Lunedì 2 agosto 2021 alle ore 10,30, presso la sede dell’Assostampa e dell’Ordine dei giornalisti, in Strada Palazzo di Città 5 a Bari, il segretario generale della Federazione della Stampa Italiana Raffaele Lorusso terrà una conferenza stampa sulla sospensione dell’uscita in edicola della Gazzetta del Mezzogiorno. All’iniziativa parteciperanno le Associazioni della Stampa della Puglia e della Basilicata e il Comitato di Redazione del giornale.
La Gazzetta del Mezzogiorno da lunedì 2 agosto non sarà in edicola. L’1 agosto cesserà il contratto d’affitto del ramo d’azienda stipulato a dicembre tra la Edisud (società dichiarata fallita lo scorso anno dal Tribunale di Bari) e la Ledi, società del gruppo barese Ladisa. La Ledi – come riporta l’Adnkronos – non ha accettato la proroga del fitto d’azienda oltre la scadenza del 31 luglio, dopo aver presentato un piano di concordato fallimentare in relazione alla società Mediterranea, proprietaria della testata, sul quale dovranno esprimersi i creditori contestualmente all’altra proposta presentata dalla Ecologica spa, società riconducibile alla famiglia Miccolis di Castellana Grotte. Nel frattempo – come spiega l’Ansa – saranno messi in cassa integrazione a zero ore tutti i lavoratori, che per oggi annunciano un’assemblea.
“La Ledi s.r.l. comunica che il contratto di affitto di azienda stipulato con i Curatori del Fallimento Edisud s.p.a., in forza del quale è stato possibile garantire la pubblicazione in regolare continuità editoriale de La Gazzetta del Mezzogiorno, dopo la dichiarazione di fallimento pronunciata dal Tribunale di Bari, cesserà di produrre i suoi effetti alla sua scadenza naturale del 31 luglio 2021”, si legge in una nota dell’azienda riportata da Adn. “Con profondo rammarico – prosegue il comunicato – la Società ha manifestato la propria indisponibilità a prorogare l’esecuzione del fitto di azienda oltre la sua naturale scadenza del 31 luglio 2021 avendo registrato che le valutazioni formulate dal Comitato dei creditori e dai Curatori del Fallimento Mediterranea s.p.a. sulle proposte di concordato fallimentare pendenti dinanzi al Tribunale di Bari (fra cui quella formulata dalla stessa Ledi), non valorizzano, né sul piano formale né su quello sostanziale, la continuità aziendale e, così, ogni sforzo profuso dalla Ledi s.r.l. dallo scorso dicembre 2020 ad oggi”. “Fino ad oggi la Ledi, come a tutti noto, con una prudente e attenta riorganizzazione dell’attività, non solo ha garantito la regolare continuità editoriale ma ha anche valorizzato tutti gli asset delle due Curatele fallimentari (in primis, testata giornalistica e segni distintivi) acquisiti in godimento nello scorso dicembre, in un momento in cui da un canto l’esercizio provvisorio del Fall. Edisud s.p.a. disposto dal Tribunale in sede fallimentare produceva perdite giornaliere consistenti e dall’altro per giornalisti e poligrafici non vi erano più concrete prospettive di lavoro”, prosegue il comunicato. “A questo punto, la Ledi s.r.l. pienamente consapevole dei complessi problemi di natura editoriale e occupazionale derivanti dalla situazione che potrebbe crearsi con la cessazione dell’affitto d’azienda, rimane rispettosamente in attesa delle decisioni che i Creditori e il Tribunale di Bari vorranno assumere per dare soluzione a una delle più delicate crisi imprenditoriali del nostro Territorio”, conclude il comunicato di Ledi.
