Di fronte all’inchiesta della Procura di Bari sul falso extravergine pugliese, l’OPROL (Organizzazione Produttori Olivicoli Lucani) che aderisce alla Cia ed è associata all’organismo nazionale CNO (Consorzio Nazionale Olivicoltori) rinnova l’appello a tenere alta l’attenzione anche in Basilicata contro frodi ed azioni degne della peggiore agripirateria, facendo ciascuno – associazioni di produttori, filiera trasformazione e vendita, organi di polizia ed istituzioni – la propria parte.
L’inchiesta pugliese – è scritto nella nota Oprol – fa luce anche sulle speculazioni sul prezzo che hanno danneggiato i produttori italiani lo scorso anno, aggravando gli esiti negativi dell’annata peggiore dell’ultimo decennio. Evidente che se imbottigli olio turco o tunisino spacciandolo per italiano lo puoi vendere a meno di 5 euro al litro, cacciando dal mercato chi rispetta le leggi e non truffa i consumatori. Quando abbiamo sostenuto l’approvazione in Parlamento del provvedimento cosiddetto ‘salva olio’, quasi due anni fa, lo facemmo anche per contrastare gli agropirati che sventolano il tricolore italiano e poi spacciano, in Italia e all’estero, prodotto falso e potenzialmente pericoloso per la salute. Per l’Oprol la strategia di tutela dell’olio extravergine lucano attraverso il percorso del marchio unico – che è l’unico strumento in grado di proteggere le nostre produzioni di qualità e al tempo stesso accrescere la remuneratività degli olivicoltori lucani, secondo il percorso avviato di intesa con l’assessore Luca Braia – è la più efficace per difendere dalle frodi i nostri produttori e naturalmente i consumatori.
“La piaga della contraffazione e delle frodi sta determinando delle gravi conseguenze per gli olivicoltori italiani, sottoposti ad un processo di concorrenza non solo sleale, ma anche delittuosa. Si pensi ai tanti metodi utilizzati per taroccare l’olio tra i quali l’aggiunta di oli di sansa o di semi ad oli di oliva. Alla lunga, questo andazzo porta al declino del nostro settore ed all’abbandono dell’attività da parte dei produttori onesti che non hanno armi per difendersi. Noi di OPROL-CNO siamo in prima linea nel combattere queste operazioni di raggiro, rivolte non solo nei confronti dei produttori, ma chiaramente anche degli ignari consumatori”.
L’Oprol inoltre sottolinea la necessità di mettere in campo anche altre iniziative per debellare tali fenomeni, tra cui una campagna di sensibilizzazione dei consumatori e dei responsabili di acquisto, i quali devono essere messi in condizioni di riconoscere l’autentico olio extravergine di oliva italiano ed essere consapevoli che dietro un prezzo conveniente si celano truffe e inganni. E’ arrivato, inoltre, il momento di rendere più selettiva la classificazione degli oli di oliva. Abbiamo proposto in sede internazionale di abbassare a 0,5 il limite massimo di acidità per l’olio extravergine.
Siamo consapevoli – è scritto ancora nella nota – che la “Dop” da sola non basta a superare le criticità del comparto e dispiegare le potenzialità di sviluppo con misure del nuovo PSR 2014-2020”.
Dic 04