Qualche settimana fa (il 19 marzo 2019), durante la mobilitazione indetta contro la crisi dal titolo “Siamo tutti pastori sardi”, Altragricoltura, LiberiAgricoltori e Movimento Riscatto lo avevano annunciato: entro il 17 aprile 2019 si avvierà una nuova fase della mobilitazione e del percorso nazionale per uscire dalla drammatica crisi in cui è ricacciata la nostra agricoltura. Gianni Fabbris, a nome di LiberiAgricoltori (di cui è componente della Presidenza e responsabile delle iniziative sindacali) e di Altragricoltura (di cui è Presidente Nazionale), nell’annunciare la riunione del 12 aprile presso la Sala Barberia di Palazzo Madama a Roma, ha sottolineato: “Sono decenni che in tanti denunciamo la crisi nelle campagne italiane e che ci battiamo contro la falsa coscienza e la mistificazione che celebra il “Made in Italy” raccontando la favola che nelle frontiere italiane va tutto bene e che i nemici sono all’estero. La verità è che l’Italia è diventata una grande piattaforma speculativa commerciale mentre chiudono o soffrono le nostre aziende produttive”. “Siamo arrivati in questa condizione per effetto ovvio delle scelte politiche, sociali e sindacali dei decenni scorsi che hanno come effetto quello di svuotare le campagne del lavoro buono e di tutela del territorio e di indebolire il diritto dei cittadini ad un cibo prodotto nelle nostre terre e con cicli produttivi sostenibili” ha aggiunto Angelo Candida della Presidenza di LiberiAgricoltori
“Questo sistema non va efficientato ma va profondamente cambiato” aggiunge Fabbris nel documento di convocazione della riunione di venerdi 12 aprile a Palazzo Madama a Roma “Serve una vera Nuova Riforma Agraria che ridefinisca la funzione sociale dell’agricoltura, del lavoro della Terra, degli scambi e del valore del cibo. Una Riforma che assuma la proposta generale della Sovranità Alimentare come fondamento di un ripensamento profondo di fronte ai fallimenti del modello dell’agricoltura industriale e della speculazione commerciale e finanziaria”.
LIberiAgricoltori, Altragricoltura e Movimento Riscatto avevano già posto con forza nell’aprile dell’anno scorso il tema di una iniziativa forte che investa le istituzioni, la politica e la Società di una azione profonda di Riforma e di un cambio dei comportamenti e dei processi sociali che investono l’agricoltura.
Mimmo Viscanti, del Movim ento Riscatto: “Come le lotte contadine seppero conquistare la Riforma Fondiaria aiutando l’intero Paese a uscire dal Medioevo del Latifondo, così oggi serve una nuova stagione per liberare quelle terre dalla speculazione dei nuovi latifondisti, dei caporali, delle mafie, della speculazione dinanziaria, delle multinazionali e del trust commerciale”. “E serve una iniziativa forte per liberare l’impresa, il lavoro e le terre dalla morsa di una burocrazia ottusa e di un controllo che è impietoso quando deve prendere e distratto ed assente quando deve dare e serve farlo con il massimo del coinvolgimento dalò basso degli agricoltori, dei cittadini e dei sindaci delle aree rurali” ha dichiarato Tato Pace, Presidente della Rete dei Municipi Rurali.
Con queste premesse, all’invito delle tre organizzazioni firmatarie, hanno risposto diverse realtà di base italiane: dall’Associazione Tavolo Verde (Sicilia, Puglia e Basilicata), al coordinamento dei Sindaci Siciliani, a diversi sindaci Pugliesi in Rete con i Municipi Rurali, al Movimento Pastori Sardi, all’AIAB, all’ASPAL Lazio, all’Associazione NoCap, all’Agrocepi, al Consorzio Sardo del Grano Cappelli insieme a diverse altre.
Presente anche Pino Aprile, lo scrittore attivo nella difesa del Sud e del Mezzogiorno, l’incontro è stato favorito dal Senatore Saverio Debonis da sempre impegnato sui temi della difesa dell’agricoltura e della sicurezza alimentare che ha esteso l’invito a partecipare ad altri parlamentari sensibili.
Al termine dell’incontro verrà adottato un documento con una proposta di percorso per riunificare intorno alla proposta di costruire un movimento per la Nuova Riforma Agraria le tante esperienze che in questi anni si sono impegnate e si stanno impegnate a dare vita ad una proposta di un cambiamento che rimetta al centro del futuro dell’agricoltura e dell’agroalimentare i diritti, l’ambiente e i beni comuni.
