“C’è un aspetto ancora più intollerabile della situazione di crescente disagio sociale, specie tra le famiglie del Mezzogiorno, che è stato definito “povertà sanitaria” e riguarda le persone che rinunciano a curarsi o comunque limitano fortemente la spesa sanitaria, di fronte all’incapacità sempre più diffusa di arrivare a fine mese. Il diritto alla salute diventa così solo un principio ed è inattuato dalla parte più fragile della società, proprio lì dove si registra un aumento delle malattie, connesse a stili di vita e di alimentazione”. A sostenerlo è il segretario nazionale di IdV Ignazio Messina rilanciando l’impegno del partito attraverso una campagna sul riconoscimento del diritto alla salute.
“Il Rapporto sulla povertà sanitaria e sulla donazione dei farmaci presentato a Roma grazie al lavoro del Banco farmaceutico con dati provenienti dalla Colletta farmaceutica annuale, dalle donazioni delle aziende farmaceutiche, dai sistemi di monitoraggio degli oltre 1.500 enti caritativi che fanno parte della rete servita dal Banco farmaceutico, sommato a quello di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato – aggiunge – fornisce un quadro allarmante.
Dal 2007 al 2012 la povertà assoluta è cresciuta di circa il 60%, arrivando a interessare il 6,8% della popolazione, pari a 4,8 milioni di persone. L’accesso ai medicinali viene definito dal Tribunale per i Diritti del Malato «un percorso a ostacoli» a causa di eccessiva burocrazia, difformità tra Regioni e scarso coinvolgimento delle associazioni. Altro punto dolente sono i tempi di accesso troppo lunghi, in particolare per le terapie innovative: oltre un anno di attesa dall’approvazione a livello Ue alla commercializzazione nel nostro Paese. E nel frattempo i costi dei medicinali a carico dei cittadini crescono. Il Ministro della Salute Lorenzin che continua a parlare di nuovo Patto della Salute con le Regioni nel tentativo di limitare i danni prodotti dai continui tagli alla sanità pubblica – afferma Messina – farebbe bene a porsi questo problema e ad individuare azioni concrete, in sinergia con le Regioni, perché l’esonero dei ticket sulla farmaceutica come sulla specialistica ambulatoriale per le famiglie povere, è una misura troppo limitata”.