Matera si prepara a recitare il ruolo di capitale europea della cultura senza una propria banca. Partendo da questo dato oggettivo riportiamo di seguito la nota di Nino Sangerardi sulle prospettive di Matera 2019 legate allo sviluppo socio-economico del nostro territorio. Con alcune riflessioni amare.
Il ruolo creativo della finanza è una leva potente anche per lo sviluppo delle scienze e della cultura.
Matera da più anni non ha un suo istituto bancario. In principio fu la Banca Popolare del Materano sede legale nella Città dei Sassi, fondata nel 1881 grazie alla fusione tra Banca Mutua Popolare di Matera e Banca Popolare Cooperativa Montescaglioso e Banca Cooperativa Ferrandinese.
Durante il 1995 entra a far parte del Gruppo Bper Banca Popolare Emilia Romagna e l’anno 2008 con Banca Popolare di Crotone dà vita alla Banca Popolare del Mezzogiorno,presieduta dal calabrese Francesco Antonio Lucifero e presidente onorario il materano prof. Donato Masciandaro. La Banca calabro-lucana a fine 2014 viene incorporata da Bper che ne detiene una partecipazione del 96,92%. Nessun originario di Matera ai vertici della nuova Bper Banca.
Pochi giorni fa si è tenuta l’inaugurazione,nel capoluogo materano, dello sportello di Banca Popolare Pugliese, sede legale Parabita (Lecce), che dall’11 luglio 2016 gestisce la tesoreria del Comune di Matera.
Il 18 giugno scorso l’apertura della filiale della BCC di Alberobello e Sammichele di Bari.
Banca in cui da gennaio 2015 la carica di direttore generale vicario è stata ricoperta dal potentino Giampiero Maruggi.
Questi a luglio 2015 si dimette perchè nominato amministratore unico di Sviluppo Basilicata spa proprietà della Regione Basilicata, ex direttore generale della Banca Popolare del Materano, ex direttore generale Banca Popolare del Mezzogiorno, ex direttore generale Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza.
Le altre banche presenti in città, con una o più succursali, sono Banca Popolare di Puglia e Basilicata(il 20 aprile 2015 la sede legale è trasferita da Matera ad Altamura,nel consiglio di amministrazione della Banca manca la rappresentanza materana), Banca Popolare di Bari, Monte dei Paschi di Siena, Banca Prossima, Ubi Banca-Carime, Banco di Napoli, Banca Apulia,Unicredit, BCC di Santeramo in Colle, BCC di Cassano Murge e Tolve, Banca Intesa San Paolo,Banca Nazionale del Lavoro.
La Banca d’Italia per la seconda volta ha messo in vendita la sua agenzia di Matera. Edificio grande 3.690 metri quadri entrato in funzione il 2 gennaio 1953. I compratori dovevano far pervenire la relativa documentazione alle ore 12 del 27 luglio 2016.
L’esito della valutazione delle offerte verrà reso pubblico il 30 settembre prossimo. La base d’asta, si vocifera, a partire da 5,9 milioni di euro.
La chiusura decretata da Bankitalia il 15 settembre 2009. Nonostante lettere e petizioni di sindaci e sindacati inviate al Governatore Mario Draghi : “La ventilata chiusura della sede significherebbe condannare il già fragile sistema economico di questa città ad un altro duro colpo, dopo le continue penalizzazioni inflitte ultimamente al territorio,che ne limitano lo sviluppo…”.
Perchè Matera non è riuscita a conservare un proprio sistema bancario?
In mancanza,forse, di un ceto sociale e imprenditoriale autonomo,al passo con i tempi. Non aggrappato esclusivamente all’edilizia a fronte, tra l’altro, dell’invecchiamento della popolazione(l’urbanistica è tutt’altra storia),ai salottifici finiti male a soli venti anni dalla nascita
( poichè intrapresa a basso contenuto tecnologico e facilmente imitabile), ai finanziamenti e appalti di stampo regionale e parastatale e europeo che hanno prodotto quasi niente: basta inoltrarsi nel cimitero delle fabbriche dismesse e inquinanti che si trovano in Val Basento o nei meandri della perenne cassa integrazione e variopinto assistenzialismo di Stato.
E comunque in Basilicata non è mai esistita e non c’è una borghesia un poco moderna che trascina il resto della società verso mete di progresso. Al contrario domina la corporazione impiegatizia foraggiata dalla nomenclatura politica perchè ottimo serbatoio di voti. Si notano gruppi partitocratici,sodalizi e combriccole paesane in lotta per accaparrarsi il ricco piatto dei denari stanziati dai Ministeri italiani e dall’Unione Europea(Fse-Fesr-Pon-Por-Programma rurale-Gal). Epperò cresce l’emigrazione di centinaia di giovani e meno giovani laureati e diplomati.
Tragedia sociale e antropologica non molto dissimile da quella raccontata da Carlo Levi nel 1972: ”Il costo umano dell’emigrazione è immenso,sia come somma di sofferenze individuali,di perdita di salute,di vita, di valori insostituibili, sia come morte e deserti di intere regioni,come decadenza e corruzione e desolazione dei paesi piccoli e grandi, spopolati e inesistenti : dove al di là di una certa soglia,ogni vita si perde. E i vecchi e gli incapaci stanno lì seduti sui muretti delle piazze,in attesa del nulla; e i resti di una piccola borghesia parassitaria incattiviscono,disputandosi il conto delle anime morte (per qualche sperato sussidio o contributi della Cassa del Mezzogiorno). La vita si fa ogni giorno sempre più lontana,le distanze sempre più grandi; la frattura di un mondo scisso appare sempre più insanabile se non ad opera di grandi rivolgimenti,se non se ne distruggono le cause”.
Ce la farà Matera 2019 a svolgere cultura vera con più o meno 100 milioni di euro che dovrebbero essere elargiti, nel tempo e con peripezie burocratiche, da Governo nazionale, Regione Basilicata e Unione Europea?
Oppure, come già si registra, ci si accontenterà del turista mordi e fuggi, incolto, a caccia di pizza e piadine e kebab e varia gelateria, beato nel selfie scattato nei pressi del Sasso Caveoso? E dei furbetti materani che nel commercio e ristorazione e pernottamento aumentano, ingiustificati, i prezzi? Per dire, un euro costa il caffè nel centro storico di Matera e un euro si paga al bar del Four Seasons, hotel a 5 stelle in via Gesù centro di Milano.
Nino Sangerardi