Ogni lavoratore del pubblico impiego in Basilicata ha perso 2.800 euro, calcolando su uno stipendio base di 26.000 euro annui il “congelamento” che dura da sei anni. In parole povere, per via del mancato adeguamento dei contratti, ogni lavoratore ha perso un bel po’ e le cifre degli importi che si prevede verranno erogati come aumenti non sembrano essere congrue con quanto perso. Si tratta di un aumento medio di 8 euro lordi a lavoratore, poco più di 100 euro all’anno in più. La sentenza della Consulta di luglio, ha previsto l’immediato sblocco, ma non essendo stata data ancora risposta, la perdita economica per i lavoratori ha continuato ad aumentare già per tutta la seconda metà del 2015. Ancora più grave è il fatto che tutto è ancora fermo, che anche questi “spiccioli” non sono stati ancora definitivamente concessi. Infatti, la Pubblica Amministrazione è paralizzata dalla imminente riforma che sta mettendo in piedi il Ministro Madia. Fino a quando non si metterà la parola fine alla riforma, presumibilmente, l’adeguamento dei contratti resterà fermo. Lo sostiene una nota della Uil riferendo i dati di un’indagine del Centro Studi Uil.
“I nostri dati incrociati con quelli dalla Ragioneria generale dello Stato – commenta Carmine Vaccaro, segretario regionale Uil – confermano le nostre analisi e le nostre preoccupazioni non solo sulla perdita del potere d’acquisto degli stipendi dei lavoratori del pubblico impiego, ma anche sulla riduzione del loro salario netto. Una condizione che, purtroppo, quando ci saranno dati ufficiali, risulterà ulteriormente peggiorata nel corso del 2015. Secondo nostri calcoli, non solo c’è stato un mancato aumento di circa 3mila euro medi a causa del blocco della contrattazione, ma ci sarà anche, complessivamente e mediamente, una perdita del 10% dello stipendio. Il blocco del turn over, poi, ha fatto il resto. Niente aumenti salariali, nessun incremento dell’occupazione nonostante i proclami del Governo, niente staffetta generazionale. In Regione ad esempio in dieci anni i posti in meno sono circa 300 e nei Comuni lucani complessivamente un migliaio. Una pubblica amministrazione, dunque, che si impoverisce rendendo così difficile soddisfare la domanda di servizi efficienti che, giustamente, rivendicano tutti i cittadini. Tutto ciò – continua Vaccaro – mentre si continua a garantire che non ci saranno esuberi nella pubblica amministrazione e che attraverso la miracolosa mobilità tutti i lavoratori pubblici che perdono il posto, per effetto della riforma Madia, saranno ricollocati. Non si conoscono, inoltre, le dimensioni di questo processo che in alcuni settori sono molto più rilevanti, e infine quanti posti mancano nella pubblica amministrazione per garantire tutti. Mi sembra che, per l’ennesima volta, il Governo continui ad agire nell’autoreferenzialità senza confrontarsi con chi conosce la realtà di chi lavora nella pubblica amministrazione e chi rappresenta quei lavoratori. Troppi ottimismi. Il rischio concreto è che questi processi costeranno lacrime e sangue e aggraveranno i problemi, riducendo specie sul territorio e nelle piccole regioni come la nostra il perimetro dello Stato e di conseguenza riducendo le garanzie per i cittadini”.
Gen 16