“Il silenzio che circonda varie attività di ENI, SNAM ed altre consociate presenti sul territorio della Basilicata, suscita molti sospetti e dà adito a tanti interrogativi che non avranno mai una risposta. L’Ugl non tollera, ad esempio, che la scoperta di alcune tombe, nell’area della necropoli di Grumento, nel corso dei lavori per il gasdotto, sia circondata da un inspiegabile riserbo al punto tale che i giornalisti sono costretti a non avvicinarsi all’area dello scavo”.
Per la segreteria Regionale Ugl Basilicata “è grave quanto è accaduto in questi giorni che un giornalista, oltretutto autorizzato dal Soprintendente archeologico il dottor De Siena, sia stato allontanato dal cantiere, dove sono emerse le tombe, in malo modo e finanche strattonato dal responsabile dello scavo che, in barba a qualunque regola del vivere civile e di buona educazione, lo ha scacciato considerandolo addirittura pericoloso. Tutto questo induce a ritenere che ci siano evidenti retroscena nella vicenda dello scavo. Il gasdotto attraversa sia l’area protetta del Parco nazionale dell’Appennino lucano Val d’Agri Lagonegrese, sia la zona archeologica facente parte della necropoli dell’antica Grumentum. È ammissibile tutto questo, anche alla luce delle vigenti leggi di salvaguardia ambientale, a cominciare dalla 394 senza escludere la legge istitutiva dello stesso Parco nazionale? Le aree protette sono fonte di sviluppo e di lavoro. E non realtà soggette esclusivamente agli interessi miliardari delle compagnie petrolifere. Su questo tema, che riteniamo di grande importanza, l’Ugl si batterà perché la Basilicata non sia considerata terra di conquista, da utilizzare liberamente secondo le varie necessità”.