Anche gli olivicoltori lucani associati alla Cia-Confederazione Italiana Agricoltori sono in prima linea nella “battaglia contro le oliere anonime” che si trovano su tavoli di tanti ristoranti. La battaglia è contro la Commissione europea che ha fatto retromarcia sulla norma che vieta l’uso di bottiglie senza etichetta e oliere anonime nei locali pubblici.
La legge italiana “salva-olio” detta anche “legge Mongiello” (dal nome della senatrice Pd, Colomba Mongiello, che l’ha firmata) – spiega il direttore regionale della Cia lucana Luciano Sileo – aveva in realtà già messo mano alle consuetudini presso ristoranti e hotel, vietando i contenitori anonimi. Ma la nostra normativa, che punta a salvaguardare la trasparenza delle informazioni in etichetta e irrigidisce i controlli per promuovere l’olio di qualità, non era piaciuta all’Ue perché troppo “restrittiva” della concorrenza sul mercato. Proprio così: le lobby franco-tedesche a cui dobbiamo aggiungere purtroppo quella della ristorazione specie del Nord del nostro Paese hanno avuto il sopravvento. Non si sottovaluti che una bottiglia d’olio extravergine su sei in Italia finisce sui tavoli di trattorie, ristoranti e bar. Ed è necessario -ribadisce Sileo- chiarirne l’origine, per garantire trasparenza ai cittadini e per tutelare i produttori da falsi e sofisticazioni che “scippano” ogni anno al “made in Italy” agroalimentare 1,1 miliardi di euro.
Il direttore della Cia ricorda che la campagna olearia 2012-2013 in Basilicata si chiude con un decremento marcato di produzione pari a meno 23% (48mila quintali di olio rispetto ai 62.200 quintali dell’annata 2011-2012), una riduzione pari a poco meno del doppio di quella nazionale che in media è a quota meno 12%. I produttori olivicoli della Cia continuano a manifestare le forti preoccupazioni per una crisi economica particolarmente difficile e duratura. Si pensi che nel giro di tre anni si è ridotta la superficie oliveta e persino il numero di frantoi in attività, oggi poco più di un centinaio su 143 di tre anni fa, mentre la quotazione Ismea ad aprile per l’extravergine d’oliva all’ingrosso (sul nostro mercato di riferimento che è quello pugliese) è pari a 3,21 euro al kg/l e a 2,58 euro al kg/l per il “vergine”. Al calo dei consumi, alla forte competizione internazionale, alla crescita dei costi e della burocrazia, alla impossibilità di accedere al credito si aggiungono anche problemi climatici e metereologici che abbattono le produzioni.
Gli olivicoltori della Cia ribadiscono l’importanza di una lotta efficace alla contraffazione del prodotto, alle pratiche scorrette che immettono sul mercato prodotto commercializzato come extra vergine italiano e che, spesso, non è italiano ne extravergine, creando forti danni a tutti gli olivicoltori e disaffezione nei consumatori. Ma è anche necessario una incisiva azione per la semplificazione amministrativa e per la riduzione del carico fiscale e dei costi di produzione, che riducono la nostra competitività sul mercato globale.
Gli olivicoltori della Cia – conclude Sileo -ribadiscono il loro impegno per la qualità, ma anche per costruire filiere efficienti con strutture aggregate (Op) più solide e gestite davvero dagli agricoltori, che senza inutili costi di intermediazione possano accedere direttamente sui mercati.
Mag 24