivicoltura italiana: la drastica riduzione delle ore di lavoro per gli operai agricoli addetti alla fase di raccolta. Nelle campagne pugliesi, calabresi, siciliane e lucane non c’è stata la frenetica attività che di solito caratterizza i mesi che vanno da ottobre a febbraio, offrendo a tanti lavoratori la possibilità di trovare un impegno occupazionale utile per il bilancio familiare.
“È tutto fermo da settimane -ha affermato Gennaro Sicolo, Presidente di Italia Olivicola. Negli oli-veti, nei frantoi, nelle cooperative non c’è lavoro, perché manca la materia prima di base e questo è un danno enorme per l’economia di ampi territori specializzati nell’olivicoltura”.
“Rivolgo un appello ai politici regionali e nazionali affinché si prenda atto della crisi del sistema olivicolo italiano e vengano attivate misure straordinarie per arginare l’impatto devastante che la mancata produzione determina a carico di tutti gli operatori della filiera” -ha aggiunto Sicolo-. In questo periodo così difficile bisogna assolutamente aumentare i controlli sugli oli provenienti da altri Paesi affinchè -ha proseguito- non siano spacciati per italiani attraverso carteggi e magheggi vari.
Chiediamo -ha concluso Sicolo- un tavolo anti crisi interministeriale per mettere in campo iniziati-ve volte a ridare ossigeno ai frantoi oleari, agli oleifici cooperativi, e per avviare un concreto con-fronto che porti al varo del nuovo piano olivicolo nazionale in grado di rilanciare uno dei settori principali dell’agricoltura italiana”.