Matera capitale europea della cultura, Carbone (CIA): non ci vergogniamo del passato contadino. Di seguito la nota integrale.
Lo abbiamo detto “a caldo”, con le parole del presidente regionale Antonio Nisi, ed è il caso di ripeterlo ancora: nel riconoscimento a Matera del ruolo di Capitale della cultura per il 2019 c’è tutto l’orgoglio del mondo contadino lucano, che ha saputo conservare e valorizzare i Sassi e che, da sempre, è legato a quel patrimonio artistico-monumentale patrimonio dell’Unesco, per superare il vecchio cliché di mondo rurale simbolo di arretratezza.
Dobbiamo ribadirlo perché più di qualcuno se ne dimentica, in questa fase, in cui prevale ancora l’aria di festa e euforia. Per non parlare di chi si vergogna del passato contadino. Noi certamente non ci vergogniamo.
I giovani imprenditori della Cia, solo qualche giorno fa e proprio a Matera, presso il circolo culturale “La Scaletta”, hanno invitato Mario Campli – consigliere del Cese (Comitato economico e sociale europeo), ma soprattutto amico-studioso del mondo agricolo – a parlare del suo libro “Europa, ragazzi e ragazze riscriviamo il sogno europeo”.
Un modo per raccogliere la sfida culturale di Matera Capitale della Cultura nel 2019 ed evidenziare l’attenzione dei giovani agricoltori verso l’Europa, una delle istituzioni che più influisce sulle politiche di sviluppo rurale e della formazione.
L’ Europa non è solo economia e formazione e non deve dimenticare il percorso indicato dai “padri fondatori” che credevano nel sogno di un Europa veramente unita. Campli ci ha messo in guardia: “la più immediata percezione dell’Europa è quella della “lontananza” dai bisogni, ma ancora più in profondità, seppure in maniera non del tutto consapevole, dallo spaesamento prodotto dal mondo che ci è entrato in casa a cui lo “stato nazionale” non ha più tutte le carte per organizzare una risposta, mentre Europa è ancora incompiuta”.
Noi raccogliamo la sua sollecitazione perché nell’Europa ritrovi spazio la storia e la cultura contadina. Non è un’operazione di nostalgia, ma piuttosto di recupero della storia che in Basilicata, attraverso la lotta per la terra e la riforma agraria, è stata banco di prova della complessa Questione Meridionale che non ha mai perso di attualità. Si tratta di un’operazione che risponde ad un obiettivo: riflettere sull’epopea del movimento popolare meridionale e di quello contadino, per porre concretamente al centro del dibattito economico e politico regionale e nazionale la riformulazione, in chiave moderna, dello storico problema del passaggio dalla “questione agraria” di Rocco Scotellaro e Manlio Rossi Doria ad una più attuale “questione rurale” posta dalla nascita e dall’evoluzione della Politica agricola comune, dal continuo processo di allargamento dell’Unione europea, dai fenomeni di internazionalizzazione selvaggia e dall’irruzione prepotente sulla scena agroalimentare della grande distribuzione organizzata e del mondo della finanza.
“La somma delle due tendenze è una micidiale impotenza -ha continuato l’autore- il ‘tiro incrociato’ è solo una manifestazione, peraltro, inefficace. Le classi dirigenti dei Paesi membri dell’Unione ancora oggi, dopo i risultati delle elezioni europee, sottovalutano questa pericolosa miccia. Ho l’impressione che vedano il tutto con una sorta di sbagliata e grave supponenza”.
Campli ha, poi, concluso sostenendo che “la costruzione europea è, con tutta evidenza, un cantiere ancora aperto. La mia convinzione profonda è che, allo stato attuale del processo, i destini dei Pesi membri (in primis, dei fondatori) siano totalmente intrecciati con quelli della Unità e ognuno ha il dovere di fare, ogni giorno, la sua parte”.
Per tornare al nostro contributo a Matera Capitale Europea della Cultura 2019 è il caso di ricordare che scegliemmo ‘il Carro-vascello’ come immagine della nostra Festa Nazionale dell’Agricoltura 2010 – ripensando alla tradizione materana della Festa della Bruna – per racchiudere tutti i simboli della ricca e varia produzione agricola dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. La festa delle tre “M” : Matera, Mezzogiorno e Mediterraneo”.
L’evento ha lasciato traccia nella “Carta di Matera”, “una sorta di ‘mosaico’ di proposte e strategie, sottoscritta da presidenti di Regione, Province, sindaci di Comuni di tutt’Italia, che si compone di tante ‘tessere’. Tra esse: il ricambio generazionale delle aziende agricole (specie al Sud); il sistema alimentare con il rafforzamento di qualità e controlli; la ‘candidatura’ degli agricoltori a diventare produttori di energia da fonti rinnovabili; il modello di sviluppo delle aree rurali per una nuova politica di coesione, competitività e sviluppo; il rafforzamento dell’imprenditoria femminile; il ruolo dei pensionati-agricoltori per la difesa dello stato sociale e il diritto ad adeguati servizi nelle aree rurali; la nuova Pac”.