Il 5 febbraio la Riplastic, azienda operante nell’area industriale di Baragiano, che si occupa di recupero e preparazione per il riciclaggio di materiale plastico, produzione di materie prime plastiche, recupero e preparazione per il riciclaggio dei rifiuti solidi urbani, ha licenziato il sig. Marsico Giovanni, sposato e con figli, delegato della UILM di Basilicata nonché RLS all’interno della stessa.
Questo licenziamento ha una sola matrice, colpire uno per colpirne tutti.
Nel mese di settembre 2019, alcuni lavoratori della Riplastic, in primis il sig. Giovanni Marsico decisero di iscriversi alle organizzazioni sindacali di FIM FIOM e UILM affinché si potesse iniziare un percorso sindacale – come è consueto fare nelle normali aziende – che potesse creare migliori condizioni non solo economiche ma soprattutto di vita per tutti i lavoratori all’interno della Riplastic.
Migliori condizioni di vita necessarie visti gli ambienti e le condizioni di lavoro che per anni hanno visto il sacrificio di tutti i lavoratori, condizioni al limite di ogni regola, sia normative ma anche morali; ma per la Riplastic, per i suoi dirigenti, per gli amministratori Ardenghi Alfredo, Imbrogno Gianluca, Pantuosco Gerardo e Ardenghi Ludovica e per tutti coloro che per anni hanno calpestato i diritti minimi dei lavoratori , sono un di cui.
La vita dei lavoratori, per costoro, vale meno dello zero in quanto ha prevalso e prevale il concetto della padronanza, ovvero di sentirsi non solo padroni della propria azienda, ma sentirsi padroni della vita dei lavoratori.
Padroni delle scelte dei lavoratori, anche quella minima di iscriversi alle Organizzazioni Sindacali.
Giovanni Marsico è stato licenziato a seguito di un vero e proprio pedinamento, fotografato e non solo; è stata violata la privacy non solo della propria persona ma dell’intera famiglia a partire da un bimbo innocente di 13 mesi fotografato e forse ripreso da pedinatori di professione con l’unico scopo di colpire un lavoratore, un delegato sindacale che si è sempre contraddistinto quotidianamente nell’espletamento della propria mansione ma che e’ stato punito attraverso il licenziamento solo perché ha fatto una scelta diversa, quella di iscriversi al sindacato.
Non è solo questo, infatti nel mentre le organizzazioni sindacali di FIM FIOM e UILM hanno cercato di mettere in campo il più normale percorso sindacale attraverso cui trovare posizioni di sintesi che andassero verso il miglioramento delle condizioni dei lavoratori, del giusto inquadramento dei lavoratori e di tutto ciò che è materia di confronto sindacale quotidiano all’interno delle aziende “normali” metalmeccaniche in Italia; mentre si faceva ciò, l’azienda, la Riplastic, i suoi amministratori , i padroni mettevano in campo la macchina del fango, violando le norme, intimidendo addirittura i medici del Servizio Sanitario Nazionale alludendo che eventuali certificati di malattia dei lavoratori iscritti al Sindacato potevano essere concordati o falsificati dallo stesso medico.
Siamo alla follia più totale, siamo semplicemente nella condizione paradossale che nel 2020 i “nuovi padroni”, giovani nell’età ma che dimostrano con assoluto disprezzo senza tener conto di nulla, degli effetti sulle famiglie, sui figli , che l’unica regola che conoscono…. e che perseguono è la seguente: io decido, tu esegui…oppure quello è il portone.
Si chiede alle autorità competenti, a partire dall’ispettorato del Lavoro, alla Regione Basilicata di intervenire e di verificare il pieno rispetto delle norme sia in ambito del decreto legislativo 81/08 sia per quanto riguarda l’AIA, visto che per anni i lavoratori sono stati esposti a condizioni lavorative “estreme”.
FIM FIOM e UILM proclamano lo stato di agitazione all’interno della Riplastic e chiedono il reintegro immediato del lavoratore in quanto trattasi di licenziamento illegittimo e persecutorio.
Nelle prossime ore verranno messe in campo tutte le azioni sindacali e legali affinché Giovanni Marsico possa rientrare a testa alta all’interno della Riplastic.