La Cia-Confederazione Italiana Agricoltori del Materano e del Metapontino si opporrà con la mobilitazione degli agricoltori a qualsiasi ipotesi di incremento del canone irriguo da parte del Consorzio Bradano-Metaponto. E’ questa la posizione illustrata da Nicola Serio e Antonio Stasi, rispettivamente presidenti del Materano e di Scanzano Jonico della Cia.
Nel sottolineare che già qualche anno fa il CdB Bradano-Metaponto tentò di far passare un aumento di 130 euro ad ettaro per il servizio irriguo, con una quota di agricoltori che ha pagato, aumento successivamente sospeso, i dirigenti della Cia evidenziano che si vuole tornare alla carica con una proposta di 170 euro in più ad ettaro. Le aziende agricole del Metapontino non sono in grado di reggere un ulteriore aggravio di costi che si aggiunge a quelli per il gasolio agricolo, gli oneri fiscali-previdenziali, ecc. Tutto ciò – dice Stasi – mentre sui campi gli agrumi sono pagati tra i 20-25 centesimi al kg e i peperoni di qualità tra i 40-50 centesimi al kg, per fermarsi solo ad alcuni esempi di crisi di mercato. Per la Cia l’azione di ripiano del deficit del CdB deve essere accompagnata da una riforma del sistema dei consorzi e dall’impiego delle royalties derivanti dalla cessione dell’acqua lucana alla Regione Puglia.
“Secondo noi – afferma Serio – bisogna mettere in campo nella legge regionale che si sta discutendo con le proposte che abbiamo fatto un grande piano di rientro e di ripianamento della debitoria di lungo periodo, attraverso quelle che sono i volumi di attività, affidando nuove funzioni e cercando di efficientare. Ad esempio, il tema del pareggio energetico: cinque milioni di euro all’anno per sollevamento attraverso la produzione di energia rinnovabile, anche da idroelettrico, è un grande risparmio, è una grande capacità di fare reddito”
“A prescindere dalla nostra posizione sul ddl della Giunta Regionale in materia di Consorzi, che ne prevede uno solo, il futuro degli enti consortili – sottolineano i dirigenti della Cia – non può che andare dal beneficio al vasto campo del presidio del territorio, con competenze per l’irrigazione, il ciclo integrale dell’uso dell’acqua, la sicurezza idraulica, la difesa del suolo e la produzione di energia. Gli enti gestori – aggiungono – devono essere in grado di inglobare nell’ambito delle loro funzioni le evoluzioni che si registrano e si manifestano sui territori consortili oltre a questo creare le basi per una bonifica dedicata e produttiva, in grado di misurarsi con attività nuove, come ad esempio quelle riconducibili al riutilizzo delle acque secondarie e rinaturalizzate, quelle legate alla produzione energetica da fonti rinnovabili; i piani agrovegetazionali comprensoriali e la forestazione protettiva e produttiva; nuovi sistemi di controllo e uso del suolo; i servizi e la gestione delle aree demaniali e del territorio rurale pubblico”.
BENEDETTO (CD), AGRICOLTORI METAPONTINO NON SONO IN CONDIZIONI DI SOPPORTARE AUMENTI CANONE IRRIGUO
“Gli agricoltori del Metapontino non sono più in condizioni di sopportare ancora un aumento di spese, in questo caso per il canone irriguo del Consorzio Bradano-Metaponto”. Lo sostiene Nicola Benedetto, consigliere regionale e capolista al Senato per il Centro Democratico sollecitando un intervento della Giunta Regionale a “stoppare qualsiasi provvedimento senza alcuna preventiva consultazione con la Regione e le organizzazioni professionali agricole”.
“Lo sforzo compiuto dall’assessore all’Agricoltura per una riforma dei Consorzi di Bonifica, attraverso l’accorpamento dei tre enti consortili, innanzitutto per tagliare spese superflue, economizzare i servizi irrigui e manutentivi, non è giunto ancora al traguardo – dice Benedetto – per alcune resistenze politiche e di una parte del mondo agricolo. E’ questa invece la via di uscita per evitare che siano gli agricoltori ad accollarsi i debiti accumulati negli anni, come potrebbe accadere nel Metapontino con la proposta di aumento di 170 euro ad ettaro per i servizi irrigui. La crisi dei mercati agricoli con quotazioni dei prodotti sempre meno remunerativi per le nostre aziende di eccellenza intrecciata ai crescenti costi vivi aziendali rischia di rendere non competitivo il comparto più importante del “made in Basilicata a tutto vantaggio delle produzioni extraUe che hanno già invaso i mercati italiano ed esteri”.
Secondo l’esponente di CD “va ripresa la vertenza delle royalties sull’acqua che al pari di quelle sul petrolio estratto in Val d’Agri vanno indirizzate per aiutare le piccole e medie imprese di ogni settore. Ci sono risorse finanziarie che provengono dall’Accordo di Programma tra Regione Basilicata e Regione Puglia sull’acqua lucana ceduta che vanno investite nei servizi irrigui e per la manutenzione di impianti, condotte e canalette, oltre che a tutela di sorgenti ed invasi che altrimenti non potrebbero più soddisfare le necessità potabili, agricole ed industriali di altre comunità”.