Movimento Basilicata Zona Franca si inserisce nel dibattito avviato nei giorni scorsi sulla possibile istituzione di una Zona Economica Speciale a Matera. Di seguito la nota integrale.
Movimento Basilicata Zona Franca: “ZES a Matera? Sì, ma siamo franchi!”
La visita degli esponenti dell’economia internazionale che, il 12 maggioo scorso ha posto la Città dei Sassi sotto i riflettori del mondo, nonché l’avvenuto arrivo nella Capitale Europea della Cultura 2019 del Premier Paolo Gentiloni e del Ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincentilo scorso 5 giugnoper prendere parte alla Conferenza “Mezzogiorno protagonista: missione possibile”, dedicata alle attuali problematiche istituzionali, economiche e sociali del Sud,hanno costituito per molti l’occasione propizia per riproporre e diffondere annunci a mezzo stampa circa l’istituzione di una Zona Economica Speciale (Zes in acronimo)a Matera e nell’asse Matera-Taranto.
Le recenti dichiarazioni a tema del Sindaco Raffaello De Ruggieri di “avanzare al governatore di Bankitalia la richiesta di attuare nella realtà urbana una Zona ad Economia Speciale per affrontare e contenere l’emergenza occupazionale e la crisi di competitività del Meridione”, apparse all’indomani dell’evento del G7 su il Quotidiano del Sud e la Gazzetta del Mezzogiorno (rispettivamente il 14 ed il 15 maggio u.s.),come pure gli ultimi interventi del Consigliere Svimez Vincenzo Viti pubblicati in data 16 maggio e 3 giugno u.s. sul portale d’informazione www.sassilive.it anno del resto solamente eco alle notizie divulgate nei mesi passati dalle testate giornalistiche locali circa le variegate proposte in tema di Zes presentate all’Esecutivo da altri rappresentanti politici lucani,ed in particolare a quelle avanzate nello scorso mese di febbraio dall’on. Cosimo Latronico (Cor) e dai deputati Maria Antezza e Ludovico Vico (Pd) in riferimento al D.L. Mezzogiorno.
Il susseguirsi di comunicati stampa aventi ad oggetto tali disparate proposte non fa, quindi, che mettere in luce il fenomeno che qui in Basilicata si sta verificandoin materia di Zes: un’episodica presentazione al Governo di emendamenti e proponimenti legislativi stilati in maniera difforme e disarticolata, privi di un progetto unitario alla base ed atti solamente a durare il tempo che trovano, in cui l’unico dato comune che ne emerge è un’immagine del tutto sconclusionata della nostra Regione.
Ma la conseguenza ancora più grave di questa situazione è che, mentre gli amministratori ed i parlamentari lucani sono concentrati soltanto a sfruttare la concomitanza di alcuni eventi per declamare enfatici proclamial fine di attirare l’attenzione dei mass-media,sebbene poi non manchino di far puntualmente registrare la loro assenza ai tavoli delle trattative perdendo, così, del tempo utile e sprecando opportunità,considerato che i fondi pubblici da destinare al riguardo si fanno sempre più esigui, i rappresentati istituzionali delle altre Regioni confinanti (Calabria, Puglia e Campania) sono passati concretamente all’azione.
Questi, infatti,avendo compreso che lo strumento delle Zes non può assolutamente essere procrastinato, ma deve subire un’accelerazione in quanto senza di esse il destino del Sud Italia è segnato, approfittando anche del fatto che il quadro normativo attuale è favorevole e facendo leva sulle peculiarità delle loro aree portuali e retroportuali, già da parecchio si sono attivatiefficacemente per ottenere l’applicazione del relativo regime fiscale di vantaggio nei propri territorimediante l’elaborazione e l’approvazione di documenti e legge speciali regionalida sottoporre al vaglio del Governo nazionale e della Commissione Europea, al fine di ricevere aiuti concreti dallo Stato.
