Ci sarà pure almeno un motivo di sfiducia dei giovani e dei disoccupati in generale per non rivolgersi ai Centri per l’Impiego. La Fondazione Hume calcola che negli ultimi tre anni appena il 12% dei giovani si è rivolto ad essi; di questi, appena lo 0,9% ha ricevuto un’offerta di lavoro, allo 0,3% è stato proposto un corso di formazione organizzato o riconosciuto dalla Regione, e lo 0,4% è riuscito ad avere un’offerta per un altro tipo di formazione. Cosa fare? In attesa che Parlamento e Governo mettano mano alla riforma dei servizi per l’impiego c’è un’opportunità da cogliere al volo rappresentata dal Programma “Youth garantee” con fondi dell’Unione Europea finalizzati a far rivivere il collocamento pubblico. Il Governo ha deciso di tenere un tavolo con le Regioni, Italia Lavoro, Isfol e Unioncamere per mettere a fuoco metodologie più efficaci per queste risorse europee che potranno essere destinate solo direttamente ai giovani (sotto forma di voucher, incentivi, tirocini diretti), non genericamente per corsi o orientamento. Il ministero del Lavoro sta cercando di individuare gruppi macro di Neet (giovani che non studiano e non cercano lavoro) , per affrontare più : disoccupati con o senza titolo di studio, chi è senza lavoro da oltre un anno, infine chi semplicemente esce da scuola e si affaccia al mondo del lavoro. E’ uno sforzo da sostenere per non sottovalutare ulteriormente i problemi di funzionamento dei Centri per l’Impiego gestiti dalle Province che sono oltre 550, con circa 6.600 persone tra dipendenti ed esperti che, specie per responsabilità delle Amministrazioni Provinciali, non sono in grado di svolgere le funzioni istituzionali di erogazione dei servizi per l’informazione, l’orientamento e l’inserimento al lavoro.
Secondo i dati Upi (Unione Province Italiane) in Italia il quadro delle esperienze di centri per l’impiego è molto vario e i sistemi regionali poco omogenei e confrontabili. Le comparazioni effettuate per conto della Commissione Europea mostrano come le quattro regioni (insieme alle Province autonome di Trento e Bolzano) che hanno performance del mercato del lavoro che rafforzano le potenzialità economiche e tutelano le condizioni occupazionale sono l’Emilia Romagna, la Toscana, il Veneto ed il Piemonte. In queste quattro regioni le politiche del mercato del lavoro hanno un denominatore comune: si appoggiano a servizi provinciali con caratteristiche chiare e ben definite, con una determinata gamma di servizi. Tutto ciò non accade da noi”.
Ott 29