Fnsi e Assostampa: “Scelta incomprensibile”
“L’interruzione delle pubblicazioni – spiegano la Federazione nazionale della Stampa italiana e le Associazioni regionali di Stampa di Puglia e di Basilicata – è il risultato di una scelta della Ledi srl, società che gestisce provvisoriamente la testata da dicembre 2020 per effetto di un contratto con la curatela fallimentare della Edisud spa. Per quanto legittima perché rientra nell’esercizio della libertà imprenditoriale, tale scelta risulta incomprensibile, tanto più perché comunicata ventiquattr’ore prima della scadenza del contratto e dopo che, tre giorni fa, la stessa Ledi aveva comunicato alla direzione e alla redazione la volontà di continuare a gestire provvisoriamente la testata per altri trenta giorni, in attesa dell’esito del voto del comitato dei creditori sulle due proposte concordatarie presentate alla curatela». L’unico aspetto – rileva il sindacato che «avrebbe meritato una più attenta ponderazione da parte di tutti, tribunale, curatela e imprenditori – rileva il sindacato –, è la specificità e la funzione dell’impresa editoriale, oltre che il valore del bene informazione per la collettività e l’opinione pubblica. La storia della Gazzetta del Mezzogiorno merita ben altra considerazione. Il lavoro dei giornalisti, dei poligrafici e di tutte le maestranze deve riprendere al più presto. Ci sarà il tempo per individuare le responsabilità. Questo, però, è il momento di fare ciascuno il massimo sforzo per far sì che, nel rispetto delle procedure di legge, la Gazzetta del Mezzogiorno – concludono la Fnsi e le Assostampa – possa tornare al più presto in edicola”.
Di seguito l’appello del direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, Michele Partipilo
Cari lettori, l’1 agosto la Gazzetta del Mezzogiorno sarà in edicola per l’ultima volta. Dopo 134 anni si interrompe una storia che neppure le due guerre mondiali poterono fermare. Se non interverranno auspicabili colpi di scena, il destino del giornale e di tutti i lavoratori è segnato. In quanto direttore di questa testata, collega e amico da 36 anni di giornalisti, poligrafici e amministrativi sento il dovere di fare appello a chiunque possa intervenire di farlo senza indugio, senza calcoli, senza interessi. La Gazzetta, come ogni giornale, non appartiene all’editore che la gestisce o alla redazione che lo realizza. Essa è patrimonio di tutti e identità collettiva di un territorio. Perciò sarebbe un ben misero uomo colui che gioisse per la chiusura non solo della Gazzetta, ma di qualsiasi giornale.
È dal 24 settembre 2018 che i giornalisti e tutti gli altri dipendenti fanno sacrifici enormi per continuare a mantenere in vita il giornale. Abbiamo lavorato gratis per mesi, abbiamo compresso i nostri diritti, abbiamo accettato il taglio degli stipendi pur di mantenere in vita il giornale, voce della Puglia e della Basilicata. Ma oggi il nostro personale sacrificio non basta più. Perché c’è chi ha deciso che tutto questo non ha alcun valore.
Oggi scade il contratto di affitto con cui la curatela fallimentare il 12 dicembre scorso aveva affidato alla Ledi srl la gestione temporanea della Gazzetta. Da quel giorno sono seguiti mesi di lavoro intensi per rilanciare la testata e per tenere i conti in equilibrio. Siamo tornati a lavorare in una redazione fisica, dopo un lungo periodo in smart working per evitare le insidie del covid. Nella nuova redazione sono venuti a salutarci rappresentanti delle istituzioni, politici, colleghi che hanno apprezzato il lavoro svolto e hanno intravisto un futuro sereno per la Gazzetta.
E invece si sbagliavano. L’intreccio perverso di una legge fallimentare che assomiglia al cubo di Rubik, i ritardi e non solo di chi doveva curare il fallimento e lo scaricabarile delle responsabilità hanno trascinato la situazione al momento limite, quando cioè non restano che poche ore per un salvataggio in extremis o per una più che probabile morte annunciata.
