Leonardo Moscaritolo, dirigente della Cia-Confederazione Italia Agricoltori di Melfi, è il nuovo responsabile nazionale del Gie-Gruppo di interesse economico cereali-seminativi-comitati di prodotto. La nomina è avvenuta nell’ambito del rinnovo dei sette Gie promossi dalla Confederazione e – sottolinea una nota della Cia lucana – rappresenta il riconoscimento della qualità di un gruppo dirigente di una piccola regionale che testimonia un impegno di iniziative e proposte di spessore nazionale. Tra le questioni da affrontare a breve rientrano quelle dell’aggiornamento del contratto di filiera cerealicola, la costituzione di un distretto specifico del Mezzogiorno, il rafforzamento dei rapporti tra le parti attraverso accordi interprofessionali, l’individuazione di una “cabina di regia” per i controlli sia nella fase di import che in quelle di trasformazione e commercializzazione.
Il settore cerealicolo nazionale – sottolinea Moscaritolo – è di primaria importanza economica e sociale, è presente nel “made in Italy” più tipico dalla pasta al pane ai dolci e coinvolge oltre 600.000 aziende agricole che utilizzano oltre 4 milioni di ettari per produrre circa 20 milioni di tonnellate di prodotto. Il valore della produzione lorda vendibile è di circa 5 miliardi di euro, a cui si devono aggiungere quasi 20 miliardi di euro di fatturato derivante dalle industrie molitorie, mangimistiche, di panificazione e sementiere. Per la produzione di grano duro, l’Italia resta fra i principali produttori del mondo (la Puglia ha la leadership con oltre il 22 per cento del totale nazionale).
Secondo il Gie-Cia cerealicolo, nonostante gli aumenti -determinati, peraltro, da fattori contingenti- i prezzi pagati ai nostri agricoltori non compensano affatto gli alti costi produttivi, contributivi e burocratici. Costi che hanno subito un’ulteriore impennata sia a causa dei rincari petroliferi, della fiscalizzazione degli oneri sociali. Un settore, quindi, in grave affanno che ha necessità di nuove politiche che diano reali sostegni alle imprese agricole che non possono continuare ad operare nell’incertezza più profonda e in un sistema competitivo che sta fiaccando sempre più i produttori italiani.
Da qui l’esigenza di rendere più saldi e producenti i rapporti di filiera e di lavorare in maniera seria per cercare di raggiungere efficaci accordi interprofessionali che permettano di tutelare e valorizzare il “made in Italy”.
La Cia inoltre rivendica l’adozione del Piano cerealicolo regionale in sinergia con il Piano nazionale; una nuova disciplina regionale che favorisca l’aggregazione delle produzioni; un programma di insediamento agro-industriale; un progetto per il potenziamento della ricerca e dell’innovazione e di sostegno all’introduzione di varietà; la definizione del marchio a tutela del pane e della pasta made in Lucania.
Ed il Gie-Cia cerealicolo rinnova la denuncia che sui mercati della Basilicata è da tempo presente grano proveniente soprattutto dall’Ucraina, dal Kazakhistan, dall’Australia, dal Canada e dal Messico, che viene scaricato al porto di Bari, e dalla Turchia, attraverso l’interporto di Foggia, mentre per la pasta prodotta in Italia vengono impiegati grani duri per il 50-60 per cento di origine estera, con seri problemi di qualità e sanità del prodotto.