Non si può morire a 18 anni di alternanza scuola-lavoro: fermare subito i protocolli con le aziende private
Lorenzo Parelli, studente 18enne dell’istituto Bearzi all’ultimo giorno di PCTO, ovvero di alternanza scuola lavoro, è stato ucciso da una putrella in un capannone della Burimec, azienda metalmeccanica alle porte di Udine.
Mentre si finge di mantenere aperte le scuole, in un balletto di quarantene e isolamenti, il profitto non si ferma e i ragazzi continuano ad essere inviati nelle aziende a lavorare con la scusa della formazione sul campo. In realtà svolgono il ruolo di forza-lavoro non retribuita, spessissimo in situazioni pericolose, in contesti lavorativi non protetti, in posti cioè nei quali non dovrebbero proprio stare.
I ragazzi devono stare a scuola, in una scuola che sia sicura, da ogni punto di vista. I ragazzi devono studiare, crescere e scoprire cosa vogliono diventare da grandi, non morire in modo assurdo in un’azienda meccanica, al posto di un lavoratore salariato, in un qualche finto stage che è in realtà, lo sappiamo bene, lavoro nero.
In due anni di pandemia la scuola italiana è stata chiusa a ripetizione, gli studenti hanno perso tantissimo tempo scuola, tante occasioni di apprendimento, perché non si è voluto investire in risorse, personale, spazi. L’alternanza scuola lavoro invece non si è quasi fermata, come non si sono mai fermate le aziende, solo e soltanto nella logica del profitto di pochi e della schiavitù di molti.
No! Non lo accettiamo, non si può finire uccisi dal profitto a 18 anni, quando si dovrebbe essere al sicuro a scuola! Diciamo basta all’alternanza scuola lavoro, alla scuola azienda, al profitto sulla pelle dei lavoratori e degli studenti. Vanno fermati subito i protocolli con le aziende private, rimesso al centro il tema del futuro lavorativo dei giovani, per contrastare la barbarie quotidiana della nostra società.
Unione Sindacale di Base