Si è tenuta stamattina presso la Fondazione Antiusura Monsignor Cavalla la conferenza stampa di presentazione delle due settimane di mobilitazione contro la crisi nelle campagne lucane a cura di Altragricoltura. Don Basilio Gavazzeni, Katya Madio e Gianni Fabbris hanno illustrato le iniziative previste.
Riportiamo di seguito il documento distribuito durante la conferenza stampa con l’agenda aggiornata. Il momento clou è previsto mercoledì 29 gennaio 2014 a Roma, quando le delegazioni degli agricoltori lucani parteciperanno insieme agli altri alla Udienza Pontificia in Piazza San Pietro dove porteranno uno striscione con la scritta:
“Il nostro amore per il lavoro della terra difende le comunità. La vergogna dell’usura ci uccide”.
Nel pomeriggio dello stesso giorno Altragricoltura convoca una importante assemblea presso la sede del Parlamento Europeo a Roma per portare con i Sindaci delle aree di crisi e i movimenti mobilitati in questi mesi le proposte per cambiare le scelte fondamentali di politica agricola dentro cui è possibile immaginare il rilancio della nostra agricoltura produttiva.
Nella serata di venerdì 17 gennaio presso la sede di Altragricoltura di Bernalda, l’assemblea degli agricoltori adotterà un documento/appello alla società lucana ed alle istituzioni che sarà succesivamente comunicato alla stampa.
Il quadro di crisi della aziende agricole lucane ed il crollo della redditività di impresa
Nel 2012 le aziende agricole lucane che hanno chiuso l’attività per effetto della crisi sono 1228. In particolare, secondo i dati ufficiali di Unioncamere, sono state 816 in provincia di Potenza e 412 in provincia di Matera le imprese della coltivazione dei campi che sono state cancellate dagli albi delle due Cciaa.
La stretta creditizia e l’aumento dei costi di produzione, trascinati in alto dai rincari di gasolio e mangimi, annullando quasi i margini di guadagno delle imprese, che chiudono il 2012 con redditi praticamente fermi (+0,3 per cento).
Nel primo trimestre 2013 sono 550 le aziende agricole e zootecniche lucane che sono state cancellate dagli Albi delle Cciaa di Potenza (348) e Matera (202).
In dettaglio secondo i dati di Unioncamere, le aziende agricole e zootecniche attive al 30 marzo 2013 sono 18.439 (erano 18.651 al 30 marzo 2012) di cui 10.731 in provincia di Potenza e 7.708 in quella di Matera.
Solo in parte le cessazioni sono rimpiazzate da nuove iscrizioni che al primo trimestre 2013 ammontano a 176 (92 in provincia di Potenza e 84 in quella di Matera).
Diverse sono le cause della chiusura delle attività agricole, certamente ascrivibili agli effetti di politiche agricole internazionali e nazionali ed alla tendenza generale che colpisce tutti i settori dell’agricoltura e allevamento mediterranei nei Paesi Europei e riferibili nel quadro generale di recessione che attraversa l’economia nazionale ma che mostra pericolosi e caratteristici rischi per la tenuta di un settore strategico per l’economia regionale.
L’ortofrutta, il piccolo allevamento, la cerealicoltura, la viticoltura e l’olivicoltura (tutti settori caratteristici e portanti dell’economia agraria regionale lucana ed, in particolare, della provincia di Matera) sono le aree produttive maggiormente esposte alla crisi economica.
Sono, anche, quelle che soffrono maggiormente il calo dei prezzi al campo e l’aumento dei costi produttivi che incidono profondamente sulla loro capacità di competere nell’accesso ai mercati sempre più esposti all’ingresso di merci alimentari provenienti da economie agrarie extrauropee o di paesi europei concorrenti.
Il dato del +0,3% dei redditi agricoli registrati nel 2012 non offre alcun margine di contenimento dell’aumento e di sopportabilità dei costi aziendali; la tendenza è registrabile sia nell’aumento dei mezzi di produzione ( concimi, mangimi, sementi, antiparassitari, gasolio), sia in quello degli oneri contributivi ((in poco meno di due anni +26 per cento) e dal peso di quelli burocratici, sia con l’aumento dell’Imu sui fabbricati rurali e sui terreni.