La possibilità di una proroga della gestione da parte della Ledi, che l’altro giorno sembrava avesse scongiurato ogni possibilità di cessazione delle pubblicazioni, è venuta meno in queste ore, perché la continuità aziendale che sarebbe stata così assicurata – garantendo il valore della testata – non avrebbe avuto alcuna considerazione nelle successive valutazioni. Come se mettere un giornale in condizione di essere in edicola ogni giorno sia roba da niente. È chiaro che in ballo c’è l’assegnazione finale della Gazzetta a una delle due società in corsa e cioè la Ledi srl, che gestisce in affitto la testata fino a stanotte, e la Ecologica spa che ha presentato un’analoga proposta di concordato nel fallimento. Ai giornalisti come agli altri lavoratori della Gazzetta non interessa quale sarà il risultato finale della procedura fallimentare. A noi interessa che la Gazzetta resti nelle edicole come è accaduto da 134 anni a questa parte. A noi interessa che vengano salvaguardati i posti di lavoro, perché di questo lavoro viviamo e con questo lavoro manteniamo le nostre famiglie. A noi interessa che i nostri territori continuino ad avere una voce e un punto di riferimento. A noi interessa che le lacrime, il sudore e il sangue che tutti abbiamo versato da quando è iniziata questa amarissima vicenda non siano stati inutili sacrifici.
Come accade spesso nel nostro Paese ora si cercherà forse un colpevole di tutto questo. È un esercizio appagante che talvolta giunge a individuare responsabilità politiche e decisionali, ma che raramente approda a una soluzione. Allo stesso modo non servono inutili dichiarazioni di solidarietà in una passerella delle vanità buona solo a tacitare la coscienza. In queste poche ore che restano servono invece soluzioni e, soprattutto, serve responsabilità da parte di chi fino a oggi forse ha svolto con leggerezza il suo incarico, pensando che un giornale fosse un’impresa come tante altre, che possono interrompere la produzione per poi riprenderla quando la procedura fallimentare si compie. Un giornale è invece come il sangue che affluisce al cervello, quando per una qualsiasi ragione questo flusso si interrompe, il soggetto ne subisce conseguenze che non di rado portano alla morte.
Mi rivolgo a voi, uomini e donne delle istituzioni, voi che avete in mano le sorti del nostro giornale e delle nostre famiglie, a fare ogni sforzo, a spendere ogni residua energia perché la Gazzetta resti in edicola. Non solo lunedì, ma fino a quando lo vorranno le genti di Puglia e Basilicata.
Gianni Leggieri, Consigliere regionale M5s: “La Gazzetta del Mezzogiorno deve continuare ad esistere”
Le vicende legate all’editore di uno storico quotidiano come La Gazzetta del Mezzogiorno mi preoccupano prima di tutto come cittadino e lettore, che, ogni giorno, si reca in edicola per acquistare i quotidiani locali e alcuni nazionali. Privare i lettori di una testata che da 134 anni consente anche a noi lucani di conoscere cosa succede nella nostra regione, nel Sud e in Italia sarebbe un duro colpo. Lo spegnimento delle rotative della Gazzetta del Mezzogiorno, al netto della digitalizzazione e dello stare al passo coi tempi con le nuove tecnologie, rappresenterebbe una sconfitta per tutti. Quando un giornale chiude, un pezzetto di democrazia cessa di esistere. È vero anche che negli ultimi tempi il giornalismo è cambiato – a volte anche in peggio – con l’improvvisazione di qualcuno che si atteggia a detentore delle verità ed usa le colonne di alcuni giornali per raccontare fatti che nulla hanno a che vedere con il buon giornalismo, addirittura scambiando il pettegolezzo per notizie, interpretando in maniera errata i fatti, dando notizie che tali non sono, facendo il chihuahua da salotto in braccio a qualcuno e non il cane da guardia dell’informazione.