APPELLO PER LA NUOVA RIFORMA DELL’AGRICOLTURA, DEL CICLO DEL CIBO E DEL LAVORO DELLA TERRA
Appello proposto da Altragricoltura e LiberiAgricoltori
Agli agricoltori, braccianti, cittadini
Alle Associazioni, Sindacati, Movimenti
Agli uomini e le donne impegnati nella difesa dell’ambiente, del territorio, delle comunità e dei diritti
Ai Sindaci, amministratori, ai consiglieri comunali
Ai tecnici, agli uomini e donne di scienza, cultura, informazione e spettacolo
Alle forze politiche, agli eletti al Parlamento e nei Consigli Regionali
11 maggio 2018
Il 14 febbraio 2018 agricoltori di diverse aree regionali si sono mobilitati a Roma davanti al Ministero per le Politiche Agricole per tenere un presidio intitolato “Non sulle nostre spalle! In mobilitazione contro la crisi, per la dignità del lavoro agricolo, il diritto e la libertà di essere agricoltori”.
È stata l’ennesima manifestazione (una delle innumerevoli che abbiamo dovuto mettere in campo negli ultimi venti anni) di chi si sente tradito mentre sprofonda nella crisi e vede attorno a se le comunità rurali impoverirsi, il lavoro della terra perdere valore, la funzione dell’essere agricoltore perdere dignità ma noi abbiamo deciso di alzare la testa chiamando la società e le istituzioni al cambiamento profondo sempre più necessario e urgente.
In quella occasione abbiamo reso pubblica una lettera alle forze politiche ed ai candidati impegnati nella campagna elettorale in cui scrivevamo: “Vogliamo essere chiari perché non vogliamo alimentare alcun equivoco: la nostra non è una iniziativa contro il Governo ( ne quello attuale ne quelli del passato) e nemmeno a favore. Cosi come non lo è contro o a favore di quelli che verranno nel futuro. Non lo è non perché non ci siano responsabilità di questo o quel governo che si è succeduto ma perché consideriamo complessive le responsabilità della politica italiana nell’aver determinato o non saputo impedire la crisi della nostra agricoltura.
Responsabilità da ascrivere sia alle scelte degli esecutivi sia alla incapacità, alla sottovalutazione e al disinteresse di dare vita a proposte e soluzioni diverse nelle sedi parlamentari da parte delle forze di maggioranza e minoranza che si sono succedute.”
Se negli ultimi dieci anni abbiamo perso il 20% delle aziende agricole e l’8% del lavoro, per noi è un segnale terribile. Se l’Italia si è trasformata da grande Paese del lavoro della terra e produzione del cibo a piattaforma commerciale speculativa, non è stato per un processo di evoluzione “naturale” ma per le scelte sociali e politiche che ci hanno imposto un modello che vuole marginale la responsabilità del lavorare e gestire la terra, svuotando il cibo di contenuti legati al territorio con i cittadini trasformati in consumatori senza diritti.
Accade, così, che mentre si celebrano i meravigliosi fasti del Made in Italy e dell’agroalimentare italiano, i nostri agricoltori vedono crollare i redditi, i nostri prodotti rimangono nei campi, il nostro patrimonio fitogenetico è privatizzato, i braccianti vedono comprimere condizioni di lavoro e salari, le campagne si desertificano di attività di cura e tutela, ai cittadini viene offerto un cibo sempre meno legato al territorio ed al lavoro dei nostri agricoltori e la sicurezza alimentare si trasforma da diritto per tutti a merce a caro prezzo.
Molte mistificazioni sono state usate per coprire la realtà della crisi come se i nostri nemici fossero fuori dai nostri confini; l’aggressione al nostro patrimonio agricolo, in realtà, avviene soprattutto qui, nelle scelte che lasciano mano libera alla speculazione per cui l’Italia è solo occasione per lucrare sulla storia della nostra produzione del cibo accaparrandosi marchi e brevetti per manipolarli con materie prime provenienti da altri territori agrari e comunque sottocosto rispetto ai costi produttivi delle nostre aziende. E’ l’idea dell’agricoltura come reparto all’aperto della produzione industriale e degli agricoltori come cottimisti nelle mani della commercializzazione e della finanza speculativa.
In gioco c’è la tenuta di un patrimonio di lavoro e saperi. Basta guardare all’esempio di quanto sta accadendo al ciclo produttivo del Grano Cappelli, una delle straordinarie risorse della nostra cerealicoltura meridionale, che sta diventando oggetto di una insopportabile speculazione da parte di una società privata che, lucrando sull’affidamento in esclusiva concessole dal CREA (Istituto Pubblico che dovrebbe garantire trasparenza, pluralità e la disponibilità pubblica dell’accesso alle risorse), pretende di introdurre un vero e proprio trust compromettendo lo stesso diritto dei cittadini di diverse aree di continuare ad avere una produzione di territorio come è stato per lungo tempo. Processi di questa natura non possono avvenire senza l’acquiescenza o la complicità della politica e delle istituzioni e l’intero nostro patrimonio fitogenetico è a rischio.
Oggi ci rivolgiamo a Voi che vi siete proposti al voto, per chiedervi di assumere responsabilità , di segnare discontinuità con le scelte del passato e di contribuire ad un percorso nuovo che porti in parlamento e nelle istituzioni lo sforzo di riaprire la speranza di un futuro di dignità per chi lavora la terra e consuma il cibo.
