Antonio Fedele, Vice Presidente Nazionale di Unpisi (Unione Nazionale Personale Ispettivo Sanitario d’Italia) in una nota rilancia il tema dellasicurezza sui luoghi di lavoro a seguito delle “morti bianche” registrate negli ultimi giorni a Treviglio, in provincia di Bergamo e a Crotone, che ha fatto salire ad oltre 150 il numero di persone decedute sul lavoro. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Antonio Fedele (Unpisi): Sicurezza sui luoghi di lavoro, un dovere condiviso?
L’impennata delle “morti bianche” degli ultimi giorni ha posto all’attenzione dell’opinione pubblica la materia della sicurezza sui luoghi di lavoro di tutti i settori produttivi quali l’agricoltura, l’industria, l’edilizia, l’artigianato, il turismo, i servizi.
Siamo sicuri che fra qualche giorno dalle ultime tragedie il fenomeno delle morti sul lavoro cadrà nel dimenticatoio e sarà accompagnato da tanti buoni propositi da parte di istituzioni pubbliche e private tesi a fare in modo che il fenomeno non si ripeta.
Non esiste, quindi, un’attenzione quotidiana sul fenomeno della sicurezza sui luoghi di lavoro e, pertanto, manca una coscienza collettiva che consente di percepire la problematica in maniera capillare fra i milioni di lavoratrici e di lavoratori e fra i tanti datori di lavoro.
Questi ultimi sono tenuti a svolgere la propria attività economica/produttiva nel rispetto della sicurezza dei prestatori di lavoro.
Dalla lettura delle norme che disciplinano la materia si evince che il fine del legislatore è quello di tutelare l’integrità psico-fisica delle lavoratrici e dei lavoratori che è un diritto primario “fondamentale” nella gerarchia dei diritti costituzionali.
Perciò, occorre stabilire come i vari soggetti attuatori della sicurezza sui luoghi di lavoro devono cooperare per salvaguardare al massimo l’integrità psico-fisica delle lavoratrici e dei lavoratori.
A sommesso avviso della scrivente Associazione di categoria, una discussione laica ed aperta fra tutti i soggetti coinvolti, che devono assicurare la massima sicurezza tecnologicamente possibile, favorirebbe una collaborazione virtuosa fra i tanti settori e enti che risulterebbe di grande aiuto alla prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali correlate all’attività lavorativa.
Le competenze in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro sono esercitate da vari soggetti : Stato, Regioni, datori di lavoro e loro consulenti, lavoratrici/lavoratori.
La parcellizzazione di dette competenze non aiuta ad individuare una strategia comune per ridurre al minimo il rischio all’esposizione ai pericoli presenti in tutti i luoghi di lavoro.
Fra gli Enti pubblici dotati di competenze sulla materia in discussione la Direzione del Lavoro e le Aziende Sanitarie Locali sono quelli ai quali il legislatore ha delegato poteri e competenze più pregnanti.
Le competenze e i poteri, però, si materializzano con le risorse umane e strumentali che garantiscono elevati livelli quali/quantitativi nella prevenzione di infortuni sul lavoro e di malattie professionali.
A questo proposito occorre sottolineare che mentre assistiamo ad una escalation di incidenti sul lavoro a livello nazionale, contemporaneamente il servizio sanitario pubblico regionale riduce la dotazione organica di Tecnici della Prevenzione.
Un esempio di questa tendenza è rappresentato dalla Regione Basilicata.
Infatti, il piano triennale delle assunzioni 2016/2018 dell’Azienda Sanitaria Locale di Matera prevede l’assunzione di un solo Tecnico della Prevenzione.
Detta figura professionale è sempre in trincea nella vigilanza sui luoghi di lavoro e nelle attività di formazione/informazione rivolte ai lavoratori e ai datori di lavoro.
Nel mentre si verifica un intasamento di dirigenti nelle strutture del servizio sanitario regionale di Basilicata, si nota una cronica e grave carenza di personale ispettivo del comparto sanità.
Occorre invertire la rotta dotando i Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie regionali di un numero maggiore di Tecnici della Prevenzione, adeguato a soddisfare le esigenze di controllo sulle tantissime attività produttive presenti sul territorio regionale che spesso non vengono ispezionate a causa dell’insufficiente numero di personale ispettivo.
Un contributo ad una maggiore valorizzazione del personale ispettivo è stato fornito dalla istituzione del costituendo Albo professionale dei Tecnici della Prevenzione che è divenuto, per fortuna, una realtà grazie all’attività dell’ultimo scorcio della passata legislatura del nostro Parlamento.
I Tecnici della Prevenzione della Basilicata vogliono incrementare il loro contributo alla realizzazione del sogno di vedere ridotto a numeri vicino allo zero i rischi derivanti dall’attività lavorativa.
La Regione Basilicata è latitante sulle continue richieste della scrivente Unione tese ad instaurare un dialogo costruttivo fra associazioni di categoria e i rappresentanti del popolo lucano per costituire un sistema di relazioni scientifiche e sociali finalizzate a costruire una rete permanente di soggetti che sentono il dovere di dare il proprio apporto giornaliero alla prevenzione di infortuni sul lavoro e di malattie professionali.
Attendiamo con pazienza una convocazione degli organi regionali di maggioranza e di opposizione per spiegare le ragioni e le passioni che animano l’attività quotidiana dei Tecnici della Prevenzione.
Detta figura professionale è individuata dalle norme come il principale soggetto posto a presidio dell’integrità psico-fisica delle lavoratrici e dei lavoratori.
Perciò, chiediamo all’Assessore alla Salute della Basilicata di convocare al più presto l’Osservatorio delle Professioni Sanitarie anche al fine di approfondire la tematica delle modalità di attuazione delle norme emanate per consentire la costituzione ed il funzionamento degli ordini e degli albi delle professioni sanitarie.
Antonio Fedele, Vice Presidente Nazionale di Unpisi (Associazione Nazionale rappresentativa Ministero della Salute)
Nella foto il luogo in cui hanno perso la vita due operai a Crotone a seguito della caduta di un muro di contenimento della strada