L’aspetto più assurdo di questa vicenda si rileva ancor più nella circostanza che, quando le Regioni viciniori hanno iniziato a lavorare per la stesura delle loro proposte legislative sulle Zone Economiche Speciali da attuare, la Basilicata era già da tempo in possesso diun progetto valido, unico ed innovativo in materia di Zes, ideato sulla base di uno studio attento ed approfondito della particolare situazione economica e sociale della Regione, nonché di una perspicace analisi circa la costituzione morfologica, geografica e logistica del territorio.
Il progetto in questione, riguardante la proposta di rendere l’intero suolo lucano una Zona Franca Energetica elaborata dall’ex Assessore Regionale all’Ambiente, Trasporti ed Infrastrutture Prof. Aldo Berlinguer e di cui il “Movimento Basilicata Zona Franca ” (libera associazione di cittadini lucani che comprende e coinvolge le varie realtà sociali dislocate sul territorio regionale) se ne fa portavoce e promotore, è stato redatto in tutta la sua completezza sin dal 2014 e, paradossalmente, è rimasto da allora fino ad oggi inattuato, con il rischio di essere relegato nell’archivio dei progetti mai posti in atto, proprio a causa dell’inerzia e della mancanza di volontà delle varie realtà istituzionali di coalizzarsi e cooperare tra loro, attraverso una collaborazione sinergica volta a creare una rete capillare tra esperti in materia, Enti locali e società civile,al fine di realizzare un disegno comune volto a perseguire il bene della collettività.
La proposta, approvata con delibere consiliari e di Giunta da ben oltre 100 Comuni lucani, prevede infatti una fiscalità di vantaggio correlata all’importante polo estrattivo regionale, con numerosi benefici sui costi energetici per la popolazione e per le aziende che operano sul territorio, il quale diverrebbe, anche per via della sua collocazione naturale di crocevia tra più Regioni, un effettivo attrattore di investimenti economiciin virtù delle agevolazioni fiscali e delle semplificazioni normative ed amministrative che ne scaturiscono.
L’istituzione della Zona Franca Energetica, così come strutturata nel progetto concepito dal Prof. Berlinguer,favorendo la previsione dei costi bassi dei prodotti energetici utilizzati nei cicli produttivi,con la conseguente adozione di processi di produzione idonei a determinare risparmio energetico e, di riflesso, la riduzione delle accise sui relativi consumi, dunque,risolleverebbe le sorti non solo delle imprese già insediate in loco dando impulso alla loro attività produttiva, ma anche dei cittadini lucani, ora vessati dalle imposte e sempre più in difficoltà per arrivare a fine mese, andando loro a fornire gli strumenti idonei per vivere dignitosamente mediante il giusto utilizzo delle risorse naturali ed ambientali che il territorio riesce ad offrire. Il tutto andrebbe inoltre a rappresentare potenzialmente la variabile strategica di una politica economica alternativa atta a contrastare la speculazione finanziaria sull’energia ormai divenuta consuetudine in Basilicata.
Quindi un progetto che, grazie alla sua poliedrica e versatile funzionalità, genererebbe esiti positivi su tutta l’economia regionale e che, se solo vi aderisse con un’apposita deliberazione al pari degli altri Comuni lucani,apporterebbe particolari e notevoli vantaggi soprattutto alla Città di Matera ove, per mere ragioni di contiguità a Taranto, opererebbe bilateralmenteconiugandosi altresì alla Zes interregionale Appulo-Lucana, centrata sulla portualità del Capoluogo pugliese con l’area della Valbasento come retroporto, in cui la stessa Città dei Sassi potrebbe essere ricompresa con significativi benefici alle imprese culturali, i qualiandrebbero a sommarsi ai benefici doganali, infrastrutturali e fiscali ad essa correlati,oltre che a sovrapporsi allo sgravio di accisa per i consumi petroliferi previsti nell’attuazione della Zona Franca Energetica.