Ci rivolgiamo a Voi, uomini e donne della scienza, della comunicazione, della cultura, del sapere tecnico per chiamarVi a prendere atto che la crisi del lavoro della terra, del ciclo di produzione/distribuzione/consumo del cibo non sono casuali ma l’effetto di un modello fondato su scelte inaccettabili.
Chiamiamo le Associazioni, Organizzazioni, Movimenti a superare ogni pratica corporativa e da orticello, la frammentazione e l’autoreferenzialità per trovare la via dell’unità, dell’efficacia e del lavoro comune.
Ci rivolgiamo anche a tutti noi, al mondo delle campagne, ai lavoratori, ai consumatori perché quello che chiediamo alle istituzioni vale prima di tutto per noi; ci spettano scelte consapevoli perché la qualità del cibo di cui ci nutriamo, dell’energia e delle risorse che consumiamo, del territorio in cui viviamo dipendono anche dai nostri comportamenti sociali e dalla nostra responsabilità, da come sapremo trattare la terra e gli animali.
Serve un cambiamento di approccio e l’urgenza di atti che inverta il quadro della crisi della nostra agricoltura e del diritto al cibo, alla salute ed all’ambiente per tutti i cittadini; serve una Nuova Riforma.
Come la Riforma Fondiaria degli anni ‘50 fu la risposta alle istanze ed alle lotte dei contadini e permise al Paese di uscire dal Medioevo del latifondo, così, oggi, abbiamo bisogno di riconquistare una Riforma che faccia i conti con il nuovo latifondismo finanziario, la speculazione, la perdita di funzione della nostra agricoltura produttiva, l’abbandono della terra, i rischi per sicurezza alimentare e ambiente e che, coinvolgendo e stimolando scelte sociali responsabili, conquisti un quadro di regole e di azioni che le favoriscono.
La Nuova Riforma Agraria di cui abbiamo bisogno è il quadro di tutela dell’agricoltura produttiva come diritto sociale collettivo e Patrimonio fondamentale; a partire da questa scelta, vanno rimodulate le priorità: al cibo, al reddito, al salario ed ai diritti del lavoro, alla sostenibilità, alla salute ed alla tutela ambientale, alla riproducibilità a risorse primarie come l’acqua, la terra, l’energia, alle risorse fitogenetiche.
Con questi obiettivi noi firmatari ci impegniamo a sviluppare nel Paese le iniziative per mettere al centro del dibattito l’urgenza della Nuova Riforma Agraria e lavoriamo a dare vita all’Alleanza per la Nuova Riforma Agraria fondata sulla costruzione in rete di uno spazio di iniziativa comune e plurale, aperto a Movimenti, Associazioni, uomini e donne delle istituzioni, della scienza e della cultura, ad agricoltori e cittadini.
Con la Convocazione dell’Assemblea del 23 maggio 2018 a Roma presso la Città dell’Altra Economia apriamo il percorso Costituente dell’Alleanza per la Nuova Riforma Agraria avviando una fase di confronto ed elaborazione, di messa a punto di proposte, di pressione nei confronti delle Istituzioni e della politica, di mobilitazione sociale per ottenere nel più breve tempo possibili le azioni di Riforma e le iniziative urgenti che, fin da subito e prima che sia troppo tardi, interrompano gli effetti del modello agroalimentare della crisi. A fondamento dell’Alleanza proponiamo 8 primi piani di iniziativa da condividere e sviluppare:
adottare regole per la trasparenza delle filiere e degli scambi agroalimentari e contrasto al dumping garantire che il prezzo al campo abbia un minimo capace di remunerare i costi e gli investimenti riforma degli Enti e uso della spesa pubblica agricola responsabile, efficace, giusta e trasparente sostenibilità dei cicli produttivi (ambientale, energetica, del lavoro, economia circolare), decarbonizzazione piano per l’uso sociale delle terre ai giovani, la forestazione a prevenzione del dissesto ambientale garantire i diritti (al cibo, alla terra, alle risorse fitogenetiche, alla salute, al reddito e al salario) ricontrattare in Europa le scelte fondamentali a tutela e rilancio dell’Agricoltura Mediterranea riforma del sistema della Rappresentanza agricola fondata sulla libertà e l’autonomia sindacale,
interrompendo la commistione fra gestione economica e consociazione che limitano e compromettono la funzione democratica del sindacato in agricoltura
Proponiamo fin da subito che, nel quadro del confronto sulle proposte per le azioni di Riforma, si istituisca con gli Eletti e i responsabili istituzionali disponibili, un tavolo per le Risposte Urgenti alla Crisi per la realizzazione di iniziative urgenti per scongiurare effetti della crisi come quelli che hanno portato al suicidio di Giovanni Viola in Sicilia e per assicurare alle centinaia di migliaia di agricoltori italiani che abbiano da Agea e gli altri Enti Pagatori quanto loro dovuto prima che entrino nella spirale della non bancabilità e debbano chiudere.
Info e adesioni: altragricoltura@altragricoltura.net – documenti: www.altragricoltura.net/nuova-riforma