Auspico che la Gazzetta del Mezzogiorno, con la sua redazione lucana, possa continuare a garantire notizie ed informazione di qualità. Il momento storico che stiamo vivendo lo richiede. Il pluralismo è come l’ossigeno vitale per ognuno di noi. La buona informazione, come è stato ricordato, è come il sangue che arriva al cervello. Se viene meno, è facile immaginare le conseguenze.
Editoria, sottosegretario Moles: “Non disperdere La Gazzetta Mezzogiorno”.
‘Sarebbe imperdonabile disperdere un patrimonio di liberta’ e identita’ quale la Gazzetta del Mezzogiorno, autorevole voce delle comunita’ del Sud Italia”. Lo dice il sottosegretario all’Editoria Giuseppe MOLES in relazione alla vicenda che vede a rischio da domani la prosecuzione delle pubblicazioni dello storico quotidiano. ”Non si e’ difatti ancora conclusa la procedura fallimentare per l’affidamento della societa’ editrice il cui contratto di gestione temporaneo e’ ormai scaduto. Celerita’ nella decisione e garanzia dei livelli occupazionali sono un’urgenza – aggiunge MOLES – Mi auguro che in queste ore la situazione possa finalmente trovare giusta ed adeguata soluzione”.
Gazzetta Mezzogiorno, Bardi: confido nella capacità di tutti
“Sono anni che i giornalisti e gli altri dipendenti della Gazzetta del Mezzogiorno si sono sacrificati per mantenere in edicola un pilastro della libera informazione della Basilicata e della Puglia. Purtroppo, l’interruzione delle pubblicazioni in attesa del voto del comitato dei creditori, rischia di vanificare questi sacrifici e di indebolire il valore del giornale. Nell’esprimere solidarietà ai giornalisti e agli altri dipendenti della Gazzetta del Mezzogiorno, confido nella capacità di tutti gli interlocutori coinvolti nella vicenda di trovare rapidamente una soluzione affinché il giornale possa prima possibile tornare a raccontare la vita dei nostri territori senza soluzione di continuità. È un pilastro della democrazia nel Mezzogiorno”. Lo dichiara il Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi.
Gazzetta Mezzogiorno, Margiotta: “Si trovi soluzione ponte. Assurdo interrompere pubblicazioni”.
“La Gazzetta del Mezzogiorno impantanata nei tempi della giustizia. Da lunedì il giornale non sarà più in edicola in attesa che i giudici fallimentari decidano sui due concordati proposti da altrettanti gruppi imprenditoriali per l’acquisizione del quotidiano”, scrive in una nota il senatore Salvatore Margiotta, capogruppo Pd Commissione Lavori pubblici e comunicazioni del Senato e Segretario della Presidenza del Senato, intervenendo sulla vicenda del quotidiano pugliese che da lunedì interromperà le pubblicazioni in edicola. “Sì trovi una soluzione ponte, consentendo alla curatela fallimentare di ripristinare l’esercizio provvisorio o all’attuale gestore di continuare nel fitto di ramo d’azienda per garantire la prosecuzione delle pubblicazioni”, esorta Margiotta, “così da non privare per lungo tempo la Basilicata e la Puglia di un presidio dell’informazione libera e pluralista”.
