Con 1.131 imprese di immigrati in attività in Basilicata (648 in provincia di Potenza e 483 in quella di Matera) la nostra regione continua a non essere tra i territori preferiti dai cittadini extraUe per fare impresa. E’ il trend – sottolinea Rete Imprese Italia della provincia di Potenza – confermato dall’indagine trimestrale condotta da Unioncamere e InfoCamere sui dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio. A differenza della tendenza nazionale che segna una crescita, nel secondo trimestre del 2014, di imprese di immigrati, da noi la situazione è più o meno stabile con un primato di imprese (389 sul totale, pari al 34,4%) di imprenditori di nazionalità del Marocco, il paese in assoluto più prolifico di titolari di provenienza extraUE (62.676, pari al 19,3% di tutti gli imprenditori individuali immigrati operanti alla fine di giugno nel nostro Paese). In particolare, gli imprenditori marocchini sono leader nel commercio e nei trasporti, dove rappresentano rispettivamente il 31,9 e il 15,8% delle imprese con titolare immigrato. Ai cinesi va la “Palma d’oro” in tre settori: attività manifatturiere (57,9%), alloggio e ristorazione (31,3%) e altre attività di servizi (27,1%), mentre gli albanesi dominano nel settore delle costruzioni (31,6%). Da segnalare come la leadership degli imprenditori marocchini è il risultato di una diffusa presenza sul territorio nazionale. Infatti, sono i più numerosi tra gli imprenditori extraUE in ben 11 regioni su 20. Per i titolari di pmi – afferma il presidente di Rete Imprese Italia Antonio Miele, che è anche presidente di Confartigianato – la sana competizione non è mai stata tra imprese di italiani ed imprese di stranieri ma è determinata dai mercati: la manifattura italiana vive una rinascita dopo la sua morte annunciata, prospera e va all’estero, proprio grazie al reticolo di milioni di piccole imprese che, grazie alla loro dimensione ridotta, hanno potuto andare più avanti dei pochi grandi gruppi manifatturieri, che peraltro ormai in Italia hanno poco più della sede (se ce l’hanno) ed hanno avviato un processo di revisione strutturale del modo di fare impresa. Per questo noi ci appassioniamo al Made in Italy, perché non è una battaglia di retroguardia e di protezionismo, ma perché riconoscere e tutelare il Made in Italy significa fare innovazione, significa il riconoscimento degli sforzi di cambiamento e rinnovamento continuo che caratterizzano da sempre il modo di inventare e produrre degli artigiani italiani. In questo senso l’EXPO 2015 sarà un “acceleratore di futuro”. Milioni di operatori specializzati da tutto il mondo avranno l’occasione di confrontare i diversi sistemi produttivi, ma soprattutto avranno l’opportunità, per noi irripetibile, di prendere contatto con le realtà imprenditoriali italiane. E noi ci stiamo preparando a questo evento per dare alle nostre imprese la giusta vetrina nel tema dell’Expo, che ci tocca direttamente come protagonisti della filiera alimentare. Non vorrei – conclude Miele – che l’abuso di ‘selfie’, che sono come tanti piccoli specchi in cui è riflessa solo la propria immagine, facesse perdere di vista quello che c’è intorno: il Paese e l’economia reale, in cui la vita quotidiana di cittadini e imprenditori non è certamente facile.
Set 15