Se si considera che oggi i costi produttivi incidono sulla gestione aziendale agricola, in media, tra il 60 e l’85 per cento per cento, ciò rende la condizione di moltissime aziende agricole della provincia di Matera particolarmente rischiosa.
Del resto le stesse politiche di sostegno e di governo del settore, con particolare riferimento all’ortofrutta, non riescono ad offrire valide ed efficaci azioni di compensazione della crisi in atto. Azioni il cui effetto dovrebbe essere decisivo per permettere alle aziende agricole di compensare il gap di costo e reggere la pressione dovuta al dumping dei prezzi dei prodotti agricoli dovuti, in gran parte, alla competizione di prezzo determinata dall’offerta sul mercato italiano ed europeo di forti derrate alimentari provenienti da economie agrarie dai costi significamente più bassi che arrivano anche a -40%.
La fortissima diminuzione della capacità delle aziende agricole lucane di accedere agli incentivi ed ai sostegni comunitari messi a disposizione dal PSR (Piano di Sviluppo Rurale) Regionale indica chiaramente la difficoltà del comparto a generare reddito anche accedendo alle risorse compensative. Il dato è evidenziato dal forte allarme per l’incapacità di attivare le risorse pur messe a disposizione delle aziende dalle misure comunitarie, misure che, essendo sull’Asse Investimenti del PSR, prevedono una compartecipazione economica e finanziaria dell’impresa agricola lucana che, ormai, non riesce più a garantire la copertura degli interventi determinando, così, il non utilizzo di molte risorse comunitarie che rimangono inutilizzate.
La mancata spesa di gran parte delle risorse comunitarie in agricoltura è, in gran parte, determinato dalla incapacità delle aziende agricole lucane di poter cofinanziare le misure previste dai bandi comunitari attivati dalle scelte regionali per la loro impossibilità di accedere al credito agricolo e l’esaurimento di scorte finanziarie.
Del resto il meccanismo con cui nei decenni scorsi le aziende agricole hanno potuto far fronte agli investimenti assistiti dal concorso degli incentivi comunitari è stato quello del ricorso al credito (in agricoltura indispensabile per rendere fruibile e spendibile il capitale investito e immobilizzato nei beni fondiari). La stretta creditizia (-22 per cento di finanziamenti al settore in un anno) e i ll sovraindebitamento delle aziende agricole, particolarmente di quelle dell’ortofrutta interessate nei decenni scorsi in provincia di Matera da forti investimenti di innovazione in processo e prodotto, inibisce ancor più la capacità delle aziende sia nel far fronte all’anticipo dei costi di gestione fondamentale per gestire la campagna agraria, sia alla disponibilità di liquidità per la compartecipazione ai programmi finanziari derivanti dagli incentivi comunitari.
Altissimo è, infatti, l’indebitamento delle aziende agricole nei comparti agrari della provincia di Matera. Ad oggi, infatti, ben due aziende agricole su tre sono gravate da debiti e tre su dieci non riescono più a fronteggiarlo, con il rischio di finire nella rete dell’usura e della criminalità organizzata come evidenzia la relazione che nel 2012 il Ministro degli Interni ha presentato al Parlamento. In quella sede ha evidenziato come il rischio più grande di penetrazione della criminalità organizzata in Basilicata è determinato dal rischio usura cui sono indotte le famiglie degli agricoltori in Provincia di Matera per i ritardi delle risposte all’emergenza determinata dai danni delle alluvioni del 2010 e del 2011 sia dal crollo dei prezzi agricoli per effetto del trust commerciale nel Metapontino.
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Intervengono Associazioni di agricoltori, comitati di lotta e di iniziativa, parlamentari europei e nazionali, Istituzioni. delegazioni di agricoltori dalle diverse regioni italiane.