La lana, nel corso degli ultimi anni, è diventata un problema. Ci si è dimenticati del suo passato glorioso e in tutta Italia – Basilicata compresa, che pure ha ancora una forte vocazione pastorale – gli allevamenti che hanno resistito alla crisi si sono indirizzati soprattutto alla produzione di formaggio e carne. E così la lana è diventata uno scarto. Cosa si può fare per tornare a considerarla una risorsa? Se ne è parlato in Camera di commercio della Basilicata nel corso del primo Tavolo di dialogo e confronto tra attori della potenziale filiera della lana, nell’ambito del progetto Interreg Adrion “WOOL – Wool as outstanding opportunity for leverage”.
Alla presenza di un dirigente del Programma di sviluppo rurale della Regione Basilicata e del direttore dell’Associazione Regionale Allevatori, gli attori del territorio – allevatori e raccoglitori – si sono confrontati sulle tante difficoltà esistenti: dai piccoli numeri dei capi presenti in Basilicata (in calo costante, nell’ultimo decennio) alla svalutazione della lana succida (ovvero non lavata), fino all’inesistenza di strutture in grado di lavarne grandi quantità in Italia; e così pastori e allevatori si trovano a svendere il prodotto o a stoccarlo in azienda, non potendone disfarsi in altro modo poiché commetterebbero un reato: la lana secondo la normativa europea è infatti considerata un sottoprodotto di origine animale speciale perché, essendo sporca, potrebbe contenere patogeni. Lo smaltimento si può fare solo presso soggetti autorizzati e secondo normative precise, come un qualunque materiale a rischio igienico-sanitario.
Infine, la maggior parte dei nostri ovini non produce lane finissime, di pregio, competitive sui mercati internazionali, e dunque il passaggio verso il mercato si rende alquanto difficoltoso, se non impossibile. Le lane tosate rimangono spesso invendute, anche se potrebbero avere molti impieghi: tessili, per l’edilizia o in altri settori.
Istituire una filiera sembra dunque impresa ardua. L’unica possibilità emersa dal Tavolo è quella di poter provare a immaginare un’esperienza-pilota, in piccola scala, collegando potenziali attori sul territorio per provare a recuperare la lana e a ricollocarla verso la lavorazione artigianale, artistica, di capi di abbigliamento o accessori casalinghi. Se ne discuterà anche nel secondo Tavolo convocato per domani, 6 dicembre, con al centro artigiani artisti, stilisti, fattorie didattiche, agriturismi.