E’ evidente che tutto questo rappresenterebbe per Matera, divenuta negli ultimi anni una delle mete turistiche più rinomate del Sud Italia, una grossa opportunità per gli investimenti anche in ambito culturale e turistico-alberghiero, nell’ottica di un sistema di offerta integrato tra porti e retroterra in cui l’istituzione della Zes Appulo-Lucana, attraverso una concreta ed effettiva apertura al mercato internazionale concorrenziale grazie all’interconnessione al porto di Taranto e della convergenza di risorse e scelte delocalizzative nella piattaforma di Ferrandina, farebbe giocare alla Valbasento un ruolo centrale e decisivo nellalogica della retroportualità, fungendo gli investimenti da apripista per favorire un’economia orientata allo scambio con l’Estero.
Se si considera che, nel novero dei protagonisti del mercato globale, la sfida competitiva tra territori si basa sulla capacità di differenziarsi per attrattività, che l’attrattività si misura sull’interconnessione e che i porti garantiscono connessioni con i mercati internazionali, l’idea del Prof. Aldo Berlinguer di far includere la piattaforma logistica di Ferrandina nel sistema intermodale integrato dell’area retrostante il porto di Taranto,allo scopo di mettere in campo meccanismi atti a rilanciare la competitività del tessuto produttivo territoriale e regionale lucano, risulta essere vincente e dall’importanza vitale e strategica per la nostra Regione.
In ragione di ciò, essa ha visto porre a suo sostegno, il 24 febbraio u.s., pure una significativa presa di posizione da parte di Confindustria Basilicata diffusa a mezzo stampa,in cui si sottolinea come il rendere la Basilicata Zona Franca Energetica, facilitando le attività produttive e favorendo la creazione di nuovi posti di lavoro,potrebbedavvero costituire la svolta epocale per la ripresa economica di una terra,come la Basilicata,desolata ed emarginata per lungo tempo dagli investimenti a causa della difficile fase attraversata dal suo sistema socio-economico, sia in conseguenza dei contraccolpi della crisi economica generale, sia delle innumerevoli criticità locali, nonché ancora oggi largamente sprovvista delle fondamentaliopere infrastrutturali.
Entro fine anno le Zes diverranno realtà. Quello che ora urge fare da parte della politica e della macchina amministrativa lucana, per evitare di restare esclusi dai relativi provvedimenti normativi di riconoscimento, è pertanto dare al progetto del Prof. Aldo Berlinguer priorità ed impulso, da un lato procedendo con le delibere nei Comuni che non vi hanno ancora aderito e, dall’altro, incalzando il Governo così come stanno facendo le altre Regioni.
Naturalmente un’azione del genere necessita del supporto di tutte le istituzioni le quali, anziché continuare a perdersi in mille rivoli ed a creare intorno alle Zes soltanto molto rumore per nulla, dovrebbero coalizzarsi e portare avanti una proposta comune che, secondo le previsioni costituzionali, possa essere celermente formalizzata in una legge regionale atta ad avviarne finalmente l’iter procedurale attuativo.
Movimento Basilicata Zona Franca
Zes Matera Taranto, nota Vincenzo Viti (Svimez)
Con il decreto “Resto nel Sud”, il governo integra ed indirizza una serie di provvidenze a sostegno delle economie meridionali (una pelle di leopardo tuttora da rassodare virtuosamente).
Il Ministro De Vincenti conferma perciò le dichiarazioni rese qualche giorno fa a Matera :velocizzazione degli investimenti pubblici e privati, sportello per gli interventi integrati nel Mezzogiorno, sostegno a progetti imprenditoriali ( anche quelli mirati al recupero di aree incolte; antica proposta della Regione Basilicata, formula del 2009 che finalmente riceve una replica favorevole).
Il Decreto definisce sopratutto la cornice normativa per le ZES, ambiti disciplinari che verranno riconosciuti a seguito della pronuncia della Unione Europea e mediante la individuazione affidata alle singole Regioni sulla base delle loro aree portuali e retroportuali. Esse potranno così godere di procedure amministrative semplificate di accesso alle infrastrutture,da affidare ad un unico soggetto gestore (regola quanto mai opportuna) e di agevolazioni fiscali aggiuntive rispetto al regime ordinario dei crediti d’imposta al Sud per imprese che investono fino a 50 milioni. Mancano nel Decreto sia la proroga del l’iperammortamento sia il sostegno alle industrie energivore. Ma si provvederà, si spera.
