Alla vigilia della XIII Edizione della settimana nazionale per la prevenzione oncologica che ha scelto come simbolo l’olio extravergine di oliva le parole dell’Assessore all’Agricoltura Ottati per migliorare il nostro olio sono una “sfida” da raccogliere per i nostri olivicoltori. A sostenerlo è Paolo Carbone della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori che aggiunge: se le proprietà benefiche dell’olio d’oliva non sono certo un mistero, fino ad oggi non si era mai parlato di quanto l’alimento principe della dieta mediterranea potesse essere simile al latte materno. A focalizzare l’attenzione su questo aspetto è stato Saverio Pandolfi, ricercatore del Cnr-Igv (Istituto di Genetica Vegetale del Consiglio Nazionale delle Ricerche), ha sottolineato che “l’olio extravergine d’oliva di qualità è il grasso più simile al latte materno”. In realtà non tutti gli oli d’oliva sono uguali fra loro: per poter avere caratteristiche simili al latte prodotto dalla ghiandola mammaria le olive devono essere lavorate in modo corretto. In questo modo il livelli degli acidi grassi essenziali omega 3 e omega 6 nel prodotto finito sono simili a quelli presenti nel latte materno, una caratteristica che renderebbe questo grasso particolarmente gradito anche ai bambini.
Per il dirigente della Cia, il primo passo verso l’ulteriore qualità è programmare e gestire bene i programmi previsti nel nuovo Regolamento unico per finanziare l’aggregazione, l’innovazione, l’internazionalizzazione. E’ importante che sia stata superata la figura generica ‘dell’operatore’ e che si parli di Op e Oi. I soggetti fondamentali per l’aggregazione sono le Op e noi dobbiamo andare in questa direzione anche adeguando finalmente la normativa italiana”. Più in dettaglio, continua Carbone, “le Op per noi devono avere due caratteristiche fondamentali: devono essere controllate davvero da agricoltori e devono avere un progetto economico sostenibile. Se c’è un progetto imprenditoriale efficace, anche il problema delle dimensioni minime viene superato”. Allo stesso modo “è necessario rafforzare il ruolo degli organismi interprofessionali. Oggi le Oi sono la vera sede della programmazione” e “noi abbiamo operato fattivamente per il raggiungimento del recente accordo interprofessionale”. Insomma, oggi “nell’organizzare della filiera dobbiamo superare la logica ‘difensiva’ di come ripartire tra le diverse componenti i bassi prezzi spuntati sul mercato. Dobbiamo invece pensare ‘insieme’ prima di tutto a come ‘creare valore’ e poi a ripartirlo con equità. Tutto ciò superando i punti di debolezza della filiera olivicola: presenza massiccia di oliveti ultrasecolari e spesso obsoleti. di oliveti ubicati in terreni acclivi e in generale in ambienti pedo-climatici marginali (la cui razionalizzazione richiede il varo del più volte invocato Piano Olivicolo nazionale); scarsa competitività rispetto alle produzioni olivicole degli altri paesi (imputabile essenzialmente al maggior costo del lavoro, per ridurre il quale bisogna intervenire con la meccanizzazione, con particolare riguardo alla potatura e alla raccolta); -eccessiva frammentazione fondiaria ( non suffragata da adeguate forme di cooperazione. associazionismo e contoterzismo che devono essere promosse finalizzandole sia alla gestione dell’oliveto sia alla commercializzazione del prodotto); -carenza di manodopera specializzata; assenza di un piano organico di sviluppo, assenza di lotta alle frodi, assenza della Dop. Il pacchetto di proposte della Cia Basilicata prevede una serie di azioni da sviluppare in maniera adeguata. Inoltre, l’Oprol intende anche sviluppare una filiera commerciale che punti a potenziare la commercializzazione della materia prima cercando di creare valore aggiunto al mondo agricolo. E’ un progetto triennale che vedrà coinvolta l’associazione con tutti i suoi
tecnici che saranno presenti nelle aziende agricole, nei frantoi, nelle sedi periferiche dell’Oprol. Perciò – conclude – accettiamo con grandi aspettative il tavolo di filiera annunciato dall’Assessore.
Mar 14