“La Tari è l’emblema di un Paese a macchia di leopardo, che procede tra norme nazionali disattese da parte dei comuni e richieste illegittime a molte imprese, anche per migliaia di euro, da parte degli stessi Comuni.”Questo è quanto afferma Leo Montemurro della Cna.
L’unica soluzione a questa annosa situazione è l’emanazione del decreto, previsto dal Codice ambientale e atteso da molti anni, che determina i criteri per l’assimilazione dei rifiuti delle imprese a quelli delle famiglie. In assenza di tale decreto, i Comuni hanno fatto un utilizzo improprio del principio di assimilazione, riportando quanto più possibile dentro la gestione pubblica i rifiuti speciali prodotti dalle imprese e, conseguentemente, applicando a questi la Tari, determinando altresì situazioni paradossali che vedono comuni distanti solo pochi chilometri tra loro applicare tariffe molto diverse che diventano in tale modo elementi che falsano la leale concorrenza tra le imprese.
Per porre termine a tale stato di disagio, continua Montemurro, la CNA ha chiesto al Ministero dell’Ambiente nel corso di un incontro svoltosi a Roma l’emanazione del decreto di assimilazione, per fare finalmente chiarezza, favorire una uniformità di comportamento sul territorio, rispettare i limiti quali-quantitativi all’assimilazione previsti dalla disciplina ambientale e, soprattutto, riconoscere alle imprese il principio fondamentale di libertà nella scelta del metodo di smaltimento dei rifiuti, a salvaguardia dell’ambiente e delle stesse imprese”.
Gen 26