Si è svolta in mattinata nella sala Levi di Palazzo Lanfranchi a Matera la lectio magistralis dell’architetto Mario Botta, uno dei maestri dell’architettura moderna e contemporanea internazionale. L’archistar, ritornato a Matera a distanza di 30 anni, ha inaugurato nella città dei Sassi la terza edizione di “Archival – Festival dell’Architettura di Matera”, organizzato dal Collettivo Archival e dal Centro Edile Quartarella. Durante l’incontro è stata approfondita la linea teorico compositiva dell’architetto, le sue opere e la costante ricerca nell’integrazione del moderno nei diversi contesti urbani. Ad accogliere l’archistar sono stati il direttore del dipartimento Dicem dell’Università della Basilicata, Ferdinando Mirizzi, Antonella Guida, coordinatore del corso di Architettura della Facoltà di Matera, e Antonio Loforese, fondatore del collettivo Archival.
Ad introdurre la lezione di Botta è stato Antonio Conte, coordinatore del dottorato Cities Landscapes dell’Unibas il quale ha sottolineato l’impegno dell’Università nel portare a Matera, grazie all’aiuto di sponsor privati, importanti figure dell’architettura internazionale che hanno segnato la cultura del progetto.
Nel corso della sua lezione Mario Botta ha presentato una serie di opere recenti che “parlano del territorio e del nostro tempo, perché il territorio è parte integrante del progetto e mai elemento accessorio”.
Dalle ore 18 al Teatro Mercadante di Altamura si svolge un altro incontro dal titolo: “Mario Botta – Federico Bucci, Un dialogo tra Architettura e Storia”. L’inconro, organizzato con il patrocinio degli ordini degli architetti di Bari e Matera, Unibas e Politecnico di Milano, è stato aperto dal saluto di Renee Quartarella, responsabile marketing e comunicazione dell’azienda Quartarella, che ha posto l’accento sullo spessore culturale, universalmente riconosciuto, dell’architetto Mario Botta che “con la sua presenza in questa giornata ha dato lustro al territorio, confermando la vocazione aziendale al confronto con i professionisti”.
Il dialogo tra Botta e Bucci è iniziato sul significato più profondo di fare architettura oggi. “Non si può parlare di architettura – ha detto Botta- prescindendo dalla storia. Esisto perché mi ricordo. La storia è parte del nostro presente e non esiste un presente senza storia. Il confronto con la storia è un confronto molto utile, visto che la storia è una parte strutturale della contemporaneità”. Bucci ha una visione da storico mentre l’architetto Botta ha una visione della costruzione che non prescinde dalle motivazioni tecniche, estetiche e funzionali. “Oltre alla funzione dell’architettura – ha sottolineato l’archistar- sono sopratutto i significati, le speranze e le illusioni che sottendono il nostro fare. Quella dell’architetto è una posizione privilegiata ma con la responsabilità di fare sintesi tra le forme di vivere della società moderna e il costruito”
Di seguito le dichiarazioni rilasciate da Mario Botta a Matera a margine della sua lectio magistralis.
“Matera è una città che viene da lontano. Per l’Europa, è un esempio a cui ispirarsi per salvare
identita’, culture e per dialogare con l’area mediterranea, culla di tante civiltà”
“Sono contento per la designazione di Matera a Capitale europea della cultura 2019. Chi l’avrebbe mai detto che una città presepe, come è l’immagine degli antichi rioni di tufo, con tutti i limiti per raggiungerla, un giorno sarebbe potuta diventare Capitale europea della cultura? Ho visto rispetto nel recuperare ambienti da destinare a strutture ricettive, ma con i comfort di oggi e guardando all’innovazione. Un riuso intelligente del territorio e del tessuto abitativo, ma rispettando equilibri e funzioni. Matera è un modello al quale ispirarsi per salvare l’identita’ di altre citta’: ho trovato una città migliorata, che rappresenta quel patrimonio di storia e di identità, quel tessuto della memoria, della quale l’Europa ha bisogno. E’ una città che vive in maniera unica quello che altre non vivono piu’, perchè ha fatto tesoro della sua storia, valorizzando l’esperienza, l’architettura e il vissuto dei rioni Sassi, patrimonio dell’Umanita’, quale opportunità di crescita. C’è una consapevolezza collettiva che emerge e con una forte identità che coinvolge turisti e abitanti. Si tratta di preservarla per evitare quello che e’ accaduto altrove, sopratutto in Asia, dove gli aspetti sociali e culturali, sono scomparsi o quasi. Il vero valore è il territorio e la sua memoria, di una memoria stratificata che altrove non c’è più”.