L’analisi di Carmine Lombardi, segretario regionale della Feneal Uil sullo stato dell’edilizia in Basilicata conferma quanto da Confapi Matera sostenuto a più riprese e, da ultimo, evidenziato nella relazione sull’economia consegnata al Prefetto Bellomo.
La crescita moderata di cui parlano diversi studi non tiene conto del fatto che il settore delle costruzioni, preponderante nella regione per fatturato e occupazione, al contrario di altri settori dell’economia lucana, non è ancora uscito dalla crisi.
Di qui gli appelli di parte sindacale e datoriale rivolti alle istituzioni competenti a rivolgere maggiore attenzione a un comparto strategico per la nostra regione, che bisogna tutelare e salvare prima che sia troppo tardi, con un patrimonio imprenditoriale e di lavoratori di primissimo livello.
Come dimostra lo stato delle infrastrutture, soprattutto di quelle della viabilità, in Basilicata si investe poco, il sistema viario esistente necessita dappertutto di interventi urgenti di manutenzione, mentre le oltre 6.000 imprese edili lucane attendono da anni le condizioni necessarie per un rilancio.
Inoltre, come opportunamente evidenziato da Carmine Lombardi, le continue e – aggiungo io – ingiustificate manipolazioni del Codice degli appalti non fanno che creare confusione negli operatori, soprattutto nelle stazioni appaltanti più piccole, costretti a rincorrere continuamente i rimaneggiamenti del legislatore. Alle incertezze normative, poi, si aggiunge la lentezza della burocrazia che dilata a dismisura i tempi per la cantierizzazione delle opere. Infine, i dubbi normativi alimentano continui contenziosi giudiziari che consegnano le opere pubbliche alle prerogative della magistratura amministrativa.
Intanto, sembra che le novità del nuovo Codice siano state quasi del tutto assimilate, se è vero che dopo un anno di calo, nei primi mesi del 2017 gli appalti tornano a crescere. I dati provenienti dell’Edilcassa Regionale di Basilicata riportano un aumento della massa salari, quindi un buon risultato che, se non denuncia ancora una ripresa del settore, indica quanto meno un minimo risveglio.
Le risorse finanziarie non mancano, occorre solo che siano spese presto e bene, senza sottovalutare la scarsa collaborazione del sistema bancario che ha ridotto notevolmente i flussi creditizi alle imprese dell’edilizia.
A questo quadro poco roseo si aggiunge l’annoso problema dei ritardi dei pagamenti. Le imprese edili subiscono ritardi eccessivi nei pagamenti, oltre che da parte della pubblica amministrazione, anche nelle transazioni tra privati, soprattutto quando operano in qualità di fornitori, subappaltatori e affidatari dei contraenti generali. Esiste una direttiva comunitaria che prevede termini di pagamento di 30 giorni e comunque non superiori ai 60 giorni. Il mancato rispetto di tali termini comporta gravi difficoltà per le imprese che si ripercuotono purtroppo anche sul buon esito degli appalti e sui tempi di realizzazione dei lavori. In tal modo è l’intera filiera a fungere da cassa per l’anticipazione di corrispettivi altrimenti dovuti e quasi mai corrisposti nei tempi e nei modi che l’Europa ha stabilito.