E’ sempre la cucina contadina con i prodotti alimentari locali la “regina” della tavola di Pasqua e del Lunedì dell’Angelo. Per il pranzo di domenica i lucani manterranno praticamente inalterato il budget del 2014 in due casi su tre, e il 78% festeggerà anche quest’anno tra le mura domestiche. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori. Della Basilicata
Niente superfluo e acquisti oculati quindi: uova di cioccolato e colombe segnano un calo del 3% e anche l’agnello risulta in diminuzione (-4%). A vincere saranno soprattutto i dolci “fai da te” e la pasta fatta in casa. Si prevede, infatti, una crescita del 10% della spesa per uova, zucchero, farina, burro e lievito. Nei menù casalinghi saranno protagonisti come sempre i piatti del territorio e della tradizione, dalla pastiera alla frittata, dalla torta pasqualina all’agnello. Nonostante la flessione prevista -spiega la Cia- l’agnello resta in ogni caso un “classico” delle tavole per più di una famiglia su tre.
E le previsioni di una Pasqua ancora sotto il segno dell’austerity si riscontrano anche nella scelta delle vacanze, con meno viaggi e più gite fuori porta. Una scelta di cui beneficeranno gli agriturismi, che uniscono il relax della campagna ai prezzi contenuti e alle tradizioni enogastronomiche del territorio.
Il “mercatino delle cose buone” a Matera – evidenzia la Cia – ci ha confermato la richiesta dei cittadini di accorciare la filiera agro-alimentare per consolidare un rapporto di fiducia tra i consumatori ed il mondo agricolo.
La Spesa in Campagna è un circuito di imprese agricole, aderenti alla Confederazione italiana agricoltori – Cia, che fanno vendita diretta. Si pone l’obiettivo di applicare la filiera corta nella vendita dei prodotti agricoli freschi e trasformati favorendo l’incontro tra i consumatori ed i produttori. Facendo la Spesa in Campagna il consumatore soddisferà la sua domanda di genuinità e risparmio, e avrà inoltre l’occasione di conoscere l’imprenditore e la sua famiglia, l’attività agricola, le tecniche di coltivazione e di allevamento di animali, nonché di ammirare il paesaggio agrario, le bellezze naturali e artistiche del territorio.
Inoltre, riscoprire e rilanciare le antiche ricette dei territori rurali con prodotti di stagione appena raccolti e subito cucinati, valorizzare il protagonismo delle donne dell’agricoltura depositarie dei saperi contadini, creare un rapporto diretto fra produttore e consumatore anche a tavola, offrire nuove occasioni di reddito alle aziende agricole “rosa” e contribuire alla difesa dell’ambiente accorciando la filiera e “sfruttando” tutte quelle produzioni locali che necessitano di minori quantità di combustibili fossili per essere prodotti e trasportati sono gli obiettivi dell’AgriCatering, la nuova attività ideata da Donne in Campo-Cia che prevede l’offerta di servizi di catering a filiera corta, dove tutto nasce direttamente dal lavoro nei campi senza intermediazioni. L’AgriCatering è già partito in via sperimentale in Toscana e in Basilicata, ma ora lo scopo è di creare una vera e propria “rete” nazionale, tramite le associazioni territoriali di Donne in Campo, presenti su tutto il territorio italiano. E per fare questo, le imprenditrici agricole della Cia si sono già dotate di un regolamento ben preciso, un marchio “ad hoc” e un rigido disciplinare.
“Per poter innovare – sottolinea Paolo Carbone della Cia – occorre partire dai prodotti della tradizione e dalla consapevolezza che le ormai note qualità, tipicità e valori che li contraddistinguono vanno salvaguardate, conservate e organizzate con adeguate forme di tutela, per combattere le sempre più frequenti contraffazioni del “made in italy” agroalimentare, e farne, dunque, strumento di innovazione e di sviluppo economico per imprese e comunità locali. L’agricoltura è certamente il settore sul quale puntare per garantire occasioni di sviluppo e coesione anche nelle regioni meridionali. In quest’ottica è importante potenziare il legame fra territorio, consuetudini alimentari e tradizioni enogastronomiche: tutto ciò offre identità e sviluppo alle comunità locali. Sono necessarie, quindi, iniziative che promuovono la vendita diretta dei prodotti dell’azienda agricola, le “strade enogastronomiche” collegate ai prodotti tipici ed ai vini di qualità, la valorizzazione turistica attraverso le tipicità agroalimentari, i Musei del cibo e della tradizione contadina, una ristorazione che richiami le ricette e i prodotti locali, anche nelle mense pubbliche, l’ospitalità turistica alberghiera per la valorizzazione delle tradizioni alimentari locali”.