Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta dei dipendenti della Provincia di Matera inseriti nelle “liste di mobilità nazionale” e quindi che rischiano di perdere il posto di lavoro.
“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Abbiamo scomodato il paradosso della letteratura “gattopardesca” poiché sintetizza meglio di ogni altra narrazione la vicenda dei dipendenti della Provincia di Matera destinatari di procedura di mobilità per gli Enti di area vasta, che determina, di fatto, la loro “rottamazione” ed “espulsione” dai propri ruoli professionali e funzioni.
Quasi tutti sono “sacrificati”, dopo numerosi anni di servizio e dedizione nei confronti della soddisfazione dei bisogni formativi dei cittadini/utenti della nostra Provincia, in particolare delle classi e categorie sociali con “meno possibilità”.
Si è trattata di una spregiudicata manovra che determina un grave vuoto di professionalità e d’esperienza in uno dei settori confermato strategico nel nuovo quadro legislativo regionale, che si è venuto a delineare nell’ultimo anno e che “spaccia” come una promozione il “cambiamento” che per questi lavoratori si verrebbe a determinare con la messa in mobilità.
Urliamo, con forza, la grave responsabilità che in questo “sciagurato” avvenimento ha avuto il potere politico e il sindacato tutto dei lavoratori, se pur con qualche timido distinguo malamente e insufficientemente rappresentato da qualche singola sigla e personalità, tutti in prima linea tra i protagonisti negativi dell’intera vicenda.
Si è cancellata, dunque, con la complicità di tutti, la storia personale e professionale del personale, che ha rappresentato in tutti questi anni una risorsa professionale e umana rilevante, poiché altamente specializzata nelle funzioni proprie di tutti i processi lavorativi relativi alla programmazione, gestione, amministrazione, docenza, rendicontazione e controllo dell’attività di Formazione.
In questi ultimi mesi ci siamo adoperati a livello politico-sindacale per scongiurare l’iniquità di questo trattamento non raggiungendo, nonostante gli ampi riconoscimenti di qualificazione del lavoro svolto e dei loro diritti, nessun risultato e con la disattesa delle stesse Leggi Nazionali e Regionali che avevano, invece, previsto, una salvaguardia, non solo dei posti di lavoro ma soprattutto la garanzia di rilancio delle funzioni “anzi” fondamentali della formazione e lavoro nei confronti dei bisogni del “povero” e “vituperato” contesto socio-economico del nostro territorio.
Rimarchiamo, ancora una volta, il nostro disappunto rispetto all’intera vicenda che riguarda il personale provinciale assegnato alle Agenzie, brutalmente “abusato” e della indecorosa circostanza dell’iter procedurale di “mobilità” così come si è delineato nei loro confronti e che a breve determinerà la loro espulsione dal comparto della formazione.
Rimangono le incertezze, le non chiare prospettive dei posti messi a disposizione e la farraginosità della procedura medesima, tutto nel più assoluto silenzio e complicità proprio di chi dovrebbe accompagnarci, come lavoratori e dipendenti “storici”, in questa difficile transizione: tra questi ancora in prima fila l’ ”illuminato” apparato politico e sindacale della nostra Regione a cui non rimproveriamo l’assenza ma la connivenza nell’aver determinato questa situazione.
Siete tutti colpevoli della “scellerata” decisione e di aver partecipato e condiviso l’ “ingiustizia” che si è consumata nei nostri confronti, per aver “salvato” pochi eletti, fra cui alcuni di voi stessi e “promesso” a tanti altri.
“Divide et impera” è la strategia che avete condiviso, finalizzata al mantenimento di un ”potere”, fondato sulla divisione e frammentazione delle persone in modo che non possano unitariamente perseguire il raggiungimento di un obiettivo giusto e comune.
Non vi daremo la soddisfazione di “arderci vivi” poiché neanche questo scalderebbe le aride coscienze di chi ha determinato questa nefasta e discriminante situazione e per l’atto di slealtà che avete consumato nei nostri confronti vi togliamo la nostra parola, non prima di avervi comunicato la nostra triste e sofferta decisione di “rinnegare” le nostre personali e penate storie di partecipazione politica e appartenenza sindacale.
Ora, è tempo di rispettare la decisione di ciascuno per la strada personale e professionale che intenderà intraprendere, dunque, anche la libertà di manifestare il proprio dissenso nei modi, nei tempi in cui ritiene, ma questo atto, che è sicuramente “forte”, non può rimanere solo simbolico, sarà accompagnato dalla individuale risoluzione, affinché la “Cultura”, la “Formazione” ed il “Rispetto della persona” rimangano valori sempre “vivi”.