Morte bracciante agricola di Bernalda, Carmine Vaccaro, segretario regionale Uil e Gerardo Nardiello, segretario regionale Uila Basilicata: dopo il dolore è il momento di rilanciare iniiativa sindacale.
Subito dopo il dolore per la morte di Giuseppina Spagnoletti, la bracciante agricola di 39 anni di Bernalda colta da un malore nella mattinata di giovedì 31 agosto mentre era al lavoro in un’azienda agricola nelle campagne di Ginosa, è il momento di interrogarsi su cosa fare perché non accada mai più e rilanciare l’iniziativa del sindacato.
Sapevamo che non bastava una nuova legge di contrasto al lavoro nero in agricoltura per affrontare tutte le complesse questioni che riguardano le condizioni di lavoro e di salute degli operai e delle operaie impegnate nel duro lavoro nei campi.
In attesa che le indagini chiariscano se la donna soffrisse di particolari patologie che il caldo di questi giorni e il lavoro hanno accentuato, se queste patologie si sono aggravate nel tempo a causa del lavoro svolto, le condizioni stesse in cui Spagnoletti operava nelle campagne – dagli orari di lavoro al tipo di prestazione effettuata – dobbiamo intensificare l’attenzione, la lotta senza quartiere alla illegalità e la scelta di costruire insieme soluzioni alternative checonsentano l’incontro trasparente tra domanda e offerta di lavoro e garantiscano ai lavoratori condizioni di lavoro al riparo da ogni rischio per la salute.
Il lavoro irregolare in Basilicata, secondo la stima dell’ufficio politiche territoriali della Uil, continua a rappresentare una quota tra il 12 e il 15%, per un totale di circa 50mila lavoratori interessati. E se nel periodo 2008-2012 si registra un calo è perché complessivamente è in calo del 5% il lavoro regolare sommato a quello “in nero”. L’altra faccia della medaglia del lavoro sommerso è costituita dalle tasse che mediamente vengono a mancare in Basilicata pari a 1.174 euro l’anno per ciascun residente e che quindi sono sottratte ad investimenti produttivi e sociali. Per un calcolo più preciso, secondo i dati del nostro Ufficio Uil, il valore aggiunto del sommerso da noi supera la quota di 1,5 miliardi di euro con una stima, limitata al gettito evaso, di circa 600 milioni di euro. E parliamo sempre di numeri teorici perché anche a seguito della diminuzione delle ispezioni in azienda, nell’ordine di un 30% l’anno, i numeri reali non si conosceranno mai. Non so se, come sostengono autorevoli economisti, il sommerso costituisca realmente un vero e proprio ammortizzatore sociale, so solo che bisogna passare da impegni e documenti ad atti per la ridare piena dignità ai lavoratori irregolari e a quelli precari.
La Uil e la Uila di Basilicata hanno sempre ritenuto che è indispensabile mettere in campo misure eccezionali in quanto i dati dimostrano come il sommerso sia ancora una metastasi e che, anche in un momento di crisi come questo, in cui si cerca di estendere tutele a chi ne è privo, non si può pensare di abbassare la guardia nei confronti di un fenomeno che produce violazione di diritti e tutele soprattutto per la salute di lavoratori e lavoratrici.