“Solo il 4,9% degli occupati nel Mezzogiorno trova lavoro attraverso il Centro per l’Impiego mentre la strada principale resta il canale ‘informale’, vale a dire amici, parenti e conoscenti, che consentono di avere un impiego, sia pure per la gran parte temporaneo, nel 32% dei casi di neo-occupati. Sono dati che ci affida l’Isfol e che sollecitano la politica a rafforzare l’impegno per la riforma del mercato del lavoro, con misure ed azioni da attuare sia a livello nazionale che regionale, per superare l’inadeguatezza dei Centri per l’Impiego”. E’ quanto sostiene il vice presidente del Consiglio Regionale Franco Mattia (Pdl), evidenziando che “l’incidenza del cosiddetto canale ”informale” aumenta tra i più giovani e diminuisce tra i più istruiti. Trovano infatti lavoro grazie a parenti e amici il 40,6% dei giovani (a fronte del 32% della media generale), il 30,5% delle donne e il 45,6% di coloro che hanno solo il diploma di media inferiore. La percentuale di coloro che hanno successo con il canale informale crolla al 13,3% per coloro che hanno la laurea (e al 29% tra i diplomati). Per i laureati il canale principale è quello dei concorsi pubblici (36,9% trova lavoro in questo modo) e l’Università (il 7,2%) mentre appena l’1,2% ha successo grazie al centro per l’impiego. Siamo di fronte alla conferma – continua Mattia – che il posto fisso è sempre più raro e che tra i giovani gli esiti positivi, intesi come trasformazioni da occupazioni atipiche in standard, sono inferiori al dato medio e la permanenza nella condizione atipica è superiore. I laureati hanno invece esiti superiori al dato medio sia nelle trasformazioni sia nelle permanenze, quindi restano nel mondo del lavoro di più e meglio rispetto al dato medio. Le donne hanno esiti positivi inferiori alla media, ma permanenze superiori, mentre nel Mezzogiorno tutti i parametri sono peggiori rispetto ai livelli nazionali.
Tra i motivi del rifiuto di offerte di lavoro, come ha spiegato l’Isfol, ci sono una nuova occupazione inferiore alle aspettative (23,7%), la retribuzione inferiore alla richiesta (19,2%), l’orario eccessivo (10,7%) e la forma contrattuale inadeguata (10%), ma anche il fatto che l’offerta sia stata fatta per un lavoro irregolare o ‘in nero’ (10,3%). Siamo dunque di fronte alla conferma che insieme ai programmi per nuova occupazione stabile – dice Mattia – la riforma Fornero va modificata ed adeguata per consentire ai canali pubblici di collocamento di funzionare realmente”.
Mar 21