“L’inflazione galoppante insieme al mancato rinnovo dei contratti collettivi e dei provvedimenti negoziali stanno progressivamente erodendo il valore e il potere di acquisto delle retribuzioni dei dipendenti pubblici, il cui stipendio in termini reali è ogni anno sempre più basso rispetto agli anni precedenti”. È questo il grido d’allarme che lancia il segretario generale della Confederazione generale autonoma Confsal Angelo Raffaele Margiotta
“Eppure – afferma Margiotta – lo sviluppo del sistema paese richiede che venga riconosciuto il giusto valore al lavoro pubblico, perché è fondamentale il lavoro che vede quotidianamente impegnati, con professionalità e spirito di servizio, tutti i pubblici dipendenti: i docenti e il personale della scuola, gli operatori della sanità, i dipendenti impegnati nelle amministrazioni centrali e negli enti locali, la polizia di stato, la polizia penitenziaria , i vigili del fuoco e gli operatori del comparto difesa. E’ necessario che al modesto acconto dell’1,5% erogato nel 2023 faccia seguito un adeguato stanziamento che, in attesa dei rinnovi contrattuali, faccia temporaneamente fronte all’erosione retributiva provocata dalla dinamica inflattiva”, aggiunge ancora.
“Ci aspettiamo inoltre -conclude il segretario generale Confsal- che il governo, attraverso anche un doveroso confronto con i rappresentanti delle categorie del pubblico impiego, si impegni a definire un cronoprogramma di stanziamenti che definisca le risorse economiche da destinare al rinnovo dei contratti collettivi di scuola, sanità, funzioni centrali, funzioni locali e dei provvedimenti negoziali del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico”.