Solo il 2 per cento degli stabilimenti balneari della costa ionico-metapontina accetta l’ingresso di cani. Lo riferisce il Centro Studi Turistici Thalia che,dopo aver raccolto la segnalazione di una coppia di potentini ieri al mare di Marina di Pisticci e che accompagnati da un cane di piccola taglia si sono visti rifiutare l’ingresso negli stabilimenti balneari, ha svolto un monitoraggio a campione. La richiesta dei potentini al mare per un giorno, sia chiaro, si limitava all’ingresso in spiaggia, sotto l’ombrellone, con il cane al guinzaglio e senza consentire di fare il bagno al cagnolino.
Il divieto è purtroppo molto diffuso in tutti gli stabilimenti balneari italiani con una percentuale che in alcune regioni è anche al di sotto della nostra.
In Italia – ricorda il Cs Thalia – ci sono tre modalità di frequentare le spiagge, ove possibile, con un animale domestico:
Recarsi in una spiaggia o lido attrezzato tradizionale che lasci accesso ai cani, ma in alcune regioni non è permesso che il cane entri nell’acqua. Può capitare quindi che tocchi pagare un biglietto d’ingresso, per poi tenere il cane sotto l’ombrellone. Alcuni lidi (in Romagna in particolare) hanno attrezzato piscine e docce riservate ai cani tenuto conto della “sofferenza” per la calura.
In alcuni casi gli animali sono accettati, ma a numero chiuso, con il rischio di rimanere fuori se si arriva tardi o se non si ha prenotato.
Andare in una spiaggia o lido attrezzata dedicata ai cani accompagnati dai loro padroni, con tanto di strutture apposite, sponsor vari e, spesso, biglietto da pagare a parte. Da noi in Basilicata non ce ne sono e nel resto d’Italia sono una dozzina in totale.
Andare in una spiaggia libera che non sia inclusa nell’ordinanza balneare del comune in cui si trova, o che non abbia un regolamento con specificato il divieto di accesso. Se la spiaggia non è inclusa nell’ordinanza balneare del Comune o della Regione, o se non è regolamentata restano solamente gli scogli e le zone non balneabili.
Su 4 mila chilometri di costa balneabile, con circa 12 mila stabilimenti (in media uno ogni 350 metri), soltanto il 2 per cento è “petfriendly”. Agli stabilimenti si aggiunge qualche spiaggia libera, generalmente in posizioni periferiche e raramente con docce o servizi.Eppure, perché una spiaggia sia petfriendly, non basta garantire l’accesso agli animali, ma dovrebbero essere a disposizione servizi dedicati a loro.
A partire dal 2002, la normativa sulle spiagge non è più competenza delle Capitanerie di Porto ma direttamente delle Regioni che possono delegare i singoli Comuni. Fino a tale data la Capitaneria di Porto fissava il divieto di accesso alle spiagge da parte dei cani per il periodo tra giugno e settembre. Adesso alcuni divieti sono fissati a livello nazionale, ma di norma sono i singoli Comuni ad assumere disposizioni in merito.
Per il Centro Studi Turistici Thalia una maggiore attenzione in tema di accoglienza nel lido di cani (almeno di piccola taglia) da parte degli operatori è soprattutto un elemento di civiltà oltre che un servizio ad un’utenza sempre più numerosa che è costretta se non vuol rinunciare al mare a lasciare il cane a casa.
Ago 01