La crisi economica rafforza “l’azione aggressiva di gruppi esteri” che puntano a acquisire “patrimoni industriali, tecnologici e scientifici nazionali”, nonché “marchi storici del Made in Italy, a detrimento della competitività delle nostre imprese strategiche”. Lo segnala la Relazione annuale dei servizi segreti al Parlamento. “Nonostante le critiche a volte mosse al nostro Paese, afferma Leo Montemurro Segretario regionale Cna, si consolida sempre piu’ l’interesse degli investitori stranieri nei confronti del comparto produttivo nazionale, specialmente delle piccole e medie imprese, colpito dal prolungato stato di crisi che ha sensibilmente ridotto lo spazio di accesso al credito quanto i margini di redditività”.
Naturalmente va da se , continua Montemurro, che alcune manovre di acquisizione effettuate da gruppi stranieri – se “da una parte fanno registrare vantaggi immediati attraverso l’iniezione di capitali freschi, dall’altra sono apportatrici nel medio periodo di criticità”.
La crisi economica rafforza “l’azione aggressiva di gruppi esteri” che puntano a acquisire “patrimoni industriali, tecnologici e scientifici nazionali”, nonché “marchi storici del Made in Italy, a detrimento della competitività delle nostre imprese strategiche”. Ciò per il “rischio di sostituzione, con operatori di riferimento, delle aziende italiane attive nell’indotto industriale interessato dall’investimento diretto ovvero proprietarie di tecnologie di nicchia, impiegate nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza nazionali, come pure nella gestione di infrastrutture critiche del Paese”.
Ecco perché occorre fare di tutto per preservare il nostro apparato industriale, soprattutto quello di qualità che ha dimostrato di saper reggere al meglio l’urto della crisi ma che oggi mostra i primi segnali d’affanno soprattutto a causa della restrizione dei canali di credito. Di qui l’invito, conclude Montemurro , al nuovo Parlamento ed al nuovo Governo di mettere da subito in campi gli interventi a più voci richiesti dal mondo delle imprese durante la campagna elettorale: più credito, meno tasse sul reddito, meno contributi sul costo del lavoro.