Si mette in moto perciò il complesso meccanismo di identificazione delle ZES : un opportuno ombrello fiscale e finanziario da tempo sostenuto dalla Svimez ( si leggano le Edizioni ultime dal “Rapporto” e le finestre specifiche aperte su Taranto e Matera( porto e retroporto).
Per il vero, la prima delle scelte Svimez, convalidata da una lettura geostrategica del sistema logistico meridionale, aveva riguardato Gioia Tauro. Si era andata poi aggiungendo l’opzione napoletana, con Salerno e Bagnoli.
Infine la nostra insistenza sul combinato disposto fra portualità tarantina e retroportualita’ capitaleggiante di Matera con il Metapontino tornato ad essere il cuore dell’antico progetto “Ionio Europa” (profezia di tempi andati), si è iscritta fra le ipotesi sostenute dalla Svimez .
Formulazione che oggi, per il riconoscimento del Governo, assume il valore di un impegno e di una concreta prospettiva : che occorrerà onorare poiché pretende di essere validata da atti mirati e da procedure rapide.
Chi dovrà proporre la Zes Matera Taranto? Indubbiamente le due Regioni, sempre che si incontrino in una missione comune, valorizzando le integrazioni e le affinità esistenti e coinvolgendo le comunità interessate : i due Comuni capoluogo e le due Province. Emiliano e Pittella, delle cui intenzioni non è lecito dubitare, promuovano le singole istruttorie e le affidino ad una iniziativa coordinata. Infine la rassegnino al Governo perché la sottoponga alla UE che dovrà poi riconoscere la Zes e autorizzarla.
Alla Svimez sarebbe possibile, se si ritenesse, chiedere di riempire la cornice della ZES di contenuti,indirizzi, significati,proiezioni, così da definirne credibilità, sostenibilità e valore. Sarà una istruttiva una prova di interregionalità di “respiro statuale”, più forte delle insorgenze volontaristiche che dovessero nascere sul terreno delle competizioni fra localismi armati.
Credo sia utile aggiungere che una Zes, se circoscrive il campo del vantaggio fiscale e dell’incentivo alle imprese, è proiettata comunque a concorrere e sviluppare un movimento espansivo. Sopratutto se si correla ad un complesso di misure pensate per accompagnare lo sviluppo dell’intero territorio regionale con interventi compensativi e alternativi. Infatti alle strategie regionali competera’ di
replicare in termini di visione generale e di obiettivi unificanti.
la Basilicata, per la sua parte, dovrà ripensarsi dentro un sistema che metta in sicurezza l’ambiente e in pari tempo riconnetta in un quadro sostenibile le risorse del petrolio e la vocazione delle aree interne, consolidando così la sua funzione di cerniera fra i due distretti metropolitani campano e pugliese.
Infine la Piattaforma logistica agroindustriale, in parte finanziata per un impegno assunto e ribadito dalla Regione Basilicata, potrà portare valore nel cuore di un distretto meridionale di straordinario interesse produttivo. Essa,fra l’altro, potrebbe trovare le risorse aggiuntive che occorrono al suo completamento proprio nel dispositivo del Decreto governativo che prevede finanziamenti a sostegno di iniziative imprenditive che investano fino a 50 milioni.
In questo quadro sarà possibile iscrivere la Costa jonica, così come le altre infrastrutture portuali del Sud dentro le rotte della Via della Seta. Scongiurando che esso venga sorvolato, anzi si ritrovi pienamente inserito dentro una vincente e non retorica strategia euromediterranea. L’unica che possa mettere in valore l’intero Paese come risorsa finalmente vissuta come compimento storico e come unità civile.
Vincenzo Viti, Consigliere Svimez