I dati diffusi dall’ISMEA e dall’UNAPROL (Unione Nazionale dei Produttori Olivicoli) che riferiscono di un calo di produzione olearia media in Basilicata del 45% confermano le previsioni precedenti della Cia con un totale di 3.500 tonnellate circa di olio extravergine a fronte delle oltre 6mila della precedente campana olearia. Dunque dopo il settore ortofrutticolo, vitivinicolo e castanicolo, si apre la crisi anche per quello olivicolo. Per far fronte all’emergenza il vicepresidente nazionale della Cia Alessandro Mastrocinque ha riunito il gruppo economico olivicolo della Cia (di cui fanno parte i maggiori produttori di olive) per valutare e chiedere a livello nazionale lo stato di calamità per le aree prettamente olivicole.
La grave crisi delle produzioni – sottolinea la Cia – inciderà sul prodotto finale sia in termini di prezzo di vendita al pubblico che sulla qualità dell’olio italiano, che già fatica a competere sui mercati internazionali dove è pieno di prodotti di minore qualità. “Dobbiamo stare attenti alle speculazioni –sottolinea la Cia lucana- sia verso i consumatori sia verso i produttori di olive. In alcune aree della regione le olive non sono state nemmeno raccolte sia per le basse quantità prodotte, sino al 60 per cento in meno, che avrebbero comportato solo elevati costi di lavorazione, ma anche per la pessima qualità dovuta agli attacchi di diversi patogeni”.
Secondo la Cia “occorre una strategia ad hoc solida ed efficace. Il settore deve essere supportato anche attraverso la normativa nazionale, che deve premiare chi fa buona agricoltura. In tale ottica si inserisce la nostra preoccupazione in merito alla riforma della normativa sulle Op nell’olio di oliva e delle olive da tavola che dovrebbe incentivare una maggiore aggregazione in un settore tra i più frammentati. Bisogna pensare al futuro, superando vecchi comportamenti che hanno determinato l’attuale realtà olivicola. Bisogna avere coraggio e costruire una normativa che renda il settore più competitivo e strutturato”.