La Cgil di Potenza ha avviato in tutte le camere del lavoro del territorio provinciale, in collaborazione con il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale della Basilicata, la raccolta firme per la presentazione di una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per la “Modifica dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione, concernente il riconoscimento alle Regioni di forme e condizioni particolari di autonomia, e dell’art. 117, commi 1, 2 e 3, con l’introduzione di una clausola di supremazia della legge statale, e lo spostamento di alcune materie di potestà legislativa concorrente alla potestà legislativa esclusiva dello Stato”. Per firmare è possibile recarsi moniti della propria carta di identità nella sede più vicina oppure collegarsi alla piattaforma on line si al link https://raccoltafirme.cloud/app/user.html?codice=CDC tramite Spid o QRCode.
La legge è proposta dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale ed è sostenuta dal sindacato in quanto intende arginare il progetto di autonomia differenziata, un disegno che viene da lontano e che ha visto in questi anni impegnate soprattutto le Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna.
Il testo di legge proposto modificherebbe gli articoli 116 e 117 della Costituzione con l’idea di introdurre una clausola di supremazia della legge statale, e di spostare alcune materie di potestà legislativa concorrente “alla potestà esclusiva dello Stato”. Nel dettaglio, con la modifica dell’articolo 116, si vorrebbe porre un vincolo alla richiesta di autonomia delle Regioni, lasciando la possibilità di concederla solo su alcuni aspetti marginali e limitati, e solo se “giustificata dalla specificità del territorio”. Inoltre, verrebbe esclusa la possibilità di una generica legge quadro in ambito nazionale, che lasci sostanzialmente carta bianca per le intese bilateri Stato-Regioni, con un Parlamento quasi totalmente escluso. Si prevede inoltre che possa essere richiesto un referendum popolare approvativo della legge attributiva dell’autonomia prima della sua entrata in vigore, ed eventualmente un referendum abrogativo in tempi successivi. Sulla potestà legislativa verrebbe modificato l’articolo 117 della Costituzione specificando che sanità, istruzione ed infrastrutture devono restare di competenza esclusiva dello Stato. Infine, viene introdotta la clausola di supremazia dello Stato per garantire “l’unità giuridica ed economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale”.
“Il progetto di autonomia differenziata voluto dal Governo Meloni – afferma il segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito – è divisivo e iniquo. Fatto in queste condizioni, cioè a risorse invariate e con le modalità definite dal ddl Calderoli, mette a rischio l’universalismo del nostro sistema di welfare. Ogni cittadino, a prescindere dalla residenza e dalla provenienza, deve godere di diritti fondamentali in maniera uniforme in tutto il Paese, lo stabilisce la nostra Costituzione. Il ddl, invece, va contro i suoi principi fondanti, acuendo il gap tra Nord e Sud del Paese, creando un divario tra cittadini di serie A e cittadini di serie B. Alla base di questo progetto c’è l’idea secondo cui le Regioni più ricche hanno il diritto a cavarsela da sole, separando il loro destino da quelle più deboli. Ecco dunque che la Basilicata e il Mezzogiorno sarebbero pesantemente penalizzati, ma anche il resto del Paese. Non può esistere un Nord senza un Sud. Il Nord del Paese, senza un rilancio della domanda interna a partire proprio dal Meridione, non ha alcuna possibilità di agganciare una prospettiva di crescita solida e duratura. Per questo motivo appare incomprensibile, se non rispondente alla sola logica di restare fedele al proprio partito di maggioranza, la decisione del presidente della Regione Basilicata Vito Bardi di firmare favorevolmente il ddl Calderoli, vendendo ai lucani l’illusione di un’autosufficienza energetica che certamente non può limitarsi al solo fatto di possedere fonti energetiche.
Nessuno si salva da solo. Ce lo ha insegnato la crisi sanitaria, economica e sociale derivante dalla pandemia e dalle conseguenze della guerra in Europa che ha evidenziato le intollerabili diseguaglianze fra le varie parti del Paese nel godimento di diritti fondamentali come la salute, l’istruzione, la mobilità, il lavoro. Quello che è necessario è quindi l’esatto contrario, cioè – conclude Esposito -rafforzare il ruolo dello Stato per attuare in tutto il territorio politiche pubbliche efficaci per superare la crisi e a consolidare l’unità del Paese. Per queste ragioni firmiamo una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare che si propone di modificare radicalmente quelle parti che furono introdotte in Costituzione nel 2001 e che non hanno retto alla prova dei fatti”.
Con la raccolta firme si chiede che le eventuali modificazioni del rapporto fra Stato e Regioni possano essere previste solo se “giustificate dalla specificità del territorio”; il Parlamento non venga escluso dal legiferare in materia, come invece prevede la proposta governativa che gli affida solo la ratifica dell’intesa fra Stato e Regione; le eventuali decisioni sul ruolo delle Regioni debbono essere approvate dal Parlamento tramite una legge che può essere sottoposta a Referendum popolare; sia stabilito che sanità, istruzione, infrastrutture e tutela dell’ambiente devono restare di competenza esclusiva dello Stato; sia introdotta una clausola di supremazia dello Stato per tutelare “l’unità giuridica ed economica della Repubblica”.