Una sperimentazione che si appresta a diventare “buona pratica” per il post raccolta di cereali e ortofrutta, ma che richiede ancora una normativa ad hoc.
E’ uno dei temi emersi nel corso del seminario in videoconferenza promosso dall’ALSIA, l’Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura, il 3 novembre scorso su: “Ozono nel post raccolta: il punto in cerealicoltura e ortofrutticoltura”. Un appuntamento che ha riunito partecipanti e esperti da tutta Italia: dai piccoli imprenditori ai ricercatori di enti come CREA, CNR, Università, e tecnici delle cooperative o consorzi agricoli, delle OP e di imprese della grande distribuzione, il confronto ha affrontato numerosi aspetti legati all’utilizzo di questo sistema e alla sua applicazione.
L’incontro è stato organizzato dal funzionario divulgatore dell’ALSIA, Giuseppe Mele, che ha sottolineato il risultato ottenuto in termini di partecipazione con una risposta ampia e proveniente da tutta Italia. Il programma dei lavori, dopo i saluti del dirigente dell’ALSIA Rocco Sileo, ha approfondito tutti i passaggi che riguardano l’ozono nelle operazioni successive alla raccolta come, ad esempio, gli effetti sulle micotossine e sui funghi tossigeni e le esperienze pilota realizzate sino ad ora. Il confronto a più voci, introdotto e moderato da Francesco Cellini, dirigente dell’ALSIA, ha consentito di fare il punto su cerealicoltura e ortofrutticoltura e su questa opportunità nella fase di post raccolta.
Nel suo intervento di chiusura dei lavori, il direttore dell’ALSIA, Aniello Crescenzi, ha sottolineato il valore dell’utilizzo dell’ozono ma soprattutto la necessità di approfondire tutti gli aspetti che lo caratterizzano. “E’ una buona risorsa – ha sostenuto – ma credo che ad oggi si sia ancora lontani da una sua applicazione massiva per il controllo dei patogeni in ambienti esterni. Le vicende emerse da questo importante incontro che l’ALSIA ha fortemente voluto, sono molto utili da approfondire e si rivelano promettenti per il futuro, anche se non possiamo sottovalutare – ha concluso Crescenzi – che dalla fase sperimentale all’applicazione su larga scala siano necessari ulteriori studi ed evidenze che, seppur ci sia un iter ben avviato, richiedono ulteriore lavoro. L’ozono è una molecola che, infatti, va ulteriormente studiata anche per il suo potere ossidante contro i patogeni. Al tempo stesso è necessario evitare che in questo momento si faccia confusione nel suo utilizzo in ambiti differenti rispetto a quelli in cui è consentito”.