Le segreterie regionali di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams annunciano una nuova protesta contro la riforma della scuola di Renzi.
Venerdì 12 giugno 2015 a partire dalle ore 9,30 i sindacati occuperanno gli uffici della Direzione Scolastica regionale di Basilicata, in Piazza delle Regioni a Potenza
per denunciare il silenzio assordante dei Parlamentari lucani e dei rappresentanti delle istituzioni in Basilicata che a tutt’oggi nulla hanno fatto per evitare i danni irreversibili che la riforma “Renzi” arrecherebbe alla scuola ed a quella di Basilicata in particolare;
per affermare con forza e determinazione la funzione istituzionale della scuola ed il diritto all’apprendimento di ciascuno e di tutti in una scuola autenticamente libera, laica e pluralista;
per sollecitare i parlamentari lucani, i rappresentanti delle istituzioni in Basilicata, i genitori, gli studenti ed il personale della scuola a sottoscrivere una petizione da inviare al Presidente della Repubblica perché non dia il proprio assenso ad una riforma della scuola palesemente incostituzionale.
Con tali intendimenti le Organizzazioni Sindacali pur condividendo la previsione di stabilizzare con incarico a tempo indeterminato i docenti delle GAE ed i vincitori del concorso 2012 contestano l’esclusione dal piano di assunzione del personale ATA, dei docenti di scuola dell’infanzia, degli idonei dell’ultimo concorso 2012 e dei concorsi precedenti per le classi di concorso per cui non ne sono stati banditi nuovi, del personale docente abilitato non compreso nelle GAE con titolo e servizio di notevole durata e altrettante legittime aspettative;
– l’illegittimità della prevista modifica dello stato giuridico del personale con atto unilaterale, in contrasto con le norme contrattuali;
– l’incostituzionalità delle modalità di assegnazione del personale docente alle scuole, perché lesiva della libertà d’insegnamento e della funzione educativa che da essa discende;
– l’insostenibilità della subalternità delle competenze del collegio dei docenti in materia di progettazione curriculare a decisioni assunte dal Dirigente Scolastico “motu proprio”;
– l’iniquità di un sistema di valutazione dei docenti che, per come previsto, si presta a discriminazioni e a inevitabili contenziosi;
– la vanificazione della natura sistemica della scuola dell’autonomia come riconosciuta dall’art.21 della l.59/97 e dal DPR 275/99 con conseguente gerarchizzazione della funzione docente e penalizzazione della professionalità e del ruolo
educativo del personale ATA;
– la prevaricazione delle norme costituzionali che regolamentano il rapporto “ Stato – Regioni” in materia d’istruzione e formazione;
– l’impronta aziendalistica che traspare nel costante richiamo alla possibilità di finanziamenti di privati, alla competizione tra le scuole e tra i docenti, alla natura manageriale della dirigenza scolastica;
– l’approssimazione nella definizione dei tempi di attuazione dell’organico funzionale;
– l’eccesso di deleghe al governo in materie complesse e di pubblico interesse come il riordino della “governance” della scuola e degli organi collegiali, la revisione delle classi di concorso e del Testo Unico, gli ordinamenti ed i percorsi
formativi;
– l’aleatorietà del processo di riqualificazione del sistema dell’istruzione e della formazione per l’esiguità delle risorse economiche a disposizione e in assenza di impegno ad innalzare la quota del PIL da destinare all’istruzione per garantire
l’esercizio del diritto all’apprendimento di ciascuno e di tutti in modalità permanente.
Riconoscono e sostengono
– la natura istituzionale della scuola. In quanto istituzione riconosciuta dalla nostra Costituzione, la scuola va intesa quale servizio alla persona, e, per tale motivo, non può che essere libera, perché libero sia l’apprendimento, pluralista, perché
contraria alle ideologie, e democraticamente organizzata, per favorire la partecipazione ed il dialogo educativo;
– la centralità dell’autonomia scolastica. Riconosciuta dal dettato costituzionale, la scuola dell’autonomia è funzionale al pieno esercizio del diritto all’apprendimento di ciascuno e di tutti e, di conseguenza, non va asservita alle logiche del
mercato del lavoro, ma messa nelle condizioni di poter soddisfare la domanda educativa e formativa della persona.
– l’unicità della funzione docente quale condizione necessaria per assicurare la collegialità nella progettazione formativa;
– l’innovazione ai fini del costante e sistematico adeguamento dell’offerta formativa alle trasformazioni culturali e sociali. In tal senso l’innovazione è un processo che va realizzato mediante l’effettivo e reale coinvolgimento di tutti i
soggetti dell’educazione, ovvero facendo della scuola dell’autonomia un centro di ricerca e di sperimentazione didattica dinamicamente proteso verso il futuro;
rivendicano il rinnovo del Contratto per il personale della scuola. Il riconoscimento dei diritti del personale è condizione indispensabile per riportare la scuola al centro della società e farne un volano di promozione civile e culturale. Con il
rinnovo del contratto, inoltre, si ottempererebbe all’obbligo di adeguare le retribuzioni del personale agli standard europei,
anche in considerazione dei maggiori oneri e delle sempre più ampie ed articolate competenze professionali richieste ai fini della piena attuazione della autonomia scolastica.