Con una media di poco superiore a 1.000 euro pro-capite (il gettito complessivo annuo dell’Iva in Basilicata è di 630 milioni di euro) le piccole e medie imprese lucane avranno nuove difficoltà dall’applicazione del nuovo meccanismo che permette allo Stato di ricevere l’Iva direttamente dall’acquirente (la Pubblica Amministrazione), risolvendo il problema del minore incasso. Ma – avverte Rete Imprese Italia Potenza (Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti) – i fornitori che riceveranno i pagamenti non saranno più esposti per l’Iva che tuttavia dovranno anticipare all’Agenzia delle Entrate, in attesa che la Pubblica Amministrazione saldi il proprio debito. A questo punto sorge un problema: anche se non riceverà più l’imposta sul valore aggiunto dalla PA, l’impresa dovrà pagare l’IVA per le fatture ai propri fornitori. Con lo “split payment”, però, viene meno la possibilità di compensare l’Iva versata con quella ricevuta, poiché la PA regolerà la propria posizione direttamente con il Fisco. L’impresa dovrà chiedere il rimborso IVA, aspettando i tempi della pesantissima macchina statale. A questo punto, appare ovvio come uscite ed entrate si trovino in una situazione di forte squilibrio e le imprese avranno a disposizione solo due scelte: ricorrere al credito e pagare i relativi interessi o mettere in sofferenza i fornitori.
“In un momento di forti tensioni per la liquidità delle imprese – sottolinea Antonio Miele, presidente Confartigianato – far generare crediti d’imposta non appare la strada migliore per sostenere il tessuto produttivo. La sacrosanta battaglia contro le frodi fiscali e l’evasione dell’IVA non deve avere riflessi negativi sulle imprese anche in termini di costi burocratici per ottenere il rimborso dovuto. I tempi di rimborso vanno accelerati, la priorità prevista per i rimborsi da split payment deve essere reale e devono essere previsti adeguati stanziamenti per effettuare i rimborsi IVA in tempi rapidi”.
“Il fisco italiano con una mano semplifica i rimborsi Iva, con l’altra – afferma Antonio Aloisio Cna – rischia di aumentare i crediti Iva, complicando la vita degli imprenditori”. Aloisio ricorda, in proposito, i dati dell’Osservatorio CNA sulla tassazione delle piccole imprese, dal titolo significativo “Nuovi forfettari alla ricerca delle opportunità perdute” con la conclusione che la “mazzata” grava sempre sugli stessi (artigiani e commercianti).
“A questo punto – chiede Ciro Spera, Casartigiani – per quale motivo il privato dovrebbe mettersi a lavorare con il pubblico? Ma soprattutto, un’impresa riuscirà a sostenere lo squilibrio creato dallo split payment? Si rischia di far precipitare la situazione finanziaria, già precaria, di coloro che operano nel settore dell’impiantistica, dell’edilizia, dei servizi di pulizia, nonché della grande distribuzione alimentare e quelle che lavorano stabilmente con enti pubblici”.
“Ancora una volta per colpire pochi evasori – sottolinea Fausto De Mare – si colpiscono e si penalizzano tutte le altre imprese che si comportano onestamente e correttamente. Tutto ciò mentre con l’attuale condizione di fiducia delle famiglie e del mercato del lavoro e’ probabile che il 2015 non sara’ l’anno di una ripresa robusta. In questo quadro ancora incerto e fragile i consumi, dopo aver toccato il fondo, da qualche mese hanno smesso di scendere e mostrano dei timidi e lenti segnali di risveglio. Sostenere la crescita, dunque, con meno spesa pubblica improduttiva e meno tasse e’ l’unica medicina per far ripartire il Paese”.
“Come Rete Italia Imprese chiediamo – conclude Prospero Cassino, Confesercenti – di accelerare i tempi dei rimborsi per quelle imprese che applicano il “reverse charge” e lo “split payment”, eliminando, contemporaneamente, tutti gli ostacoli burocratici che ancora intralciano il pieno utilizzo in compensazione dei crediti Iva”.