Gazzetta del Mezzogiorno, Cavallo (CISL): “Riprendere il percorso negoziale tra curatela ed editore”
Potenza, 31 luglio 2021 – Pieno sostegno ai giornalisti e poligrafici della Gazzetta del Mezzogiorno arriva dal segretario generale della Cisl Basilicata, Vincenzo Cavallo, secondo cui “l’interruzione delle pubblicazioni dopo 134 anni di storia sarebbe una grave perdita per la democrazia e il pluralismo”. Per il sindacalista della Cisl “va profuso ogni sforzo per ripristinare il percorso negoziale tra le parti con l’obiettivo di assicurare la continuità aziendale, salvaguardare i posti di lavoro e difendere il pluralismo dell’informazione. Non si può immaginare un futuro per il Mezzogiorno senza una delle sue voci più longeve e autorevoli. Ritengo che sussistano le condizioni per riallacciare il dialogo tra la curatela fallimentare e l’attuale editore della testata per arrivare ad una proroga del fitto di ramo d’azienda che assicuri la continuità del progetto industriale ed editoriale. Oggi l’unica soluzione possibile, anche nell’interesse dei creditori, è che la Gazzetta del Mezzogiorno prosegua il proprio percorso di rilancio e consolidamento, percorso che non può prescindere dalla valorizzazione del suo bene più prezioso: le professionalità che in questi anni, nonostante le conclamate difficoltà determinate dalla vecchia gestione, hanno garantito a migliaia di lucani e pugliesi un’informazione libera e autorevole”.
Interruzione pubblicazioni Gazzetta del Mezzogiorno, Intervento No Scorie
Esprimiamo tutta la ns vicinanza e solidarietà alle maestranze e giornalisti della gazzetta del mezzogiorno ,un giornale storico che per anni è stata anche la ns voce sulla carta stampata per le questioni sociali, economiche ed ambientali lucane.
In un periodo dove i diritti del lavoro scompaiono per legge e si promuove il lavoro alla giornata difendere i lavoratori dell’informazione significa ancor di piu’ difendere il diritto al lavoro .
In un periodo di pieno neoliberismo difendere la stampa locale significa difendere una voce del territorio.
Auspichiamo una soluzione equa per questo giornale e per i suoi lavoratori.
Interruzione pubblicazioni Gazzetta del Mezzogiorno, Intervento Ignazio Marcello Mancini, Rettore Università della Basilicata
“L’interruzione delle pubblicazioni della Gazzetta del Mezzogiorno rappresenta un duro colpo non solo per la Puglia e la Basilicata, ma anche per il panorama della pluralità d’informazione del Mezzogiorno e del Paese. In un momento storico delicato, come quello che stiamo vivendo, l’auspicio è che si trovi al più presto una soluzione in grado di assicurare l’immediato ritorno nelle edicole di una voce plurale e ben rappresentativa del nostro contesto sociale e territoriale che è, di fatto, il modo migliore per salvaguardare giornalisti e dipendenti, che all’azione della Gazzetta del Mezzogiorno hanno dedicato professionalità, dedizione, passione e sacrificio per anni. La Gazzetta del Mezzogiorno è un patrimonio culturale e sociale da non disperdere, da difendere con ogni mezzo possibile, con l’impegno di tutti, in ogni sede”. Così il Rettore dell’Università degli studi della Basilicata.
Interruzione pubblicazioni Gazzetta del Mezzogiorno, Intervento Sindaco di Matera, Enrico Mascia
“Quando chiude una testata giornalistica è sempre la democrazia a pagarne le conseguenze: senza voce autorevole, un territorio diventa orfano di una visione professionale, pluralista, democratica”. Il Sindaco della Città di Policoro, Enrico Mascia, interviene sulla chiusura della Gazzetta del Mezzogiorno, che da oggi non è in edicola. “In un’epoca dominata da fake news che tendono a mettere sempre di più ombre sulle notizie vere – prosegue Mascia – diventa indispensabile difendere con unghie e denti chi dell’informazione ne fa una professione con indubbia serietà, dimostrando, carte alla mano, che la verifica delle fonti, una delle prerogative del giornalista, è l’unico strumento per non cadere in quella che ormai viene definita la “babele informatica”. “Esprimo grande solidarietà ai giornalisti della Gazzetta del Mezzogiorno, in particolare ai corrispondenti del Metapontino – conclude il sindaco Mascia – ed auspico un fronte comune congiunto di tutti i Sindaci della Basilicata affinché si scongiuri una perdita professionale e culturale di inestimabile valore per l’intero Mezzogiorno d’Italia”.