Questa mattina un gruppo di lavoratori delle campagne è andato al Comune di Palazzo San Gervasio per pretendere subito soluzioni per la situazione alloggiativa. Di seguito la nota inviata dal Comitato Lavoratori delle Campagne
La stagione di raccolta del pomodoro nella zona del Vulture Alto Bradano è iniziata, e come ogni anno decine di lavoratori immigrati affrontano una nuova stagione di sfruttamento, razzismo e assenza di servizi di base, obbligati a mobilitarsi per avere una sistemazione alloggiativa.
Un copione che qui si ripete uguale da anni. Già nel 2020, nel pieno dell’emergenza Covid, i lavoratori avevano dovuto protestare per giorni per ottenere la riapertura dell’ex-Tabacchificio, una struttura adibita a centro di accoglienza finanziato dal governo regionale. L’anno dopo, nell’estate del 2021, l’ex-Tabacchificio aveva aperto con settimane di ritardo rispetto all’inizio della stagione e una capienza di poco più di 200 persone. Anche allora, chi era rimasto fuori aveva dovuto lottare per ottenere un’alternativa abitativa, sotto minaccia e repressione delle forze dell’ordine che da allora presidiano i casolari abbandonati della borgata Mulini Matinelle per impedirvi l’accesso.
Quest’estate, l’ex-Tabacchificio è stato improvvisamente dichiarato inagibile per la presenza di amianto e di rifiuti e le istituzioni hanno dichiarato che il centro non avrebbe aperto. Il 29 luglio i lavoratori accampati nei pressi del capannone sono stati sgomberati, la corrente elettrica tagliata e nessuna alternativa abitativa è stata proposta, mentre il bando adottato dalla regione Basilicata per il finanziamento di strutture alloggiative è andato deserto, ed è stato poi prorogato a seguito di un incontro convocato dalla regione stessa con i comuni del territorio, che si è tenuto dopo lo sgombero.
È passato un mese e da allora i lavoratori che sono andati più volte a bussare alle porte del comune sono stati ignorati. Solo in 6 sono stati presi in carico dalla Caritas, per poi scoprire di dover pagare 120 euro per un posto letto.
I lavoratori ricevuti oggi dal sindaco hanno preteso che venisse chiamata subito la regione, la quale ha risposto dicendo che è necessario aspettare martedì della prossima settimana per aprire la busta dell’unica offerta ricevuta in risposta al bando per la gestione di una nuova ipotetica struttura, non ancora identificata.
Si è inoltre insistito perché il comune, di concerto con prefettura e associazioni datoriali, trovi nel frattempo un luogo temporaneo almeno per potersi lavare, caricare i telefoni ed avere un minimo di riposo dal lavoro e dal caldo soffocante: una soluzione va trovata con urgenza e senza scuse.
Circa un’ora fa il sindaco di Palazzo San Gervasio ha comunicato che i lavoratori potranno usare l’elettricità nei locali della protezione civile tutti i giorni dalle 17:00 alle 20:00 per ricaricare i telefoni e che si tenterà di riaprire i bagni pubblici. Ancora una volta solo la determinazione dei lavoratori ha permesso di ottenere dei risultati.
Continueremo a fare pressione affinché gli impegni presi vengano mantenuti e si ottengano condizioni alloggiative degne: non permetteremo che lascino passare la stagione per poi ridimenticarsi dei lavoratori senza i quali la raccolta dei pomodori non ci sarebbe nemmeno.
Non dimentichiamo che in questo stesso comune, mentre nelle campagne le persone immigrate essenziali alla produzione sono sfruttate e marginalizzate, altre vengono detenute e torturate nel CPR dove pochi giorni fa è morto Belmaan Oussama. Il centro di detenzione da anni al centro di inchieste e attraversato da rivolte per le condizioni di reclusione inumane rimane aperto, mentre il centro d’accoglienza per chi tiene in piedi il comparto agricolo della zona viene chiuso.
Le richieste dei lavoratori sgomberati in protesta oggi fanno eco a quelle dei reclusi: vogliamo case, documenti, contratti giusti e libertà per tutti.