La Ola, Organizzazione lucana ambientalista, e No Scorie Trisaia denunciano ancora una volta il tentativo di “narcotizzare” l’attenzione dei cittadini sul grave inquinamento dell’area
industriale di Tito Scalo e chiedono alla Regione Basilicata di non perdere più tempo sulla bonifica del SIN (Sito di Importanza Nazionale). Una vicenda – denunciano le due organizzazioni – che dura
purtroppo da due decenni. Essa è stata portata all’attenzione dei grandi media con l’inchiesta “Rifiuti Connection”, andata in onda su Current TV- Sky Canale 130, sulla quale si ricorda l’ironia dell’ex
consigliere regionale e presidente del Consiglio, Vincenzo Folino quando, parlando del documentario “Rifiuti Connection”(visionabile sul sito www.olambientalista.it), affermò: “Ho visto un servizio sul
Canale 130 (di Sky), francamente sconcertante, perché tutti in questo Paese si dilettano a intervenire, fra cui soggetti istituzionali creando allarme”.
Conveniamo con l’ex presidente del consiglio regionale oggi deputato del Parlamento italiano ma per ragioni opposte alle sue. Di dilettanti ne abbiamo visti molti all’opera, con i vari direttori generali
susseguitisi alla guida dell’Arpab e con gli assessori all’ambiente regionali che hanno portato a far diventare il problema rifiuti in Basilicata un vero e proprio “allarme sociale e sanitario”.
Oggi è necessario attuare la bonifica, utilizzando i fondi messi a disposizione dalla Deliberazione CIPE n.87 del 3/8/2012 (Gazzetta Ufficiale n.256/2012) che per il SIN di Tito Scalo mette a disposizione quasi 24 milioni di euro con i fondi FAS, ad iniziare dalla messa in sicurezza permanente del bacino dei fosfogessi (disponibili 6 milioni di euro), le acque di falda, le aree fluviali e le scorie della ferriera di Potenza.
Sulla tenuta in sicurezza delle vasche dei fosfogessi oggi vicino a supermercati, industrie e case abitate a Tito Scalo – denunciano Ola e No Scorie – vanno perseguite le inadempienze di chi ha consentito che
l’inquinamento chimico e radioattivo si disperdesse anche all’esterno dell’area, nei torrenti Tora e fiume Basento, oggi anch’essi da disinquinare.
C’è pero il rischio che i fondi stanziati dal CIPE, se non impegnati dalla Regione entro il 31 dicembre 2013 e spesi entro il 2015 possano essere “revocati, su proposta del Dipartimento per lo sviluppo e la
coesione economica” così come recita la delibera del CIPE. Per questo la Ola e No Scorie chiedono che venga attuata la prescrizione CIPE di dare ampia pubblicità sulle procedure di affidamento ed attuazione dei lavori di bonifica, così come altre Regioni stanno facendo per le aree
inquinate dei SIN. Ritardi accumulati che rischiano di consegnare ancora per decenni un grave stato di inquinamento dell’area di Tito Scalo, che si ripercuote sulla salute e l’ambiente.
La Ola e No Scorie Trisaia chiedono infine alla Regione che i per i residenti e le maestranze dell’area di Tito Scalo, d’intesa con il Comune di Tito e la ASP, si intraprenda una campagna di monitoraggio
delle condizioni di salute, sull’esempio di quanto i comuni di Grumento Nova e Viggiano hanno programmato con la VIS (Valutazione di Impatto Sanitario) per la Val d’Agri, attuando un monitoraggio delle aziende ed i prodotti agricoli e zootecnici di un comprensorio che comprenda, oltre a Tito, anche i comuni di Picerno e Potenza.