Le ricercatrici del CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria) di Cosenza Elena Santilli e Samanta Zelasco hanno svolto un tour lucano accompagnate dai dirigenti di Oprol (Op degli olivicoltori lucani) alla ricerca di sinergie interregionali per sviluppare l’olivicoltura lucana. Il tour ha interessato le strutture ALSIA AGROBIOS di Pantanello e Incoronata di Melfi, l’azienda Mastruzo di Venosa e l’azienda Mastrangelo di Bernalda.
Proprio nei Laboratori CREA di Rende (CS), in Calabria, ad opera di giovani ricercatori, a dimostrazione che il Sud ha grandi risorse anche nel settore della Ricerca, è stato portato a termine il progetto Olgenome finalizzato a completare il sequenziamento della nota cultivar italiana di olivo “Leccino”. Un progetto che si è svolto nell’ambito del Piano Olivicolo Nazionale, l’importante provvedimento voluto e finanziato dal Mipaaf, per incrementare in modo sostenibile la produzione nazionale, per promuovere l’attività di ricerca e di valorizzazione del Made in Italy, per recuperare le diverse varietà delle cultivar nazionali ed incentivare l’organizzazione economica della filiera. Così anche il genoma dell’olivo non ha più segreti: dopo tre anni di studi e sperimentazioni il CREA – con il suo Centro di Ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura – ha presentato il sequenziamento completo del genoma dell’ulivo, varietà Leccino, tra le più diffuse.
Si tratta di uno step essenziale per produrre conoscenze e sviluppare strumenti utili al miglioramento della specie e per caratterizzare gli elementi responsabili di processi biologici e/o di regolazione di vie metaboliche che possano poi essere trasferiti con tecniche convenzionali (incrocio) o avanzate (biotecnologie) nelle varietà di nuova costituzione.
Per il Presidente Oprol Paolo Colonna “è importante investire sulla ricerca e la promozione dell’olio Lucano, continuando nell’ottimo lavoro di studio e caratterizzazione del patrimonio genetico, dei valori nutrizionali dell’olio e pratiche sostenibili e di economia circolare in un settore dove è forte la sensibilità verso un’agricoltura “pulita” che rispetti l’equilibrio ambientale e salvaguardi la salute dell’uomo. L’olio lucano – sempre secondo il Presidente Colonna – rappresenta uno strumento per far conoscere e promuovere il nostro straordinario patrimonio storico-culturale. Si pensi al ruolo del Museo dell’Olio e dei ritrovamenti archeologici. L’olio lucano è anche paesaggio, censire e raccontare i “monumentali” e i “secolari” attraverso strumenti innovativi. Per questi e altri motivi – conclude Colonna – è importante puntare sulla ricerca e studio di varietà locali finalizzando le attività al rafforzamento identitario del nostro olio in vista anche della nascita di un Consorzio di Tutela e Valorizzazione dell’Olio Lucano IGP. Alla base di tutto la tracciabilità dell’extravergine rappresenta un elemento significativo per rafforzare la vendita sui mercati interni ed esteri”.